SANT’Oggi. Venerdì 16 giugno la chiesa festeggia santi Giulitta e Quirico, san Benno (o Bennone) di Meißen e santa Lutgarda di Tongres

SANT’Oggi. Venerdì 16 giugno la chiesa festeggia santi Giulitta e Quirico, san Benno (o Bennone) di Meißen e santa Lutgarda di Tongres

 

a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 16 giugno la chiesa festeggia santi Giulitta e Quirico, Quirico era un bambino di pochi anni. La madre Giulitta era una vedova, di facoltosa famiglia e di elevato lignaggio, viveva ad Iconio, città della Licaonia (oggi in Turchia), per fuggire alla persecuzione di Diocleziano, nel 303. Essendosi convertita al cristianesimo e temendo per sé e per il figlio, lasciò i suoi averi e la sua città, fuggendo con due ancelle e con il figlioletto Quirico di tre anni, e si rifugia insieme con la famiglia a Tarso nell’Asia minore. Essendo una nobildonna è riconosciuta e portata davanti al tribunale, della Cilicia, dal proconsole Alessandro che tenta in tutti i modi di farla apostatare, affinché accettasse, secondo la prassi, di sacrificare agli dei. Giulitta resiste e subisce percosse e maltrattamenti, ma non rinnegò la sua fede. A SANT’Oggi. Venerdì 16 giugno la chiesa festeggia santi Giulitta e Quirico, san Benno (o Bennone) di Meißen e santa Lutgarda di Tongrespresiedere il giudizio era lo stesso governatore Alessandro che teneva sulle ginocchia il piccolo Quirico, che a quella vista piange. Alessandro vuole calmarlo e servirsene per costringere la madre a rinnegare la sua fede. Il bambino, che ha solo tre anni, confessa di essere cristiano e si ribella al proconsole colpendolo con calci e graffiandolo. Alessandro adirato, preso il bambino per un piede, scagliò il piccolo sui gradini del tribunale, facendogli battere la testa e uccidendolo sul colpo. La madre Giulitta, pur impietrita dal dolore, restò ferma nella fede ed anzi rese grazie a Dio perché il figlio l’aveva preceduta nella gloria dei Paradiso, e lo prega di accettare anche lei fra le “vergini prudenti”. Il governatore Alessandro, pieno d’ira, la consegnò allora al boia perché fosse decapitata. Il giorno seguente i corpi della madre e del figlio vengono riconosciuti da due ancelle che li nascondono in luogo sicuro.
SANT’Oggi. Venerdì 16 giugno la chiesa festeggia santi Giulitta e Quirico, san Benno (o Bennone) di Meißen e santa Lutgarda di Tongres16 giugno: san Benno (o Bennone) di Meißen, nacque a Hildesheim (Germania) nel 1010, da una nobile famiglia della Sassonia. Prima di essere ordinato sacerdote, nel 1040, ricoprì l’incarico di abate di Hildesheim, poi nominato contro la sua volontà, nel 1066, vescovo di Meißen, dall’imperatore Enrico IV, come era consuetudine allora, venendo poi consacrato dall’arcivescovo di Magdeburgo Werner. Per quanto inizialmente avesse rifiutato l’incarico, ebbe sulla sua diocesi un’influenza feconda, benefica e convertì molti pagani. Durante la guerra fra i Sassoni e l’imperatore, Benno si schierò con i suoi compatrioti, pur senza prendere parte attiva negli scontri; finite le ostilità si rappacificò con l’imperatore, ma questi non impedì che il territorio di Meißen fosse invaso dai soldati, che saccheggiarono le proprietà vescovili e imprigionarono lo stesso vescovo. Riottenne la libertà quando nel 1076, Enrico IV fu scomunicato; partecipò agli eventi successivi che portarono sul trono Rodolfo di Svevia; nel 1085 insieme al suo metropolita, sostenne papa Gregorio VII nella sua lotta con l’impero di Germania, per l’investitura dei vescovi, ma i sostenitori di Enrico IV nella Dieta di Magonza, lo fecero deporre e lo sostituirono sulla cattedra episcopale di Meißen da un certo Felice. Nel 1085 fu deposto dall’imperatore Enrico IV, che non vide di buon grado che il vescovo avesse difeso papa Gregorio VII, lanciò le chiavi del duomo di Meißen nel fiume Elba. Quando Benno, tornò in carica, recuperò le chiavi dal ventre di un pesce. Dopo la morte di Gregorio VII nel 1085, Benno venne in Italia e fece atto di ubbidienza all’antipapa Guiberto, riottenendo così il suo vescovado, dove rimase senza altri eventi fino al 1088, gratificato dai doni dell’imperatore. Spesso perciò viene raffigurato nel momento esatto in cui il santo vescovo estrae le chiavi tra lo stupore degli astanti. Morì il 16 giugno 1106 dopo 40 anni di episcopato, a 96 anni; patrono della città di Monaco di Baviera e dei pescatori.
SANT’Oggi. Venerdì 16 giugno la chiesa festeggia santi Giulitta e Quirico, san Benno (o Bennone) di Meißen e santa Lutgarda di Tongres16 giugno: santa Lutgarda di Tongres, nacque a Tongeren (Belgio) nel 1182, fu mandata, a 12 anni, nel monastero benedettino di Santa Caterina a Saint-Trond, per la semplice ragione che il padre aveva perduto, in una speculazione commerciale, il capitale della sua dote matrimoniale. Aveva affidato a un mercante i venti marchi della dote da far fruttare, ma questi era tornato da un viaggio in Inghilterra con un solo marco. Lutgarda, senza dote, non poteva così aspirare a un matrimonio conveniente, perciò fu mandata in convento. Non mostrava alcun segno di vocazione religiosa, amava gli abiti eleganti e i divertimenti come tutte le ragazze della sua età, e dalle monache era vista più come una convittrice che una futura consorella. Un giorno mentre stava conversando con un’amica le apparve Cristo, che le mostrò le sue ferite dicendole di seguirlo, e da quel momento in poi Lutgarda rinunciò a tutti i legami mondani. Vedendo questo suo improvviso fervore, le suore pensarono a una fase passeggera ma ella viveva davvero vicino al Cristo parlandogli, nella preghiera, con familiarità ed ebbe anche una visione della Vergine Maria con san Giovanni Evangelista, apparso sotto la forma di aquila. Durante la sua meditazione della passione di Gesù sembrava condividere realmente le sue sofferenze, e la sua simpatia si rivolgeva a tutti coloro che soffrivano nel corpo o nello spirito. Rimase nel monastero di Santa Caterina per 12 anni e poi, alla ricerca di una regola più severa, si trasferì nella comunità cistercense di Aywières (Belgio), su consiglio del suo confessore. La sua lingua era il fiammingo mentre ad Aywières si parlava solo francese, e poiché padroneggiava poco anche la sua lingua natale questa incapacità di comunicare con facilità divenne una forma di mortificazione: viveva in un contesto straniero con grande umiltà, facendo lunghi digiuni e rammaricandosi per la sua scarsa gratitudine alle grazie che aveva ricevuto da Gesù. Nel 1235, 11 anni prima della morte, perse la vista e accettò quest’infermità come un dono di Dio fattole per separarla dal suo mondo fisico. Quando sentì che la morte si avvicinava, percepì che doveva prepararsi a quell’incontro in tre modi: ringraziare Dio per le grazie che aveva ricevuto; pregare in modo incessante per la conversione dei peccatori; confidare in Dio solo per tutte le cose, attendendo pazientemente il momento del suo transito verso di Lui per sempre. Morì il 16 giugno 1246, a 64 anni.