a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 22 febbraio si celebra la Cattedra di san Pietro, la festa della Cattedra di san Pietro risale al III secolo. Il Calendario di Filocalo del 354 d.C., e che ha avuto origine nel 311, indica come unica data della festa il 22 febbraio. Mentre nel Martirologio geronimiano, sono indicati due giorni di festa dedicati alla cattedra di san Pietro apostolo: il 18 gennaio e il 22 febbraio. Tutti i manoscritti di questo documento contengono un’aggiunta tardiva, secondo la quale la festa di febbraio celebrerebbe la Cattedra di san Pietro ad Antiochia, per cui la festa di gennaio era associata invece con la funzione episcopale di san Pietro a Roma ed era trattata come la più importante. La festa di gennaio è stata scelta nel 1908 come primo giorno dell’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. Nella revisione del calendario romano operata da papa Giovanni XXIII nel 1960, delle due feste della Cattedra di san Pietro, è stata conservata unicamente quella di febbraio. Per secoli la Cattedra è stata considerata il seggio dal quale l’apostolo Pietro predicava esercitando la sua funzione episcopale ad Antiochia e a Roma. La prima attestazione del culto che veniva rivolto al seggio in quanto Cattedra di Pietro si trova negli scritti di sant’Antonio da Padova, che in una predica del 1231 racconta di come fosse esposta all’adorazione del popolo. A partire dal XIII secolo la Cattedra è stata oggetto di un culto sempre più vivo e diffuso: ogni 22 febbraio essa veniva portata in processione in basilica, collocata sopra un altare ed esposta per tutto il giorno alla venerazione dei fedeli, i quali erano soliti recare nastri o fasce di stoffa che, dopo aver toccato la sacra reliquia, acquistavano particolari virtù terapeutiche. Fino alla metà del XIV secolo la Cattedra aveva un suo ripostiglio nei pressi della Confessione, poi fu traslata in una cappella vicino all’ingresso della basilica, dove rimase per circa un secolo. La cattedra continuò a vagare da una parte all’altra della basilica fino a quando papa Alessandro VII decise di spostarla definitivamente nell’abside, incaricando Gian Lorenzo Bernini di progettare una degna sistemazione. Il lavoro fu compiuto in un decennio e la Cattedra fu trasferita nella nuova sede il 18 gennaio 1666. Da quel momento essa divenne sempre meno visibile, a causa delle difficoltà che l’estrazione dalla custodia berninana comportava. L’origine e la datazione hanno portato gli storici a identificare nella Cattedra il prezioso trono fatto costruire per sé da re Carlo il Calvo e da questi donato a papa Giovanni VIII in occasione della sua incoronazione imperiale, avvenuta in San Pietro nell’875.
22 febbraio: santa Margherita da Cortona, nacque a Laviano (Perugia) nel 1247, di umili origini, rimase presto orfana di madre e il padre si risposò presto con una donna cui la tradizione attribuisce i caratteri tipici della “cattiva matrigna”. A 16 anni, avrebbe dovuto sposare un giovane del suo ceto, ma fuggì di casa per seguire un nobile di Montepulciano, Arsenio, di cui divenne la concubina per circa nove anni, dal quale ebbe anche un figlio. In questo periodo avrebbe condiviso la vita del suo giovane amante, ricco e incurante della morale come della religione. Margherita amava mostrarsi vestita di abiti eleganti, ornata di gioielli e partecipare a feste e conviti. Questa vita spensierata si concluse con la morte di Arsenio, nel 1273, durante una battuta di caccia, dove venne aggredito e assassinato in seguito ad un agguato. Margherita, secondo la leggenda, seguì a piedi il cane di Arsenio dalla sua residenza presso Valiano fino ad un piccolo boschetto, dove trovò il corpo dell’amante. Scacciata con il figlio dai famigliari dell’amante, rifiutata dal padre e dalla sua nuova moglie, decise di tentare la sorte a Cortona, dove poté contare sull’aiuto di due nobildonne, Marinaria e Raineria, che le offrirono alloggio. Ben presto venne a contatto