Oggi 9 febbraio la chiesa celebra sant’Apollonia, nacque ad Alessandria d’Egitto nel III secolo d.C. La storia del martirio di Apollonia ci è giunta tramite il racconto da Eusebio di Cesarea, il quale riporta un brano della lettera del vescovo Dionigi di Alessandria, indirizzata a Fabio di Antiochia, in cui si narrano gli avvenimenti dei quali era stato testimone. Tra il 248 ed il 249 in Alessandria d’Egitto scoppiò una sommossa popolare contro i cristiani, provocata da un indovino pagano. Apollonia, che era allora un’anziana donna cristiana non sposata che aveva aiutato i cristiani e fatto opera di apostolato, venne catturata tra gli altri e venne percossa al punto di farle cadere i denti. Secondo la tradizione popolare le furono strappati i denti, uno a uno, con le tenaglie. Venne poi preparato un gran fuoco per bruciarla viva se non avesse pronunciato delle bestemmie. Riuscita a liberarsi con un’astuzia dalle mani della plebe, si lanciò da sé tra le fiamme, dove morì, ritenendo senza dubbio che il suicidio non costituisse una colpa in quella situazione, temendo che le venisse violata la castità con lo stupro o che ulteriori torture prima del rogo le avrebbero fatto vacillare la fede. Apollonia morì non dopo la primavera del 249; patrona degli Odontoiatri.
9 febbraio: san Sabino di Canosa, nacque a Canosa di Puglia nel 461 d.C., sotto il regno di Leone I imperatore a Costantinopoli e di Maggiorano a Roma. I suoi parenti erano i Sabini nobili romani che, fin dalla guerra di Canne, da Roma si trasferirono a Canosa. Ancora giovane, dopo la morte dei suoi genitori, ereditò i loro beni che incominciò a donare largamente ai poveri. Fu ordinato sacerdote per l’imposizione delle mani del suo maestro e guida, il vescovo Probo, coltivò prima di tutto nel popolo il rispetto della persona umana, l’amore alla giustizia e alla verità, per poi aggiungervi l’educazione alla vita di fede e di carità. Alla morte del vescovo Memore, nel 514, all’età di 54 anni, gli subentrò come vescovo di Canosa, in un momento particolarmente grave per la Chiesa in Italia, dominata dai Goti e con il re Teodorico che favoriva gli Ariani. Sabino si manifestò maestro illuminato, guida ferma e decisa del suo popolo che nutriva abbondantemente con la Parola di Dio. Sotto la sua guida, si può dire che Canosa acquistò il suo volto cristiano vero e proprio, facendo fruttificare al massimo l’eredità ricevuta dai grandi e santi vescovi che lo avevano preceduto. Il suo lungo episcopato, s’intrecciò con le vicende di otto Papi che trovarono il lui un interlocutore sempre attento e capace, un abile e sapiente mediatore, e un sicuro punto di riferimento per la Santa Sede romana e per la sua comunità di Canosa. Costruttore di chiese ed edifici, seguendo la disciplina benedettina dell’Ora et labora. Tutta questa realtà fa emergere l’interesse del vescovo per il bene della comunità a lui affidata. Sabino morì il 9 febbraio del 566, all’età di 105 anni, dopo 56 anni di episcopato.
9 febbraio: beata Anna Katharina Emmerich, nacque a Coesfeld (Germania) l’8 settembre 1774, da una famiglia di contadini, fin da piccola, anche, lei dovette aiutare in casa e nei lavori dei campi. Ben presto i genitori e tutti quelli che conoscevano Anna Katharina si accorsero che lei si sentiva attratta in maniera particolare dalla preghiera e dalla vita religiosa. Amava partecipare alla Messa, spesso recitava da sola la Via Crucis. Per tre anni Anna Katharina fu a servizio in una grande fattoria dei dintorni. La giovane aveva il desiderio di entrare in monastero, poiché questo desiderio per il momento non si avverava, tornò a casa dai genitori. Lei lavorò come sarta andando di casa in casa. Anna Katharina chiese di essere ammessa in diversi monasteri, ma fu respinta poiché non poteva portare alcuna dote. Le Clarisse di Münster si dichiararono, infine, pronte ad accoglierla se lei avesse imparato a suonare l’organo. Lei ebbe il permesso dai suoi genitori di trasferirsi dall’organista Söntgen di Coesfeld per il tirocinio, ma non trovò mai il tempo per imparare a suonare l’organo. Il bisogno e la povertà di quella famiglia la indussero a contribuire con il lavoro nella casa e in famiglia. Nel 1802, insieme all’amica Klara Söntgen, Anna Katharina poté finalmente entrare nel monastero delle canonichesse regolari di Sant’Agostino di Agnetenberg presso Dülmen. L’anno successivo prese i voti. Lì prese parte alla vita monastica con fervore, era sempre pronta ad assumersi i lavori più pesanti e non amati. A causa della sua povera origine, lei fu in principio ignorata, ma sopportava in silenzio questo dolore e in silenziosa rassegnazione. Dal 1802 al 1811 si ammalò frequentemente e aveva gravi dolori da sopportare. Nel 1811 il Monastero di Agnetenberg venne soppresso. Anche Anna Katharina dovette abbandonare il monastero e trovò accoglienza come domestica presso l’Abbé Lambert, un prete fuggito dalla Francia, che viveva a Dülmen. Ma presto lei si ammalò e non poté più lasciare la casa e fu costretta a letto. D’accordo con il sacerdote, Anna Katharina fece venire la sorella, Gertrud, la quale sotto la sua direzione doveva occuparsi della casa. In questo periodo Anna Katharina ricevette le stigmate, i cui dolori aveva già sofferto da molto più tempo. La seguì il dottor Franz Wesener, un giovane medico, ateo divenuto poi credente. Oltre che suo medico, fu suo fedele amico, il quale tenne per undici anni un diario dei fenomeni occorsi alla sua paziente. La più grande passione per Anna Katharina fu il suo amore per le persone. Dove lei vedeva il bisogno, cercò sempre di aiutare. Anche dal suo letto di ammalata lei confezionò abiti per i bambini più poveri ed era felice se in questo modo li poteva aiutare. Si interessava di tutti e offriva loro incoraggiamento e conforto. Molte personalità cercarono un incontro con Anna Katharina, fra questi il poeta tedesco Clemens Brentano, che dal suo primo incontro nel 1818 derivò un soggiorno di cinque anni, in cui giornalmente lui visitò Anna Katharina, dove prese nota delle visioni che più tardi pubblicò. Anna Katharina morì Morì a Dülmen il 9 febbraio.