a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 28 settembre: san Lorenzo Rúiz Manila, nacque a Binondo, un sobborgo di Manila (Filippine), nel 1600 circa. Padre di famiglia, Lorenzo, era un catechista filippino, si unì ad un gruppo di missionari domenicani della provincia del Santo Rosario (Filippine) e svolse il suo apostolato presso vari paesi asiatici (Taiwan, Giappone). I sedici missionari contavano nove padri Domenicani, tre Fratelli religiosi domenicani, due Terziarie domenicane, di cui una anche Terziaria Agostiniana, due laici, di cui uno padre di famiglia, lo stesso Lorenzo. Avevano svolto apostolato attivo nel diffondere la fede cristiana nelle Isole Filippine, a Formosa e in Giappone; e appartenevano in diverso grado alla Provincia Domenicana del Santo Rosario, allora detta anche delle Filippine, la cui fondazione risaliva alle Missioni in Cina del 1587 e che al principio del 1600, aveva istituito una Vicaria in Giappone. Essi furono catturati a gruppi o singolarmente, e rinchiusi nel carcere di Nagasaki e in quel quinquennio (1633-1637), dopo essere stati sottoposti a vari tormenti, vennero messi a morte. Dal 1633 era stata introdotta una nuova tecnica crudele di supplizio, a cui venivano sottoposti i condannati e così lasciati morire e si chiamava “ana-tsurushi”, cioè della forca e della fossa: si sospendeva il condannato ad una trave di legno con il corpo e il capo all’ingiù, e rinchiuso in una buca sottostante fino alla cintola, riempita di rifiuti; lasciandolo agonizzare e soffocare man mano per giorni, ma dal 1634 i cristiani prima di subire questo martirio, venivano sottoposti ad atroci tormenti come l’acqua fatta ingurgitare in abbondanza e poi espulsa con violenza e poi con la trafittura di punte acuminate tra le unghie ed i polpastrelli delle mani. Nell’anno 1637 furono martirizzati padre Antonio González spagnolo, nato a León, morto il 24 settembre; poi padre Michele de Aozaraza, nato nel 1598 a Oñata (Guipuzcoa) in Spagna e padre Vincenzo Shiwozuka giapponese, morti il 29 settembre; insieme a loro anche i due laici Lorenzo Rúiz, sacrestano dei Domenicani e Lazzaro di Kyoto, giapponese.
28 settembre: Servo di Dio Giovanni Paolo I (Albino Luciani), 263º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica; nacque il 17 ottobre 1912 a Canale d’Agordo (Belluno), la fanciullezza di Albino si era svolta tra la bellezza delle valli e delle montagne del suo paese natale, nelle sofferenze della Prima Guerra Mondiale e la povertà di una famiglia contadina. A 10 anni era nata la sua vocazione sacerdotale, per la predicazione di un frate cappuccino. Nell’ottobre del 1923 entrò nel seminario minore di Feltre e in seguito, nel 1928, nel seminario maggiore di Belluno. Fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1935 a Belluno. Il 27 febbraio 1947 si laureò in sacra teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Nel 1954 divenne vicario generale della diocesi di Belluno; il 30 giugno 1956 fu nominato canonico della cattedrale di Belluno. In questi anni gli fu erroneamente diagnosticata una tubercolosi incurabile e per questo fu costretto a lasciare la parrocchia e a recarsi in sanatorio a Sondalo, in Valtellina, dove i medici si accorsero dell’errore dei colleghi, curando la vera malattia: una polmonite. Luciani fu diverse volte proposto per la nomina a vescovo, ma venne respinto per due volte a causa delle sue condizioni di salute, della sua voce flebile, della sua bassa statura e del suo aspetto dimesso. Dopo l’ascesa di papa Giovanni XXIII, il 15 dicembre 1958, fu promosso vescovo di Vittorio Veneto. Negli anni di episcopato a Vittorio Veneto mostrò insuperabili doti di catechista, per la sua capacità di farsi comprendere da tutti, anche dai bambini e dalle persone di poca cultura, per la sua chiarezza nell’esporre, la sua capacità di sintesi e la sua tendenza ad evitare discorsi e letture difficili, nonostante la profonda cultura che aveva. Il vescovo Luciani partecipò a tutte le quattro sessioni del Concilio Vaticano II, intervenendo e facendosi così conoscere tra i ranghi della Chiesa cattolica. Il 15 dicembre 1969 papa Paolo VI lo nominò Patriarca di Venezia. Sin dal suo insediamento a Venezia, portò sempre il classico abito scuro da sacerdote, indossando di rado la fascia cremisi da vescovo e poi rossa da cardinale e attirandosi così molte critiche dai fedeli zelanti veneziani. Era un’altra prova del suo ricercare la semplicità. Nel 1971 venne nominato vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, carica che manterrà fino al 2 giugno 1975. Il 16 settembre del 1972 il Patriarca Luciani ricevette Paolo VI in visita pastorale. Il 5 marzo 1973 venne creato cardinale del titolo di San Marco a Roma. Il cardinale Luciani lasciò Venezia il 10 agosto 1978 per il conclave dal quale sarebbe uscito papa il 26 agosto, al secondo giorno di votazione fu eletto prendendo il nome di Giovanni Paolo I. Il suo ministero iniziò il 3 settembre con una messa celebrata nella piazza antistante la basilica, ed è durato 33 giorni. Fu il primo papa a parlare di sé in termini umani e non ebbe remore nell’ammettere con inusitata umiltà la timidezza del suo carattere, ricordando pubblicamente il momento in cui, ancora patriarca di Venezia, Paolo VI gli aveva messo sulle spalle la stola papale facendolo diventare “rosso per la vergogna”, nonché la paura che lo colse quando si rese conto di essere stato eletto papa. Papa Luciani si spense il 28 settembre 1978 nel suo appartamento privato a causa di un infarto miocardico, ancor prima di compiere 66 anni.