a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi (Giuseppe Melchiore Sarto), 257º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica; nacque a Riese (Treviso) il 2 giugno 1835, da una famiglia di semplici contadini. Nel 1850 entrò nel seminario di Padova, grazie a una borsa di studio ottenuta tramite il patriarca di Venezia Jacopo Monico, suo compaesano. Nel 1858 fu ordinato sacerdote, a 23 anni, dal vescovo di Treviso, Giovanni Antonio Farina e divenne cappellano della parrocchia di Tombolo. Nel 1867 fu promosso arciprete di Salzano e poi, nel 1875, canonico della cattedrale di Treviso, cancelliere vescovile e fungendo nel contempo da direttore spirituale nel seminario diocesano. Il 10 novembre 1884 fu nominato vescovo di Mantova; ricevette la consacrazione episcopale sei giorni dopo nella basilica di Sant’Apollinare in Roma dal cardinale Lucido Maria Parocchi. Successivamente ricoprì la carica di patriarca di Venezia. Giuseppe dovette attendere 18 mesi prima di poter assumere la guida pastorale del patriarcato di Venezia. Con la nomina a patriarca egli ricevette pure la berretta cardinalizia nel concistoro del 12 giugno 1893. Il patriarca di Venezia fu eletto pontefice il 4 agosto e incoronato il 9 e prese il nome di Pio X in onore dei suoi immediati predecessori. Scelse come motto del suo pontificato Instaurare omnia in Christo (Efesini 1,10) e lo attuò con coraggio e fermezza. Papa Pio X rimase sempre semplice e umile e in Vaticano visse parcamente, assistito dalle sorelle, in un appartamento fatto allestire appositamente. Pio X avviò la riforma del diritto canonico, che culminerà nel 1917 con la promulgazione del Codice di diritto canonico e a redigere il Catechismo che porta il suo nome (Catechismo di Pio X). Anche sul piano della gestione patrimoniale fu lui a unificare i redditi dell’obolo di San Pietro e quelli del patrimonio del Vaticano. Ma, soprattutto, riformò la Curia romana con la costituzione Sapienti consilio del 29 giugno 1908, sopprimendo vari dicasteri divenuti inutili. Il nome di Pio X è legato anche alla riforma del canto gregoriano. Con il Motu proprio Inter pastoralis officii sollicitudines, il pontefice impose il canto gregoriano nella liturgia e fornì precise istruzioni circa l’uso della musica nelle cerimonie religiose. L’8 agosto 1910 il pontefice emanò il decreto Quam singulari Christus amore con il quale ripristinò l’età della prima comunione e della prima confessione dei bambini all’età dell’uso della ragione, cioè intorno ai sette anni. Tale età era stata fissata dai concili Lateranense IV e Tridentino; successivamente era stata modificata per influsso del giansenismo. Proprio nei primi giorni della prima guerra mondiale, Pio X morì per una cardiopatia. Morì il 20 agosto 1914, a 80 anni.
21 agosto: santa Ciriaca di Roma, è stata, secondo la tradizione, una cristiana che subì il martirio al tempo di Decio. Ciriaca era una nobile romana la quale, rimasta vedova dopo undici anni di matrimonio, mise se stessa e i suoi beni a disposizione dei cristiani che, durante la persecuzione, si riunivano nella sua casa, sita sul Celio, per celebrarvi i divini misteri. Conobbe anche san Lorenzo che la guarì da un mal di capo; dopo la morte del santo, al tempo della persecuzione di Decio, fu arrestata e sottoposta a terribili tormenti. Il suo corpo fu sepolto nell’«agro Verano», non lungi da quello di san Lorenzo, in un suo podere, così Ciriaca entrò nell’agiografia di san Lorenzo essendo, naturalmente, anch’essa elevata alla dignità di martire. Morì il 23 agosto del III secolo d.C.
21 agosto: beato Ladislas Findysz, nacque a Krościenko Niżne (Polonia) il 13 dicembre 1907. A20 anni entrò nel Seminario Maggiore di Przemyśl e il 19 giugno 1932 fu ordinato sacerdote. Intraprende la funzione di vicario nelle parrocchie di Borysław, Drohobycz, Strzyżów e Jasło. Nel 1941 riceve la nomina di amministratore della parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo a Nowy Żmigród. Dopo un anno, il 13 agosto 1942, viene nominato parroco della suddetta parrocchia. Nel 1944, come tutti gli abitanti, viene espulso dai tedeschi. Dopo la guerra il suo servizio si svolge in tempi duri sotto il governo comunista. Da parte dell’autorità ecclesiastica è ritenuto un parroco zelante: riceve le onorificenze dell’Expositorio Canonicali (1946), del Rocchetto e della Manteletta (1957), anno in cui viene nominato vicedecano e, nel 1962, decano del Decanato di Nowy Żmigród. Nel 1963 inizia l’attività pastorale di “opere conciliari di bontà”, spedisce lettere-appelli ai parrocchiani in situazione religiosa e morale irregolare esortandoli e incoraggiandoli a rimettere in ordine la loro vita cristiana. Le autorità comuniste reagiscono a questa azione con grande severità e lo accusano di costringere i fedeli a pratiche e riti religiosi. Il 25 novembre 1963, interrogato della Procuratura di Voivodato a Rzeszów, viene arrestato e condotto nel carcere del Castello di Rzeszów, due mesi dopo effettuò un intervento chirurgico per rimuovere una ghiandola tiroidea. Nel Castello viene sottoposto a maltrattamenti e umiliazioni fisiche, psichiche e spirituali e, il 25 gennaio 1964, viene trasferito nel carcere-ospedale a Cracovia. L’operazione chirurgica per asportare un cancro esofageo fu rinviata e fu lasciato a soffrire prima della sua liberazione il 29 febbraio. Il tumore fu considerato inoperabile e quindi fu costretto a vivere con il dolore fino alla morte alcuni mesi dopo. Il 1 marzo 1964 Ladislas ritorna a Nowy Żmigród, dove morirà nella canonica di Nowy Żmigród. Morì il 21 agosto 1964.