con i francescani, presenti in città; sotto la loro influenza Margherita maturò una radicale conversione. Confessò pubblicamente i propri peccati e assunse la forma di vita della penitente. Per essere più libera di consacrarsi totalmente a Dio, Margherita affidò il figlio a un precettore di Arezzo; dopo alcuni anni il giovane, sotto l’influenza spirituale della madre, entrò nell’Ordine dei Frati Minori. Nel 1277 divenne terziaria francescana, dedicandosi esclusivamente alla preghiera ed alle opere di carità. Nella sua cella Margherita condusse una vita di durissima penitenza. Se un tempo aveva amato le vesti costose, ora si accontentava delle vesti più povere, sempre di qualità scadente, rappezzate e sudice. Ricchissima era invece la sua vita spirituale: le continue preghiere, le intense meditazioni della Passione di Cristo erano compensate da numerose visioni, in cui le venne più volte assicurata la salvezza eterna e la certezza di essere stata «eletta» dal Cristo a sua sposa. Anche in questa fase della sua vita Margherita non trascurò comunque di operare a favore del prossimo sofferente, fondò nel 1278, grazie all’aiuto della nobiltà cortonese, un piccolo ospedale dove curare malati, poveri e pellegrini. Il gruppo di dame, che intendevano assistere i poveri ed i malati, si unirono a lei nell’attività assistenziale dando vita alla Confraternita di Santa Maria della Misericordia. Morì a Cortona il 22 febbraio 1297.
22 febbraio: beata Isabella di Francia, nacque a Parigi nel 1225, dal re Luigi VIII e dalla regina santa Bianca di Castiglia, nonché sorella minore del re san Luigi IX di Francia. La principale fonte circa la vita di questa beata è la “Vita” scritta da Agnese di Harcourt, badessa del monastero di Longchamp fondato dalla stessa Isabella, che si occupò di lei negli ultimi dieci anni della sua vita. Educata dalla madre con una profonda e severa religiosità, fin dall’infanzia si distinse per la profonda pietà. Una lunga malattia fece maturare in lei la decisione di dedicarsi alle sue pratiche di pietà, alle pie letture e alla cura dei poveri. Si distinse in modo particolare per il culto alle reliquie dei santi e per il mantenimento dei crociati. Sin dall’adolescenza Isabella nutrì una repulsione verso la sua condizione regale, disprezzando il lusso che la circondava e cadendo in una profonda anoressia, al punto che alla madre per tentare di aiutarla non restò che appellarsi ad una “donna santa”. Costei si limitò però a fare una profezia, cioè che la giovane principessa sarebbe ancora vissuta come “morta al mondo”. In seguito rifiutò non pochi pretendenti ed al papa Innocenzo IV, che le aveva scritto affinché accettasse la mano del re Corrado di Gerusalemme per il bene della cristianità, rispose con fermezza negativamente, chiedendo piuttosto con risolutezza ed ottenendo di poter emettere il voto perpetuo di verginità. Nel 1226 era asceso al trono suo fratello, che si rivelò per lei ispiratore della carità verso i poveri e del fervore religioso: quotidianamente infatti Isabella era solita invitare alla sua mensa numerosi mendicanti e visitava malati e poveri. Luigi prese parte a due crociate, risultate però inefficaci, e quando nella prima fu fatto prigioniero in Egitto, per Isabella fu un duro colpo, dato che sovvenzionava il sostentamento di dieci cavalieri per contribuire al recupero dei luoghi santi. Dopo aver rifiutato molte proposte di matrimonio e successivamente alla morte della madre, con l’aiuto del fratello, nel 1259 fonda un monastero a Longchamp presso Parigi, poi distrutto durante la Rivoluzione francese. Non adottò la regola di santa Chiara, ma per andare incontro alla comunità di religiose di nobile origine scrisse una regola che mitigava il voto di povertà. Tale regola fu approvata nel 1263 da papa Urbano IV e fu adottata da altri monasteri di Clarisse, specialmente in Francia. Visse santamente a Longchamp sino alla morte avvenuta dopo due anni di malattia. Morì il 22 febbraio 1270.