a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 7 agosto la chiesa celebra san Sisto II, 24° vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica e martire; le origini di questo papa sono ignote; della sua vita prima dell’elezione, agosto 257, è conosciuto solo ciò che riporta il Liber Pontificalis e cioè che era greco, Sisto succedette al suo predecessore, papa Stefano I, durante il pontificato di quest’ultimo, era sorta una violenta disputa tra la Chiesa di Roma e le Chiese africane ed asiatiche, riguardo alla riammissione degli eretici e al battesimo da loro amministrato: la polemica aveva rischiato di finire in una completa rottura tra Roma e le altre Chiese. Il pontificale di Sisto II è contrassegnato da due editti dell’imperatore Valeriano, il primo dell’agosto 257, che vietava le riunioni dei cristiani, imponendo ai vescovi e ai presbiteri di apostatare, disponendo l’esilio ai refrattari, mentre il secondo ordinava l’immediata esecuzione dei membri del clero che non si fossero sottomessi. A Sisto II, che era più conciliante di Stefano I, va il merito di aver riportato la pace all’interno del mondo cristiano ripristinando le relazioni con le altre Chiese. Tuttavia, in parziale accordo con la posizione decisamente assunta dal suo predecessore, incentivò l’uso romano di riammettere alla comunione con la Chiesa mediante l’imposizione delle mani e di ritenere valido il Battesimo da loro amministrato. Poco prima del pontificato di Sisto II, l’imperatore Valeriano aveva pubblicato il suo primo editto di persecuzione, con il quale aveva obbligato i cristiani a partecipare al culto degli dei pagani e aveva impedito loro di riunirsi nei cimiteri, minacciando con l’esilio o la morte chiunque fosse stato trovato a disubbidire l’ordine (l’editto costò infatti la vita a papa Stefano I). Sisto II riuscì inizialmente a compiere le sue funzioni di pastore dei cristiani senza subire interferenze da coloro che dovevano far rispettare l’editto imperiale, ma nei primi giorni di agosto del 258 l’imperatore pubblicò un nuovo editto di persecuzione e Sisto II fu uno dei primi a cadere vittima di questo editto. Per eludere la vigilanza degli imperiali, Sisto, il 6 agosto, riunì i fedeli in uno dei cimiteri meno conosciuti, quello di Pretestato, sulla Via Appia, mentre era seduto sulla sua sedia in procinto di parlare all’assemblea, fu subito arrestato dai soldati sopraggiunti e avendo rifiutato di sacrificare agl’idoli pagani fu decapitato, con lui subirono il martirio sei diaconi uccisi insieme a lui, Felicissimo, Agapito, Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano, ai quali aggiunge, ma ucciso il 10 agosto, il più famoso Lorenzo; Sisto II fu il primo papa che assunse un nome pontificale già utilizzato in precedenza e quindi dopo la sua morte venne aggiunto il numerale “II” al suo nome. Morì il 6 agosto 258.
7 agosto: san Donato d’Arezzo, nacque probabilmente ad Arezzo ma, secondo alcune fonti, potrebbe essere stato originario di Nicomedia (nell’attuale Turchia); ebbe ottimi genitori che gli imposero il nome Donato per mostrare la loro gratitudine al Signore di averlo avuto come dono della sua immensa paternità. Ancora fanciullo con la famiglia si trasferì a Roma. Per prepararlo alla difesadella fede cristiana ed istruirlo nello studio, fu affidato da ragazzo al sacerdote Epigmenio, suo compagno di studi e di formazione religiosa era Giuliano l’Apostata, ma mentre costui giunse a diventare suddiacono della Chiesa di Roma, Donato rimase semplice lettore. Salito a capo dell’impero e divenuto apostata, cioè rinnegato, Giuliano promulgò una nuova persecuzione contro la Chiesa: prima con l’interdizione ai cristiani dell’insegnamento nelle scuole, delle cariche pubbliche e della carriera militare e poi, nell’autunno del 362, anche con la violenza nei loro confronti. Intanto nel 303 l’imperatore Diocleziano iniziò la persecuzione contro i cristiani e tra le prime vittime furono proprio il maestro e i genitori di Donato, il quale lasciò Roma e si fermò ad Arezzo. Nei pressi di questa città viveva un anacoreta di nome Ilarino, a cui il giovane Donato si rivolse per continuare gli studi ma soprattutto per vivere nella solitudine, nella contemplazione nella penitenza. Ma il vescovo di Arezzo, Satiro, chiamò Donato accanto a sé e lo ordinò diacono, esercitando per due anni questo ministero per accedere poi al