SANT’Oggi. Oggi 27 ottobre si celebra san Gaudioso di Napoli e beato Bartolomeo di Breganze

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SANT’Oggi. Oggi 27 ottobre si celebra san Gaudioso di Napoli e beato Bartolomeo di Breganzea cura di don Riccardo Pecchia

Oggi 27 ottobre si celebra san Gaudioso di Napoli, (al secolo Settimio Celio Gaudioso), nacque ad Abitine, una cittadina del circondario di Cartagine nella Provincia d’Africa. Non si ha alcuna notizia della sua giovinezza, si sa solo che era vescovo di Abitine al tempo dell’invasione dei Vandali, nel 439 d.C.; il re dei vandali Genserico lo prese prigioniero e gli propose di restare vescovo ad Abitine, se si fosse convertito all’arianesimo. Gaudioso rifiutò, fu allora imbarcato assieme a tutto il clero locale, fra cui il vescovo di Cartagine san Quodvultdeus, su vecchie navi in disarmo, prive SANT’Oggi. Oggi 27 ottobre si celebra san Gaudioso di Napoli e beato Bartolomeo di Breganzedi remi e di vele. Fortunosamente attraversarono il mar Tirreno e approdarono a Napoli, nel 439 o 440. Gaudioso a Napoli si stabilì poco fuori dalla città, sulla collina di Capodimonte, nei pressi dell’attuale Rione Sanità, dove costruì un monastero in cui introdusse la Regola di sant’Agostino, ancora sconosciuta in Italia. Gli si attribuisce anche la traslazione a Napoli, dalla chiesa di Santa Maria del Principio di Lacco Ameno, di alcune reliquie di santa Restituta, che custodì nella Basilica paleocristiana di Santa Restituta, oggi parte integrante del Duomo di Santa Maria Assunta come cappella laterale, cui si accede dalla navata sinistra. Morì il 27 ottobre 455 d.C. a Napoli, all’età di 70 anni.

SANT’Oggi. Oggi 27 ottobre si celebra san Gaudioso di Napoli e beato Bartolomeo di Breganze27 ottobre: beato Bartolomeo di Breganze, nacque a Vicenza intorno al 1200, secondo il cronista dalla nobile famiglia vicentina dei da Breganze. Inviato a studiare a Padova, entrò giovanissimo nell’Ordine dei Predicatori, quando ancora era in vita san Domenico Guzman, di cui fu esemplare imitatore. Predicò in varie città dell’Emilia e della Lombardia, spesso straziate dalle fazioni e in preda alle eresie, portandovi la pace ed il buon costume. Partecipò in pieno ai movimenti che coinvolgevano masse entusiaste, volti a combattere gli eretici e promuovere la riforma morale della Chiesa. Nel 1233 fondò a Parma un ordine monastico-cavalleresco, la Milizia di Gesù Cristo. Le sue qualità gli meritarono ben presto di essere messo a capo di diversi conventi, che governò con grande saggezza e attirando parecchie vocazioni. Papa Gregorio IX lo nominò Maestro del Sacro Palazzo, mentre papa Innocenzo IV lo volle con sé al Concilio di Lione, destinandolo nel 1253 alla sede episcopale di Limassol nell’isola di Cipro. Andò quindi in Palestina, a Giaffa, Sidone ed Acri dove incontrò san Luigi IX di Francia, impegnato nella VII crociata. Papa Alessandro IV, nel 1255, lo richiamò in Italia nominandolo di Vicenza, sua terra di origine. Nel 1259 fu inviato, quale Legato Pontificio, in missione diplomatica alla corte di Enrico III d’Inghilterra e, al ritorno, si fermò a Parigi, per fare visita al sovrano san Luigi IX, desideroso di rivederlo in quanto riconoscente del conforto che aveva ricevuto in Terra Santa al tempo della Crociata, in cui Bartolomeo era stato inviato in veste di Legato del Pontefice. In segno di gratitudine il Re donò a Bartolomeo una preziosissima reliquia: una spina della Corona che cinse il capo di Cristo. Rientrato a Vicenza fece edificare una nuova chiesa dedicandola alla Sacra Corona, quale luogo di culto in cui venerare la sacra spina, come anche un convento domenicano. Il resto dei suoi giorni spese ogni sua fatica nella cura pastorale della città. Subito dopo il suo insediamento risollevò le sorti della Chiesa vicentina, caduta in un miserevole stato di degrado negli ultimi anni del dominio di Ezzelino, durante i quali egli non aveva potuto insediarsi nella sede episcopale. Da buon domenicano e responsabile dell’inquisizione, egli affrontò la Chiesa catara di Vicenza in dibattiti pubblici riuscendo a far convertire molti degli aderenti ad essa e a mandarne altri sul rogo. Uomo di grande cultura e rettitudine, con azioni concrete promosse gli studi e il risanamento morale in una città ancora permeata di odi e violenza e dove si praticava l’usura. Nel 1264 Vicenza fu soggiogata da Padova, egli perse gran parte del suo potere e visse gli ultimi anni nello sconforto e nella delusione che si riflettono nei suoi scritti. Nel 1267 si rivolse a papa Clemente IV per essere esonerato dal governo della diocesi e dedicarsi esclusivamente al governo dell’Ordine; il papa tuttavia non accettò le sue dimissioni. Morì il 27 ottobre 1270 a Vicenza, dopo aver lasciato come erede universale di quanto possedeva il convento di Santa Corona.