a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 15 giugno la chiesa festeggia San Vito, giovane cristiano, di soli 7 anni, che subì il martirio per la fede nel 303, non si hanno dati storicamente accertati sulla sua origine, ma la tradizione lo vuole nato in Sicilia da padre pagano, il bambino era stato segretamente educato alla fede cristiana dal precettore e dalla balia, ma il padre scopertolo gli aveva imposto di abiurare la fede in Dio, Vito rifiutò e fuggì con i due che l’avevano educato in Lucania, dove secondo la tradizione sarebbe stata un’aquila a portar loro quotidianamente da mangiare, ma un giorno vengono scoperti e condotti a Roma davanti al feroce Diocleziano; supplicato dall’imperatore Diocleziano di liberare il proprio figlio dal demonio (soffriva di epilessia), ma ottenuto il miracolo Diocleziano non lo ringraziò neanche anzi fece gettare il bambino e i due compagni in un pentolone colmo di olio bollente da cui ne uscì illeso; poi lo gettarono fra i leoni che invece di assalirlo, diventarono improvvisamente mansueti e gli leccarono i piedi, continua la leggenda, che i torturatori non si arresero e appesero Vito, Modesto e Crescenzia ad un cavalletto, ma mentre le loro ossa venivano straziate, la terra cominciò a tremare e gli idoli caddero a terra, lo stesso Diocleziano fuggì spaventato; patrono dei ballerini.
15 giugno: San Bernardo di Mentone (o di Aosta), nato da nobile famiglia della Val d’Aosta, aveva studiato filosofia e diritto a Parigi, quando i suoi genitori si misero a cercargli una sposa, Bernardo aveva già optato per la vita religiosa, abbandonò il suo paese natale e divenne arcidiacono di Aosta e le sue prediche convertirono molti pagani e si sforzò di migliorare la disciplina e la dottrina del clero, compiendo parecchi viaggi nelle diocesi vicine; durante uno di questi viaggi cadde malato nel monastero di San Lorenzo a Novara e in quella città morì; patrono dei montanari e degli alpinisti.
15 giugno: beato Luigi Maria Palazzolo, sacerdote bergamasco e fondatore della Congregazione delle Suore delle Poverelle; da piccolo resta orfano del padre, dalla mamma riceve un’educazione improntata alla carità per i poveri e gli ammalati e ha la fortuna di conoscere buoni sacerdoti ai quali affida la propria vita spirituale orientata al sacerdozio fin dalla giovane età, viene ordinato prete a soli 23 anni, vive i suoi primi anni di sacerdozio nell’apostolato tra i giovani; alla base dell’esperienza spirituale del beato c’è la contemplazione di Gesù «ignudo sulla croce», contemplando il Crocifisso, egli si sente spinto a una povertà eroica, al servizio dei più poveri, dopo la morte della mamma Luigi decide di abbandonare la sua casa confortevole e di andare ad abitare in una piccola e povera abitazione in mezzo ai poveri, dedicandosi ancora più completamente al servizio della gioventù e alle opere di carità; fonda la Congregazione delle Suore delle Poverelle che si propone di assistere e di promuovere le ragazze più povere.
15 giugno: santa Germana Cousin, pastorella francese nata non lontano da Tolosa in una famiglia di modesta condizione, fin dalla nascita ebbe una deformazione congenita al braccio destro e fu sempre di costituzione molto gracile, da piccola si ammalò di scrofolosi, malattia che le deturpò il viso per tutta la vita. Rimase orfana di madre poco dopo la sua nascita. Il padre si risposò con una donna che si curò ben poco di lei, anzi da parte della matrigna subiva continui tormenti; condusse sin dall’infanzia una vita di ascesi e mortificazioni, mostrando sempre letizia, pazienza e umiltà, iniziò a frequentare la chiesa del suo paese e divenne molto devota, andando a messa e recitando il rosario tutti i giorni; un giorno Germana è rimproverata dai suoi perché riempie il grembiule di pane per i suoi amici: ma lei prontamente apre il grembiule e lo si ritrova pieno di fiori, in inverno, anche i pochi miracoli che le si attribuiscono sono così, ordinari, minuscoli, da poveri; morì a 22 anni nella stalla, accanto alle sue bestie, nessuno se ne accorse, una mattina non vedendola uscire in testa al gregge la matrigna mandò uno dei suoi figli a chiamarla, costui tornò ad avvertirla che la sorellastra non dava segni di vita.