Oggi 21 novembre si celebra la Presentazione della Vergine al Tempio, è una memoria liturgica della Chiesa cattolica di origine devozionale, celebrata anche dalla Chiesa ortodossa come Ingresso della Madre di Dio al Tempio, che ricorda la presentazione di Maria al Tempio di Gerusalemme. La ricorrenza si basa sul racconto del Protovangelo di Giacomo, uno dei vangeli apocrifi. Il Protovangelo afferma, nel capitolo sesto, che all’età di un anno Maria viene presentata ai sacerdoti del Tempio dai suoi due genitori, Anna e Gioacchino; pochi anni dopo viene fatta accedere all’interno, prendendo parte alla vita sacerdotale, fino al momento dell’incontro con Giuseppe. La festa vuole ricordare anche tutto il periodo che va dalla natività sino al fidanzamento con Giuseppe e all’annunciazione. Nel celebrarla la Chiesa intende illuminare il silenzio che grava sul primo periodo della vita di Maria e presentarlo come tempo della sua preparazione alla sublime vocazione di Madre di Dio.
Oggi 21 novembre la chiesa festeggia san Gelasio I, 49º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, nacque a Roma in data sconosciuta, figlio di un certo Valerio, era di origine africana, ma soprattutto romano d’animo (sicut romanus natus, scriveva egli stesso di sé). Quando fu eletto a succedere a papa Felice III, il 1 marzo 492, faceva parte del clero romano, nel cui seno aveva percorso tutta la sua carriera sino a raggiungere i circoli direttivi del patriarchio lateranense quale segretario e confidente del papa, come suggeriscono i più antichi documenti del pontificato di Felice III. Scrisse un vigoroso trattato contro l’antico culto pagano di Romolo e Remo allattati dalla lupa, che ancora a Roma veniva praticato, con la celebrazione annuale dei Lupercali, che egli considerava un residuo superstizioso ed in qualche modo licenzioso di paganesimo, e condannò quelle pratiche immorali. Più tardi poi dall’Oriente s’introdusse in Roma la festa del Signore, chiamata Occursus Domini, divenuta poi festa della Purificazione della Vergine Maria (2 febbraio) che sostituì l’idea della purificazione cristiana a quella della februatio o purificazione pagana; in tale festa una litania processionale si aggirava a tarda sera fra i ruderi del Foro, al canto dei salmi, alla luce dei ceri (Candelora). Strenuo sostenitore delle vecchie tradizioni, Gelasio sapeva quando fare eccezioni o modifiche: Gelasio stanò i manichei che, presenti a Roma in gran numero, cercavano di sviare l’attenzione dalla loro propaganda fingendo di essere cattolici, decretando che l’eucarestia venisse ricevuta “nelle due forme”, con il vino oltre che con il pane. Poiché i manichei ritenevano il vino impuro e peccaminoso, avrebbero rifiutato il calice e sarebbero stati quindi individuati, con i manichei soppressi, ritornò in voga il vecchio metodo di ricevere la comunione solo in forma di pane. Nel suo zelo per la bellezza e la maestosità del servizio divino, Gelasio compose molti inni, prefazioni e collette e stilò un libro per la Messa. Il Messale che porta comunemente il suo nome, il Sacramentarium Gelasianum, fu, però, composto solo il secolo successivo. A Gelasio si deve anche l’usanza delle ordinazioni nei giorni di magro, così come l’applicazione della quadruplice divisione dei redditi ecclesiastici, sia redditi di proprietà che donazioni volontarie dei fedeli: una parte per i poveri, un’altra per il supporto delle chiese e l’arricchimento del servizio divino, una terza per il vescovo e la quarta per il clero minore. Sebbene alcuni autori attribuiscano l’origine di questa divisione dei fondi monetari della chiesa a Gelasio, tuttavia il pontefice parla di essa come dudum rationabiliter decretum, che era stato in vigore per un certo periodo. In realtà, già papa Simplicio impose la restituzione ai poveri ed alla chiesa ad un vescovo che aveva contravvenuto a questo obbligo; conseguentemente deve essere considerare almeno come un’abitudine della chiesa. Non contento di una semplice enunciazione di questo dovere caritatevole, Gelasio lo inseriva frequentemente nei suoi scritti ai vescovi. Alla fine di un regno breve ma dinamico, morì il 21 novembre 496. Oltre che per la sua intransigenza nei confronti di imperatori ed eretici, fu comunque noto per la benevolenza dimostrata nei confronti dei bisognosi. Il più bell’elogio dopo la sua morte fu quello di Dionigi il Piccolo: «Morì povero dopo aver arricchito i poveri»