a cura di don Riccardo Pecchia
8 novembre: santi Quattro Coronati, Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, detti i Santi Quattro coronati, secondo la tradizione erano quattro scalpellini cristiani e subirono il martirio sotto l’impero di Diocleziano ad Albano, lungo la via Appia; sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica che insieme a loro ricorda san Simplicio, che ne ricompose le spoglie e fu per questo giustiziato. Secondo un’antica tradizione riferita dal Sacramentario gregoriano, i Quattro praticavano clandestinamente la religione cristiana a Sirmio (attuale Sremska Mitrovica in Serbia): essendosi l’imperatore Diocleziano recato in Pannonia per acquistare dei marmi per i suoi palazzi, si rivolse a loro perché scolpissero un’effigie del dio Esulapio (dio della medicina). Sinforiano, Claudio, Nicostrato e Castorio, confessando la loro religione, si rifiutarono di realizzare il simulacro di una divinità pagana; vennero fatti flagellare dal tribuno militare Lampedio perché sconfessassero la loro fede ma, di fronte al loro rifiuto, vennero rinchiusi in casse di piombo e gettati nelle acque di un fiume. Simpliciano, un loro compagno di lavoro e correligionario, recuperò i loro corpi, ma, sorpreso nel gesto, fu condannato anch’egli a morte; patroni dei muratori, degli scalpellini e delle corporazioni edili.
8 novembre: beato Giovanni Duns Scoto, nasce tra il 23 dicembre 1265 e il 17 marzo 1266 a Maxton (Scozia). Frequenta le prime scuole presso i frati minori di Haddington. Lo zio paterno, Elia Duns, vicario generale dei francescani, lo educa alla vita religiosa presso il convento di Dumfries. A 15 anni viene ammesso al noviziato; nel 1291 è ordinato sacerdote dal vescovo di Lincoln, Oliver Sutton. Dotato di un’intelligenza brillante e portata alla speculazione, quell’intelligenza che gli meritò dalla tradizione il titolo di Doctor subtilis “Dottore sottile”, Duns Scoto fu indirizzato agli studi di filosofia e di teologia. Fra il 1283 e il 1290 soggiorna in Francia. All’Università di Parigi segue le lezioni di maestri prestigiosi. Conclusa con successo la formazione, intraprese l’insegnamento della teologia nelle Università di Oxford e di Cambridge, e poi di Parigi, iniziando a commentare, come tutti i Maestri del tempo, le Sentenze di Pietro Lombardo. Le opere principali di Duns Scoto rappresentano appunto il frutto maturo di queste lezioni. Fedele discepolo di san Francesco, Duns Scoto amava contemplare e predicare il Mistero della Passione salvifica di Cristo, espressione della volontà di amore, dell’amore immenso di Dio. Questo amore non si rivela solo sul Calvario, ma anche nella Santissima Eucaristia, della quale Duns Scoto era devotissimo e che vedeva come il Sacramento della presenza reale di Gesù e come il Sacramento dell’unità e della comunione che induce ad amarci gli uni gli altri e ad amare Dio come il Sommo Bene comune. Non solo il ruolo di Cristo nella storia della salvezza, ma anche quello di Maria è oggetto della riflessione del Doctor subtilis. Ai tempi di Duns Scoto la maggior parte dei teologi opponeva un’obiezione, che sembrava insormontabile, alla dottrina secondo cui Maria Santissima fu esente dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento: di fatto, l’universalità della Redenzione operata da Cristo a prima vista poteva apparire compromessa da una simile affermazione. Duns Scoto espose allora un argomento, che verrà poi adottato anche dal beato papa Pio IX nel 1854, quando definì solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Questo argomento è quello della “Redenzione preventiva”, secondo cui l’Immacolata Concezione rappresenta il capolavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio la potenza del suo amore e della sua mediazione ha ottenuto che la Madre fosse preservata dal peccato originale. I Francescani accolsero e diffusero con entusiasmo questa dottrina. Da Parigi si allontanò quando, scoppiato un grave conflitto tra il re Filippo IV il Bello e il papa Bonifacio VIII, Duns Scoto preferì l’esilio volontario, piuttosto che firmare un documento ostile al Sommo Pontefice, come il re aveva imposto a tutti i religiosi. Così, per amore alla Sede di Pietro, insieme ai frati francescani, abbandonò il Paese. Alla fine del 1304, i rapporti fra il re di Francia e il successore di Bonifacio VIII ritornarono ben presto amichevoli e nel 1305 Duns Scoto poté rientrare a Parigi per insegnarvi la teologia con il titolo di Magister regens. Successivamente, i Superiori lo inviarono a Colonia come professore dello Studio teologico francescano, ma egli morì l’8 novembre del 1308, a soli 43 anni di età, lasciando un numero rilevante di opere.