Oggi 9 dicembre la chiesa festeggia san Siro di Pavia, una leggenda fiorita in Italia identifica san Siro, primo vescovo di Pavia, con il giovinetto che porse a Gesù i pani e i pesci per il miracolo della moltiplicazione. Tale leggenda è riferita nel De laudibus Papiae, uno scritto del 1330. Secondo questa Vita le origini del vescovado pavese sono da collegarsi con Aquileia, il cui primo vescovo Ermagora venne consacrato dall’evangelista san Marco. Ermagora a sua volta avrebbe consacrato vescovi Siro ed Evenzio, inviandoli ad evangelizzare Pavia. Siro, identificato appunto nel giovinetto che porse a Gesù i pani e i pesci della moltiplicazione, sarebbe venuto dalla nativa Palestina in Italia al seguito di san Pietro e di san Marco, fermandosi poi ad Aquileia col vescovo Ermagora, in compagnia di Evenzio. Inviati entrambi nella città alle rive del Ticino (l’antico nome di Pavia era Ticinum Papiæ), di cui Siro fu eletto primo vescovo, collaborarono entrambi alla diffusione del vangelo, estendendo la loro attività missionaria dal Ticino all’Adige, predicando a Verona, Brescia, Lodi e anche a Milano, dove Evenzio, inviato da Siro, avrebbe dato sepoltura ai martiri Gervasio e Protasio, ponendo sulla loro tomba una pietra sepolcrale con l’epitaffio dettato dal vescovo di Pavia. Questo ne fa un motivo di vanto per i devoti di Pavia che possono dire che il loro primo vescovo sia anteriore al primo vescovo di Milano, da cui Pavia dipende ecclesiasticamente. Per quanto verosimile, la biografia di san Siro è in contrasto con i dati cronologici, dato che si sa che il terzo vescovo di Pavia, Evenzio (o Invenzio), visse tra il 381 e il 397. Resta tuttavia non offuscata l’immagine di questo generoso banditore del vangelo, che lasciò tracce del suo benefico apostolato in varie città dell’Italia settentrionale.
9 dicembre: san Juan Diego Cuauhtlatoatzin, (in azteco il suo nome significa “colui che grida come un’aquila”) nacque a Cuauhtitlan (Messico) nel 1474. Contadino in un modesto villaggio della Guadalupe, convertito al cristianesimo, fu uno dei primi indios, nel 1524, a ricevere il battesimo col quale assunse il nome cristiano di Juan Diego. Con lui fu battezzata anche la moglie Malintzin, col nome di Maria Lucia, che morì nel 1528. Juan Diego è noto per le apparizioni della Vergine Maria che avvennero tra il 9 e il 12 dicembre 1531 sulla collina di Tepeyac nei pressi di Città del Messico. La prima apparizione avvenne la mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la città, l’indio è attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una donna che lo chiama per nome con tenerezza. La Signora gli dice di essere «la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio» e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferirgli che desidera le si edifichi un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corre subito dal vescovo Juan de Zumarraga, ma non viene creduto. Tornando a casa la sera, incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso e chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo, che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno. La Vergine promette di darglielo l’indomani. Il giorno seguente, però, Juan Diego non può tornare: suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui viene inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo. Giunto in vista del Tepeyac decide perciò di cambiare strada per evitare l’incontro con la “Signora”. Ma la Signora è là davanti a lui e gli domanda il perché di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. La “Signora” lo rassicura, affermando che lo zio è già guarito, e lo invita a salire sulla sommità del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi “fiori di Castiglia”: è il 12 dicembre. In questo periodo dell’anno, né la stagione né il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere. Juan Diego ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale, però, gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verità delle apparizioni. Juan Diego ubbidisce e, giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla tilma (mantello) si imprime e rende manifesta alla vista di tutti l’immagine di una Madonna con le mani giunte. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto che le sia innalzato un tempio. Nel frattempo l’immagine, collocata nella cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni. Dopo questi fatti, Juan Diego si ritirò a vivere in penitenza e orazione in una piccola casa costruita per lui presso il santuario. Qui visse per 17 anni fino a che morì il 30 maggio 1548, a 74 anni.