20 marzo: beato Giovanni Battista Spagnoli, nacque a Mantova il 17 aprile 1448, di una famiglia di origine spagnola, nel 1464, a soli 17 anni, entrò nell’Ordine dei frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo a Ferrara, dove emise la professione religiosa nel 1464. Dopo aver studiato grammatica e retorica a Mantova e poi filosofia a Padova, divenne professore di teologia a Bologna nel 1475. Le doti eccezionali gli acquistarono subito la stima e la fiducia dei superiori; priore a Parma nel 1471 e a Mantova nel 1479, fu eletto vicario generale della congregazione nel 1483, carica che gli fu rinnovata per altre cinque volte, finché, nel 1513, fu eletto priore generale di tutto l’Ordine. Nel 1513 fu invitato a partecipare al Concilio Lateranense V; nel 1515 ebbe da papa Leone X l’incarico di compiere una missione di pace tra il re di Francia e il duca di Milano. Unì allo zelo religioso una vera passione per gli “studia humanitatis” e la poesia in particolare, stringendo amicizia con Giovanni Pico della Mirandola, a Pomponio Leto, a Gioviano Fontano, a Filippo Beroaldo, a Giovanni Sabbadmo degli Arienti, al pittore Andrea Mantegna e ad altri insigni personaggi dell’epoca. In onore della Madonna compose vari carmi e un poema in tre libri, la Parthenices Mariana, che ebbe rapida diffusione in tutta Europa; si adoperò perché fosse affidata alla sua congregazione la custodia del santuario di Loreto, ciò che ottenne, sebbene per pochi anni, nel 1489. Colpito dalla dilagante corruzione del clero e del popolo, espresse la sua ansia riformatrice non solo con felici spunti letterari, ma anche con un vibrante discorso pronunciato nel 1489 nella Basilica Vaticana davanti a Innocenzo VIII e ai cardinali. Morì a Mantova il 20 marzo 1516.
20 marzo: beato Ippolito Galantini, nacque a Firenze il 12 ottobre 1565, da un tessitore di seta, ed egli stesso venne avviato al telaio, ma forte fu la sua vocazione alla catechesi, che lo portò fin dall’adolescenza a istruire i coetanei su questioni della fede, creando un gruppo di devoti a lui legati. Il padre di Ippolito ostacolò, in un primo momento, la sua vocazione religiosa e il suo desiderio di leggere libri spirituali nelle pause del lavoro di tessitura. All’età di 6-7 anni Ippolito cominciò a frequentare la scuola festiva della dottrina tenuta dalla Compagnia di Gesù nel collegio di San Giovannino di Firenze fondato a metà Cinquecento; fu qui che, tra il 1577 e il 1579, ebbe modo di incontrarsi con san Luigi Gonzaga e santa Maria Maddalena de’ Pazzi. Invano, però, Ippolito riuscì a farsi accettare in un ordine religioso a causa del suo debole stato di salute, sebbene non desistesse dal tentare comunque una strada di apostolato attivo, mantenendosi sempre nello stato laicale. A un laico, Jacopo Ansaldi, il neo arcivescovo di Firenze Alessandro de’ Medici, futuro papa Leone XI, aveva dato l’incarico di introdurre l’insegnamento della dottrina nelle compagnie di Firenze. Fu così che nel 1584 lo stesso Ansaldi propose Ippolito come “maestro generale” delle scuole della dottrina nella chiesa di Santa Lucia sul Prato, finché nel gennaio del 1599 fu chiamato dal cardinal de Medici a succedere all’Ansaldi come capo e governatore della Congregazione di Santa Lucia e poi di quella del Santissimo Salvatore. Dal quartiere d’Oltrarno, dove era nato, presto si trasferì con i genitori e i cinque fratelli nella parrocchia di Santa Lucia sul Prato nel quartiere di Santa Maria Novella, punto di riferimento privilegiato per la sua futura attività di catechista laico. Conduceva una vita di grandi sacrifici in nome della religione (digiunava tre volte alla settimana, mangiava solo cose povere e di notte dormiva pochissimo per poter pregare), che destò l’ammirazione di molti, radunando un certo numero di seguaci. Quando i francescani di delle chiesa di San Salvatore in Ognissanti gli donarono un terreno che faceva parte dell’orto del loro convento a Firenze, grazie alle cospicue donazioni anche della famiglia granducale e dell’arcivescovo Alessandro de’ Medici, poté far costruire un grande oratorio che venne iniziato il 14 ottobre 1602. Qui poté occuparsi della sua attività di catechesi in maniera autonoma. La sua attenzione fu sempre rivolta soprattutto all’istruzione dei ceti più modesti della popolazione e durante gli anni trovò sempre anche il tempo di aiutare il padre nel lavoro. Nella Pentecoste del 1604, completato l’oratorio, fondò la Congregazione di San Francesco della Dottrina cristiana, che ebbe un notevole successo fin dall’inizio, diffondendosi anche in altre località toscane e emiliane, dove fu inviato per l’insegnamento della dottrina rivolta a bambini, ragazzi e adulti maschi, tra le quali era compresa addirittura una classe di “venturieri” per i ragazzi venuti “di fuori”. Morì a Firenze 20 marzo 1619.