a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 12 luglio la chiesa celebra San Giovanni Gualberto, nacque probabilmente a Firenze da una nobile famiglia e malgrado un’educazione marcatamente religiosa, la sua gioventù fu caratterizzata da dissolutezze d’ogni genere, un’esperienza sconvolgente fece cambiare la sua vita: un parente assassinò suo fratello Ugo, Giovanni giurò vendetta e si mise alla ricerca dell’omicida, ma quando il suo avversario si inginocchiò e messo le braccia in forma di croce invocò pietà in preda al terrore, Giovanni gettò la spada e lo perdonò; a quel punto Giovanni, secondo la tradizione, sarebbe entrato nel monastero di San Miniato e avrebbe visto il crocifisso che dalla croce abbassava il capo verso di lui come segno di approvazione, dopo questa esperienza il diciottenne Giovanni maturò la decisione di farsi monaco all’interno del monastero benedettino di San Miniato, rimasto qualche tempo si ritirò in solitudine insieme ad alcuni monaci giunse a Vallombrosa dove costruì un monastero e fondò la Congregazione vallombrosana, Giovanni Gualberto morì nella badia di Passignano, un monastero che aveva accettato la sua Regola; patrono del Corpo forestale dello Stato.
12 luglio: san Leone Abate, nativo di Lucca, secondo abate dell’Abbazia di Cava de Tirreni; nativo di Lucca, divenne uno dei primi discepoli di sant’Alferio Pappacarbone, il nobile eremita salernitano, già da quando questi viveva ancora nella sua grotta; la sua bontà, l’umiltà, la pietà che lo distinguevano fecero sì che il vecchio eremita Alferio, lo volle come suo successore alla guida della nascente abbazia della Trinità di Cava, da lui fondata, in contrasto con la tradizione che considerava i beni dei monasteri come proprietà della famiglia del fondatore; Leone nutrì particolare devozione alla Madonna e fu amorevole verso i poveri e gli sventurati, avendo poche disponibilità economiche, sovente questo amore lo indusse a caricarsi di fascine che poi andava a vendere a Salerno per soccorrere i poveri; negli ultimi anni della sua vita, ormai vecchio e malandato, Leone si affiancò nel governo del monastero san Pietro Pappacarbone, nipote di sant’Alferio, con il titolo di decano, Leone lasciò definitivamente il governo nelle mani del suo successore Pietro spegnendosi poco dopo, fu sepolto nella grotta Arsicia accanto al suo maestro sant’Alferio.