a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 22 dicembre la chiesa ricorda san Flaviano di Montefiascone, nacque a Roma nel IV secolo d.C., era un patrizio romano che rivestì la carica di prefetto di Roma al tempo degli imperatori Costantino II e Costanzo II. La tradizione lo vuole marito di santa Dafrosa (4 gennaio) e dunque padre delle sante Bibiana (2 dicembre) e Demetria (21 giugno). La tradizione cristiana, non supportata da riscontri storici, vuole che quando divenne imperatore Giuliano l’Apostata, furono ripristinate le persecuzioni contro i cristiani e Flaviano fu costretto a lasciare la sua carica di prefetto, cedendola nelle mani di un suo acerrimo rivale e acceso sostenitore del paganesimo, un tale Aproniano. Sorpreso mentre seppelliva i martiri Prisco, Priscilliano e Benedetto, Flaviano venne bollato a fuoco sul volto con il marchio degli schiavi e condannato al lavoro forzato presso Aquas Taurinas, una località che è stata variamente identificata con Civitavecchia, Acquapendente o Montefiascone, dove fu condannato a lavorare nelle terme, fu poi martirizzato. Morì il 22 dicembre 361.
22 dicembre: santa Francesca Saverio Cabrini, nacque a Sant’Angelo Lodigiano (Lodi) il 15 luglio 1850, cresciuta in una famiglia profondamente credente. Francesca frequentò la scuola privata delle suore canossiane e fu presto pervasa dal sentimento religioso. Già durante l’infanzia era vivacissima d’ingegno e spiritualmente inquieta. Pregava molto, in chiesa, seguendo l’esempio della sorella, che si occupò di lei con dedizione, educandola con una certa severità. Era appassionata alla lettura degli Annali della propaganda della fede, a cui la famiglia era abbonata. Già da bambina sognava di diventare suora missionaria; pensava soprattutto alla Cina come alla terra dove avrebbe potuto seguire l’esempio del Servo di Dio Matteo Ricci e di san Francesco Saverio. Conseguita la licenza magistrale, dopo la morte dei genitori e l’emigrazione del fratello in Argentina, rimase con la sorella Rosa, che aveva rinunciato a farsi religiosa per aiutare la famiglia, per prendersi cura di un’altra sorella, Maddalena, che era handicappata. Insegnò per un paio d’anni come supplente a Vidardo riuscendo, nonostante la proibizione governativa e la presenza di un sindaco anticlericale, a insegnare dottrina cristiana in classe, poi su invito del vescovo di Lodi entrò nella “Casa della Provvidenza” a Codogno e nel 1877 vi fece la professione coi nomi di Francesca Saveria Angelica del Bambin Gesù, prima diventandone segretaria e poi vice-superiora. Ma sciolta quella comunità, il vescovo di Lodi, che ne aveva intuito la vocazione missionaria, la spinse a fondare un nuovo istituto, il 14 novembre 1880, insieme a sette compagne che erano con lei nella “Casa della Provvidenza”, Francesca dava inizio alle “Missionarie del Sacro Cuore di Gesù”. Francesca continuava a sentire il richiamo della Cina. Fu il vescovo di Piacenza, beato Giovanni Battista Scalabrini, che si occupava da tempo di emigrazione, a proporle di dedicarsi agli italiani emigrati in America, chiedendole di accettare la direzione di una scuola e di un asilo a New York. Il 21 marzo 1889 si imbarcò con altre sei suore a Le Havre per raggiungere New York, dove arrivò il 31 marzo. L’accoglienza dell’arcivescovo di New York, Michael Augustine Corrigan, non fu delle più calorose. Costruì asili, scuole, convitti per studentesse, orfanotrofi, case di riposo per laiche e religiose, ospedali a New York e Chicago. Per alcuni contrattempi, riguardanti l’organizzazione della scuola e dell’asilo, egli invitò le suore a ripartire per l’Italia. Francesca mostrò in quest’occasione la sua tempra, opponendosi fermamente e facendosi forte del preciso impegno che aveva assunto con il papa Leone XIII, che l’aveva incoraggiata dicendole che la sua Cina erano gli Stati Uniti, trovò l’aiuto di una ricca cattolica americana, la contessa De Cesnola, moglie di un italiano, e aprì una prima scuola femminile in un appartamento offerto dalla contessa, poi le suore si impegnarono nell’assistenza e nell’insegnamento nei quartieri più degradati della città. Francesca riuscì a convincere gli italiani più ricchi a ad aiutare i connazionali poveri perché potessero inserirsi nel contesto sociale americano senza dimenticare la propria origine etnica. La spiritualità di madre Cabrini si realizzò soprattutto nelle opere, nella sua instancabile attività finalizzata ad opporre il bene al male. Mancò a Chicago, durante una delle visite che compiva periodicamente alle sue case. Morì il 22 dicembre 1917; patrona degli emigranti