30 aprile: nacque a Bra (Cuneo) il 3 maggio 1786, da una famiglia di solida tradizione cristiana. Fin da piccolo, grazie anche agli esempi della madre sempre generosa verso i poveri e gli ammalati, pensava di dedicarsi alla cura degli infermi. Deciso a farsi sacerdote, cominciò gli studi con scarso rendimento, poi in seguito a una novena a san Tommaso d’Aquino del quale sarebbe stato particolarmente devoto per tutta la vita, superò le difficoltà ottenendo esiti brillanti. Nel 1802 vestì la talare, ma dovette continuare i corsi di filosofia e teologia restando in famiglia perché i seminari erano chiusi a causa degli eventi legati alla Rivoluzione francese e alla successiva invasione del Piemonte da parte dei soldati francesi di Napoleone I; poté rientrarvi soltanto nel 1805 ad Asti, alla cui diocesi era stata assegnata Bra nel riordinamento deciso dal governo francese. Ricevuta l’ordinazione l’8 giugno 1811, Giuseppe svolse inizialmente il suo ministero a Bra e quindi, nel novembre 1813, fu nominato vice parroco a Corneliano d’Alba; poi, nel 1814, consigliato da alcuni sacerdoti amici, si recò a Torino dove conseguì la laurea in teologia presso quella università, e nel 1818 fu nominato canonico della chiesa del Corpus Domini. Qui si dedicò con zelo alla predicazione e alle confessioni, nonché all’aiuto dei poveri per i quali, oltre a ricorrere alla carità di persone generose, si privava di quanto possedeva, ma con il trascorrere del tempo emerse in Giuseppe Benedetto una profonda insoddisfazione e la meditazione della biografia di san Vincenzo de’ Paoli lo condusse ad una maturazione della sua dimensione umana e spirituale. Ed ecco il 2 settembre 1827 l’evento che avrebbe dato una svolta decisiva al suo apostolato: era giunta a Torino da Milano, mentre era in viaggio per Lione, una famiglia composta dai genitori e da tre bambini: ammalatasi gravemente la madre, Giovanna Maria Gonnet, non fu accolta nell’ospedale cittadino perché incinta e affetta da tubercolosi, ma portata in una stalla messa a disposizione dal Comune per gli infermi trovati dalle guardie sulla strada. Di fronte alla tremenda agonia della giovane, lasciata morire in una misera stalla circondata dal dolore dei suoi figli piangenti, Giuseppe Benedetto sentì l’urgenza di creare un ricovero dove potessero essere accolti i malati rifiutati da tutti. Con l’aiuto di alcune donne, il 17 gennaio 1828 aprì nel centro di Torino il Deposito dei poveri infermi del Corpus Domini. Scoppiata in Piemonte l’epidemia del colera, gli abitanti delle case vicine per paura del contagio ottennero che lo stabile fosse chiuso e Giuseppe Benedetto, fiducioso nell’aiuto del Signore, affittò uno stabile nella zona di Valdocco: era il 27 aprile 1832 dove fondò, con l’aiuto del dottor Lorenzo Granetti, quella grande realtà tuttora esistente: la Piccola Casa della Divina Provvidenza, più comunemente conosciuta con il nome: il Cottolengo. Per reperire i mezzi necessari al mantenimento di queste opere, Giuseppe Benedetto faceva affidamento unicamente sulla Provvidenza, la quale rispondeva con grande munificenza, anche se non mancarono momenti difficili quando in cucina non c’era più pane, mancavano i soldi per la spesa e i creditori incalzavano: il santo invitava a pregare e arrivavano subito i viveri o un ignoto benefattore che saldava i debiti. Dato che Giuseppe Benedetto mirava anche alla cura spirituale dei malati, diede vita a suore, fratelli laici e sacerdoti. Il 21 aprile 1842, sentendosi prossimo alla fine, affidò al canonico Luigi Anglesio la direzione delle sue opere e si ritirò in casa del fratello Luigi, canonico della collegiata di Chieri (Torino). Morì il 30 aprile 1842.