20 settembre: santa Candida di Cartagine, nata e vissuta a Cartagine, capitale della romana Provincia d’Africa. All’epoca dell’imperatore Diocleziano, l’impero era diviso tra due Augusti (imperatori) e due Cesari, che avrebbero poi ereditato il potere imperiale: il sistema era noto come tetrarchia e i due imperatori avevano ugual potere, ma ognuno con una propria corte. Su insistenza dell’imperatore Massimiano, vennero emanati editti che proibivano di professare il cristianesimo, ordinavano l’arresto del clero e la demolizione di tutte le chiese. Tra i due Massimiano era decisamente ostile alla religione cristiana, tanto da far radere al suolo la città di Cartagine, nel 303 d.C., dove la giovane Candida per non sconfessare la fede cristiana, fu arrestata e deportata da Cartagine a Roma ad altri cristiani. Percorsa e torturata fino ad essere completamente ricoperta di piaghe in tutto il corpo e martirizzata. Venne poi abbandonata dai persecutori su di una barchetta, dove sarebbe giunta sulle sponde di Ponza. Le sue spoglie, gettate in mare e ritrovate il 20 settembre, sarebbero giunte, trasportate dalla corrente, nei pressi dell’isola di Ventotene, dove sarebbero state raccolte e venerate dagli abitanti del luogo.
20 settembre: sant’Andrea Kim Taegon e compagni, nacque il 21 agosto 1821 in una nobile famiglia, gli yangban, la più importante classe sociale della Corea nel periodo della dinastia Joseon. Il padre Ignazio Kim Che-jun, anch’egli cattolico e poi martire, lo allevò in un ambiente decisamente ispirato ai principi cristiani. L’uomo aveva trasformato la sua casa in una chiesa domestica, ove affluivano i cristiani ed i neofiti della nuova fede per ricevere il battesimo, scoperto tenne con forza la sua fede, morendo a 44 anni martire. Andrea aveva 15 anni quando ricevette il battesimo con il nome di Andrea da uno dei primi missionari francesi arrivati in Corea nel 1836. Lo stesso anno fu inviato a Macao per prepararsi al sacerdozio. Ritornò in Corea come diacono nel 1844 per preparare l’entrata (in clandestinità) del vescovo francese monsignor Jean Joseph Ferréol: organizzò una imbarcazione con marinai cristiani e andò a prenderlo a Shanghai. Qui nel 1845 fu ordinato sacerdote. In seguito, di nascosto, con un viaggio avventuroso, penetrò in Corea, dove lavorò insieme ai missionari in un clima di persecuzione. Il suo apostolato fu agevolato delle capacità di comprendere la mentalità locale. Nel 1846 il vescovo Ferréol lo incaricò di far pervenire delle lettere in Europa, tramite il vescovo di Pechino, ma durante il viaggio fu casualmente scoperto ed arrestato. Subì vari interrogatori e spostamenti di carcere e, nonostante fosse un nobile, avendo manifestato davanti al re e a tutti la fedeltà a Gesù Cristo rifiutandosi di apostatare, venne atrocemente torturato e poi decapitato. Morì il 16 settembre 1846; patrono dei sacerdoti cattolici coreani.