a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 3 agosto la chiesa festeggia sant’Aspreno di Napoli, nacque a Napoli nel I secolo. Primo vescovo della nascente comunità cristiana di Napoli fu Aspreno, mentre san Gennaro fu vescovo di Benevento e morto martire a Pozzuoli. La sua vita si sarebbe svolta sotto gli imperatori Traiano e Adriano. Nel corso della propria esistenza Aspreno riuscì a dimostrarsi uomo particolarmente ricolmo d’amore verso i poveri e si dimostrò sempre disponibile verso qualsiasi persona al di là del ceto e della condizione sociale molto benevole e caritatevole con cui ne avesse necessità senza fare differenze rispetto al colore della pelle, lo status sociale e quant’altro. Come detto, fu particolarmente importante il suo speciale carisma che fece accrescere la comunità cristiana napoletana. Sul conto di Aspreno ci sono diverse leggende. Della sua vita non si sa niente di certo, ma un’antichissima leggenda, ripresa poi da testi successivi con rimaneggiamenti, si narra che incontrò san Pietro, fondata la Chiesa d’Antiochia, dirigendosi verso Roma con alcuni discepoli, dal quale ricevette il Kerygma cristiano cioè il messaggio che arriva da Gesù Cristo dalla lontana terra di Gerusalemme. San Pietro in quel periodo si sarebbe diretto a Napoli dove sembra che guarì in maniera miracolosa una anziana donna che in seguito a questo miracoloso evento si convertì alla religione cattolica, tra l’altro diventando santa Candida la Vecchia. L’incontro tra san Pietro e Aspreno avvenne proprio grazie a santa Candida che in ragione del miracolo con cui lo aveva guarito e dello stato fisico Aspreno, anch’egli infermo, decise di portarlo al cospetto del principale apostolo di Gesù Cristo. San Pietro guarì Aspreno che come successe per Candida si convertì restando sempre al fianco di san Pietro apprendendo tantissimo sulla parola del Signore e di quello che aveva fatto per la salvezza degli uomini. Quando arrivò il momento per san Pietro di lasciare Napoli, decise di affidare la comunità cristiana che si stava formando allo stesso Aspreno nominandolo di fatto primo vescovo della città partenopea. Con la crescita della comunità Aspreno fece costruire un primo edificio per il culto della religione cristiana in città e che prese il nome di Santa Maria del Principio, dove poi sarebbe sorta la Basilica di Santa Restituta. In seguito sulla stessa pianta venne edificato quello che è l’attuale Duomo di Napoli. Secondo la leggenda sarebbe da attribuire allo stesso Aspreno anche la costruzione della Basilica di San Pietro ad Aram di fatto la prima chiesa di Napoli nonché il luogo nel quale san Pietro compì il sacrificio eucaristico. Morì nel II secolo d.C.; patrono di Napoli e invocato contro l’emicrania.
3 agosto: san Pietro di Anagni, nacque a Salerno agli inizi dell’XI secolo, da nobile famiglia longobarda dei principi di Salerno. Rimasto orfano in giovane età, fu affidato ai monaci dell’abbazia di San Benedetto a Salerno, dove trascorse la giovinezza ricevendo una formazione giuridica ed ecclesiastica e dedicandosi, nel contempo, all’esercizio delle virtù monastiche. Trasferitosi a Roma tra il 1049 e il 1062, su richiesta del cardinale Ildebrando di Soana (futuro papa Gregorio VII), che lo conobbe in occasione di una legazione a Salerno, lo affiancò come cappellano a papa Alessandro II. Di lì a poco, nel 1062, fu nominato da Alessandro II vescovo della sede, da lungo tempo vacante, dopo la morte del vescovo Bernardo, di Anagni, una carica che tenne fino alla morte. Egli sarebbe successo a Bernardo cancellarius papale nel 1061. È stato ipotizzato anche che Pietro, durante il suo soggiorno presso la Curia romana, abbia svolto un apprendistato presso lo stesso Bernardo, circostanza che spiegherebbe la nomina episcopale presso la sede anagnina e non altrove. Lo consacrò a Roma papa Alessandro II, del quale era stato suo cappellano. I primi tempi dell’episcopato furono caratterizzati dall’impegno di Pietro nella restaurazione materiale dell’episcopato di Anagni, consistente soprattutto nel recupero di diritti, privilegi e possessi usurpati durante il governo dei suoi predecessori. Animato dallo spirito della riforma gregoriana, dedicò, alla sede a lui affidata da papa Alessandro II, all’opera di restauro della disciplina ecclesiastica, a ravvi¬vare il culto del martire san Magno di Trani, a rivendicare i beni della sua Chiesa, usurpati dai laici, e ricostruire dalle fondamenta l’edificio fatiscente della cattedrale. Il recupero dei beni territoriali illecitamente sottratti alla Chiesa anagnina impegnò Pietro nel periodo successivo ed egli riuscì a riportare sotto il controllo episcopale il territorio castri Uici Morraceni (Vico Moricino), distrutto e spopolato e successivamente provvide anche a fortificare le chiese. Durante l’episcopato dovette lasciare due volte la sua sede: Alessandro II lo inviò come apocrisario (intermediario) presso l’imperatore d’Oriente Michele VII Ducas e seguì Boemondo d’Altavilla nella crociata in Terra santa. Ad Anagni, soffrì molto a causa dei chierici nemici della riforma gregoriana, ma quando, dopo 43 anni di episcopato, venne a morte, l’ardua opera era compiuta: ricostruita la cattedrale e restaurata la disciplina canonica, con la vita comune; ecclesiastici da lui formati erano pronti a succedergli degnamente nel regime della Chiesa anagnina. Morì il 3 agosto 1105.