sacerdozio, divenendo vero apostolo in mezzo ad una società in gran parte ancora pagana. La preghiera e la predicazione furono il pane con cui Donato nutriva la sua gente. Alla morte del vescovo Satiro, la diocesi di Arezzo restò vacante e per acclamazione il popolo scelse Donato, nonostante la sua ritrosia, come pastore e maestro nella fede. Fu consacrato vescovo a Roma nel 346 da papa Giulio I, fortissimo assertore del Concilio di Nicea contro l’eresia ariana. Tutto il suo episcopato fu contrassegnato da preghiera, predicazione e operosa carità, a servizio dei poveri. Una volta, durante la celebrazione della Messa, al momento della comunione ai fedeli nelle due specie, mentre distribuiva il pane e il diacono Antimo distribuiva il vino, entrarono nel tempio alcuni pagani e con violenza mandarono in frantumi il calice del vino. Donato allora, messosi a pregare, raccolse i frammenti e li riunì, ma mancava un pezzo del fondo del calice: ciò nonostante, noncurante del buco, il vescovo continuò a servire il vino senza che esso cadesse dal fondo mancante. Nello stupore generale provocato dal miracolo, quel giorno ben 79 pagani si convertirono. Ma un mese dopo l’episodio il prefetto di Arezzo, Quadraziano, fece arrestare Donato e il compagno Ilariano i quali, vittime della nuova persecuzione indetta da Giuliano l’Apostata, vennero uccisi in piazza. Ilariano, monaco ad Ostia, perse la vita il 16 luglio e Donato si rifiutò di sacrificare agli dei e venne decapitato ad Arezzo. Morì il 7 agosto 362; protettore degli epilettici.
7 agosto: san Gaetano da Thiene, nacque a Thiene (Vicenza) nell’ottobre 1480, da una nobile famiglia. Perse in giovanissima età il padre, morto nel 1492, e la sua educazione venne curata dalla madre. Studiò diritto all’Università di Padova dove, il 17 luglio 1504, conseguì la laurea in utroque iure. Pur essendo iscritto all’albo degli avvocati, Gaetano non esercitò mai tale professione, preferendo indirizzarsi verso lo stato di religioso. Entrò infatti subito nello stato clericale; il suo desiderio di divenire sacerdote era, però, contrario a quello di sua madre che, avendo già perduto due figli maschi, aveva riposto in lui le speranze di veder proseguire nel tempo la famiglia. Nel 1507 si stabilì a Roma, dove prese dimora assieme al futuro cardinale Giovanni Battista Pallavicini, vescovo di Cavaillon, presso la chiesa di San Simeone ai Coronari. Gli furono concessi poi i benefici ecclesiastici delle chiese di Santa Maria di Malo e Santa Maria di Bressanvido. Presso la Curia Romana ricoprì gli incarichi di scrittore delle lettere pontificie e Protonotario Apostolico ed ebbe un ruolo notevole nel riportare la pace tra la Santa Sede e la Repubblica di Venezia, dopo la guerra della Lega di Cambrai; si guadagnò la stima di papa Giulio II. A Roma, Gaetano si iscrisse all’Oratorio del Divino Amore e partecipò attivamente alle riunioni che si tenevano nella chiesa di Santa Dorotea presso l’Ospedale di San Giacomo degli Incurabili. Il 30 settembre 1516 fu ordinato sacerdote e durante la sua prima Messa, celebrata il giorno dell’Epifania, ebbe la visione della Vergine che gli consegnava il Bambino Gesù. Negli anni seguenti si impegnò instancabilmente per una riforma del clero, gli stava particolarmente a cuore la formazione dei sacerdoti. Tornò in patria, a Vicenza Gaetano fondò la “Confraternita di san Girolamo”, perché si ponesse al servizio di malati e poveri. Nel 1527 fece ritorno a Roma e assieme a Gian Pietro Carafa (futuro papa Paolo IV), Bonifacio de’ Colli e Paolo Consiglieri, suoi compagni all’Oratorio del Divino Amore, decise di formare una nuova fraternità di sacerdoti con il fine di riformare il clero e di restaurare e applicare una regola primitiva di vita apostolica. Gaetano e i compagni andarono a costituire un nuovo ordine religioso, il primo degli ordini di chierici regolari sorti durante il periodo della Controriforma, l’Ordine dei Chierici Regolari (teatini). Nel 1533 si recò a Napoli per fondarvi una casa dell’ordine; il viceré Pedro de Toledo gli concesse la basilica di San Paolo Maggiore. A Napoli Gaetano curò la formazione dei sacerdoti impegnati nel locale ospedale degl’Incurabili; guidò la Venerabile Maria Lorenza Longo nella fondazione delle monache Cappuccine; quando sentì avvicinarsi la morte si fece adagiare sulla nuda terra dove spirò serenamente. Morì il 7 agosto 1547