
Oggi 19 luglio si celebra sant’Arsenio il Grande, nacque a Roma nel 354 circa, da una nobile famiglia. La sua educazione fu dapprima affidata a san Girolamo che lo guidò nel conoscere gli insegnamenti di sant’Agostino. La sua immensa conoscenza, soprattutto del greco, divenne tale da condurre papa Damaso ad ordinarlo diacono della Chiesa di Roma per poi inviarlo alla corte dell’imperatore Teodosio I, che regnò su Costantinopoli, come precettore per i suoi due figli, Arcadio ed Onorio, e nel 383 si recò a Costantinopoli. Qui rimase per 11 anni, durante i quali fu senatore e primo consigliere di Teodosio. Uno dei figli di Teodosio, Arcadio, non stabilì una buona relazione con il suo precettore e si racconta che tentò diverse volte di allontanarlo dalla corte. Celebre è la punizione che lo stesso
Teodosio diede al figlio avendolo trovato seduto al posto di Arsenio in segno di sfida: il giovane Arcadio fu spogliato delle insegne imperiali. Più tardi, Arcadio organizzò una congiura contro Arsenio che riuscì a sottrarsi alle cattive intenzioni del giovane. Tuttavia, in seguito a ciò Arsenio visse una profonda crisi spirituale, durante la quale, chiedendo a Dio una sicura via per giungere alla salvezza e una voce misteriosa gli rispose: «Fuggi gli uomini», il quarantenne Arsenio seguì alla lettera il consiglio, così decise di abbandonare, nel 394, la Corte, per ritirarsi nel deserto egiziano di Scete, vicino Alessandria. Qui ricevette ospitalità presso una comunità di anacoreti dove san Giovanni Nano ricopriva la carica di abate. Poco fiducioso, l’abate volle scoprire se Arsenio avesse il temperamento giusto per restare nella loro comunità dandogli solo un pezzo di pane duro. Arsenio, di fronte a tale gesto, semplicemente ringraziò e san Giovanni Nano comprese la purezza del suo cuore lasciandolo rimanere. Mentre si trovava ancora presso la comunità di anacoreti, giunse a lui un messaggio che lo informava della morte di un parente e del suo testamento che faceva Arsenio erede di una grande ricchezza. Questi, però, rifiutò di entrare in possesso dell’eredità sostenendo che in terra la sua vita materiale era morta e continuando a vivere solo di preghiera e meditazione. Le ore trascorse a pregare conducevano Arsenio a riflettere e meditare sulla morte, tanto che le iconografie del santo lo vedono raffigurato con in mano una bacca di cipresso. La permanenza di Arsenio a Scete durò ben 40 anni; fu egli stesso successore di san Giovanni Nano come abate. Morì il 19 luglio 450.


