a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 30 novembre la chiesa celebra Sant’Andrea apostolo, nacque a Betsaida (Galilea) il 6 a.C., era il fratello di Simon Pietro e pescatore insieme a lui, fu il primo tra i discepoli di Giovanni Battista ad essere chiamato dal Signore Gesù presso il Giordano, lo seguì e condusse da lui anche suo fratello. Dopo la Pentecoste si dice abbia predicato il Vangelo nella regione dell’Acaia in Grecia e subíto la crocifissione a Patrasso (Grecia). All’apostolo Andrea, infatti, spetta il titolo di Primo chiamato. Ed è commovente il fatto che, nel Vangelo di Giovanni, sia perfino annotata l’ora («le quattro del pomeriggio») del suo primo incontro e primo appuntamento con Gesù. Fu poi Andrea a comunicare al fratello Pietro la scoperta del Messia e a condurlo in fretta da Lui. La sua presenza è sottolineata in modo particolare nell’episodio della moltiplicazione dei pani. Sappiamo inoltre che, proprio ad Andrea, si rivolsero dei greci che volevano conoscere Gesù, ed egli li condusse dal Maestro. Secondo gli antichi scrittori cristiani, Andrea avrebbe evangelizzato l’Asia minore e le regioni lungo il mar Nero, giungendo fino al Volga. Il ricercatore George Alexandrou, ha scritto che Andrea ha vissuto 20 anni in una caverna nei pressi del villaggio Ion Corvin, oggi in Romania. Per questo egli è divenuto santo patrono della Romania, dell’Ucraina e della Russia. Commovente è la “Passio” che racconta che Andrea è stato martirizzato per crocifissione a Patrasso in Acaia (Grecia). Dai primi testi apocrifi, come ad esempio gli Atti di Andrea, si sa che Andrea venne legato e non inchiodato su una croce latina (simile a quella dove Cristo era stato crocifisso), ma la tradizione vuole che Andrea sia stato crocifisso su una croce detta Croce decussata (a forma di X) e comunemente conosciuta con il nome di “Croce di Sant’Andrea”; questa venne adottata per sua personale scelta, dal momento che egli non avrebbe mai osato eguagliare il Maestro nel martirio e che evoca, nella sua stessa forma, l’iniziale greca del nome di Cristo. La Legenda aurea riferisce che Andrea andò incontro alla sua croce con questa splendida invocazione sulle labbra: «Salve Croce, santificata dal corpo di Gesù e impreziosita dalle gemme del suo sangue. Vengo a te pieno di sicurezza e di gioia, affinché tu riceva il discepolo di Colui che su di te è morto. Croce buona, a lungo desiderata, che le membra del Signore hanno rivestito di tanta bellezza! Da sempre io ti ho amata e ho desiderato di abbracciarti. Accoglimi e portami dal mio Maestro». Frasi oggi riportate in parte nei testi liturgici della festa del 30 novembre. Infine, il nome di Andrea compare nel primo capitolo degli Atti con quelli degli altri apostoli diretti a Gerusalemme dopo l’Ascensione. E poi la Sacra Scrittura non dice altro di lui, mentre ne parlano alcuni testi apocrifi, ossia non canonici. Uno di questi, del II secolo, afferma che Andrea ha incoraggiato Giovanni a scrivere il suo Vangelo. E un testo copto contiene questa benedizione di Gesù ad Andrea: «Tu sarai una colonna di luce nel mio regno, in Gerusalemme, la mia città prediletta. Amen». Lo storico Eusebio di Cesarea scrive che Andrea predica il Vangelo in Asia Minore e nella Russia meridionale. Poi, passato in Grecia, guida i cristiani di Patrasso. Ed è questo autore a raccontare il martirio per crocifissione. Questo accade intorno al 30 novembre 60 d.C.; patrono della Scozia, Romania, Russia e dei pescatori.
30 novembre: san Galgano Guidotti, nacque nel 1148 a Chiusdino (Siena), da una famiglia di piccola nobiltà locale, Galgano visse la fanciullezza da cavaliere giovane, dedito ad una vita dissoluta fino a quando, a 32 anni, per due volte, gli appare in sogno proprio l’Arcangelo Michele, che gli fece cambiare vita e trasformandolo in un vero e proprio santo Cavaliere di Dio. Nella prima l’Arcangelo gli si manifestò innanzi, nella seconda lo invitò a seguirlo. Galgano, accettò l’invito e, attraversato un ponte e un prato fiorito, raggiunse Montesiepi, dove si trovò dinnanzi a un edificio rotondo e ai dodici apostoli. Venne da loro accolto e, aprendo un libro sacro, gli apparve il Creatore che lo convertì definitivamente. Raccontati i sogni alla madre ed alla fidanzata Polissena le donne provano a convincerlo a desistere, ma il 21 dicembre del 1180, il suo cavallo si imbizzarrisce e lo conduce a Montesiepi, esattamente nello stesso luogo dove precedentemente aveva incontrato i dodici apostoli. A quel punto Galgano non ebbe più dubbi, quello era un luogo sacro e, come tale, meritava un’identità, una croce. Cercò del legname per costruirla, ma, non trovandone, decise prendere la propria spada e conficcarla nella roccia, apparendo così una croce perfetta a chiunque la guardasse. Inoltre, prese il proprio mantello e lo indossò come saio. A quel punto sentì una voce santa che lo invitò a fermarsi per tutta la vita in quel luogo, Galgano accettò di nuovo l’invito, e diede inizio alla sua autentica vita da eremita, vivendo da quel giorno tra quei boschi e nutrendosi solo di erbe selvatiche. Durante una sua assenza, per un pellegrinaggio a Roma, la spada subì un tentativo di furto e venne forzata da tre ladri, che non riuscendo nell’intento di sfilarla, la ruppero e l’abbandonarono. Il castigo divino non perdonò l’atroce misfatto e raggiungendoli, uno venne fulminato all’istante, un altro annegato, mentre il terzo venne aggredito da un lupo che gli tranciò entrambe le mani, ma venne risparmiato all’ultimo momento perché, pentito, invocò il perdono di Galgano. Al ritorno Galgano trovò la spada spezzata, se ne dispiacque molto, ritenendosi responsabile dell’accaduto, dato che si era allontanato. Ma intervenne la voce divina che gli disse di unire i pezzi, così facendo la spada così si ricompose miracolosamente. Da quel momento Galgano restò in quel luogo fino alla fine dei suoi giorni, morì, a 33 anni, in preghiera sulla spada, il 3 dicembre 1181.