11 agosto: santa Chiara, nata nel 1193 in un’agiata famiglia nobile di Assisi, affascinata dalla predicazione di san Francesco d’Assisi, nella notte della domenica delle Palme, il 18 marzo del 1212, quando aveva circa 18 anni, fuggì da una porta secondaria della casa paterna, situata nei pressi della cattedrale di Assisi, per unirsi a Francesco e ai primi frati minori presso la chiesetta di Santa Maria degli Angeli, già da allora comunemente detta la Porziuncola. La fuga di Chiara dalla ricchezza nella povertà significò la nascita dell’Ordine delle Clarisse, il cosiddetto secondo ordine francescano. Chiara e la sorella Agnese, che l’aveva raggiunta, presero dimora nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, che era stata restaurata da Francesco, sotto le dipendenze del vescovo Guido, qui Chiara fu raggiunta anche dall’altra sorella, Beatrice e dalla madre Ortolana, oltre che da ragazze e donne, tanto che presto furono una cinquantina. A San Damiano trascorre quarantadue anni, dei quali ventinove quasi sempre a letto perché ammalata. Per due volte Assisi venne minacciata dall’esercito dell’imperatore Federico II che contava, tra i suoi soldati, anche saraceni, che tentarono di violare il convento di San Damiano, Chiara con in mano la pisside contenente il Santissimo Sacramento, a quella vista, l’esercito si dette alla fuga; morì a San Damiano, fuori le mura di Assisi, l’11 agosto del 1253, a 60 anni
11 agosto: sant’Equizio amiternino, vissuto fra il 480 e il 550 nell’odierno comune di Pizzoli nella provincia Valeria (L’Aquila-Rieti-Tivoli), non si hanno grandi notizie della sua vita, abate fondatore e coordinatore di numerosi monasteri nell’area della Sabina e della Valle dell’Aterno, avendo rivestito l’importante ruolo di precursore e ispiratore del movimento monastico italico, la cui regola fondata su alcuni punti basilari – come la preghiera, la lettura della Sacra Scrittura, la mortificazione, il lavoro manuale e intellettuale, l’evangelizzazione – sarà in gran parte ripresa e canonizzata da san Benedetto da Norcia, compatrono de L’Aquila; circa il lavoro manuale è peculiare in Equizio la componente della fatica comunitaria dei monaci in mezzo ai contadini, senza possedere, come sarà per i benedettini, un proprio fondo autonomo legato al monastero e questo era un modo nuovo di evangelizzare, condividendo le sorti dei villici che, ancora nel VI secolo, erano legati alla terra e tenuti in stato di schiavitù. Notevole era il lavoro intellettuale, come si deduce dalla presenza di uno scriptorium con relativi copisti, nel monastero pizzolano di San Lorenzo, in cui viveva Equizio. La sua evangelizzazione, già efficace per la condivisione nel lavoro dei campi, era messa in opera con il sussidio delle Sacre Scritture che portava sempre con sé, mediante una specifica predicazione, secondo un mandato ricevuto dal cielo. Il santo morì nel suo monastero di San Lorenzo di Pizzoli, dopo la sua morte il suo ordine venne assorbito da quello benedettino con cui aveva tanta affinità.