Si presenta sabato 27 novembre 2021 alle ore 11 al Teatro Diana in via Luca Giordano 64 Napoli, “Scrivere di donne – Anna Maria Ackermann memorie inedite” di Nunzia Gionfriddo, edizioni Homo Scrivens. L’autrice ne parla con Raffaele Messina, tra le letture di Anna Maria Ackermann, Raffaele Mancini, Gaetano Spagnuolo. Esibizione musicale di Francesca Curti Giardina (voce) e di Nicola Campanile (chitarra).
Dalla memoria dell’attrice napoletana Anna Maria Ackermann, attraverso la penna sapiente di Nunzia Gionfriddo, emergono donne, icone di epoche lontane, mondi agresti immersi nelle loro tradizioni, amori fragili, ribellioni, fughe disperate da lager tedeschi, lutti familiari. Si incastrano, come scatole cinesi, le vite al femminile di borghesi napoletani e contadine toscane, come Mustiola, e Laura, nonna e madre della Ackermann.
Nella seconda parte del romanzo, attraverso le lezioni di Anna Maria Ackermann agli allievi del Teatro Totò di Napoli emerge il mondo vivo e ricco della produzione teatrale e letteraria partenopea.
“Il libro nasce dal desiderio di Anna Maria di raccontare la vita della nonna Mustiola e della madre Laura. Cercava un autore che la scrivesse. Per caso un comune amico, Nino Spagnuolo, mi invitò (ma fu veramente per caso?) ad assistere alle lezioni di recitazione che l’attrice teneva al Teatro Totò”, spiega Nunzia Gionfriddo. “Io ero all’oscuro della richiesta, ma avevo piacere di vederla al lavoro. Amo il teatro con tutta l’anima e mi ritrovai seduta timidamente sulle ultime poltroncine della sala. Come andò è scritto sulle pagine del romanzo. Accettai e mi misi all’opera, recandomi diverse volte ospite della sua meravigliosa casa a Chiusi o nella sua dimora napoletana. Mi pentii presto di avere accettato. Non amo le biografie, né di un attore né di altri. Poi mi venne l’idea di scrivere come lo sapevo fare io e di scegliere la tecnica letteraria che amo. Il romanzo nella Storia”.
Questo libro, dunque, non è una biografia né un’intervista. Ė un romanzo, la storia di due donne che si incontrano e tra loro nasce la confidenza, quella che solo fra donne si istaura. Le due donne da estranee diventano amiche e ognuna usa il linguaggio che le appartiene: l’attrice, raccontando relaziona i fatti alla sua vita attoriale, e la scrittrice, che è anche una storica, ricerca nel racconto i fatti, le testimonianze e l’evoluzione della società. Ed ecco che i ruoli si incastrano.
Quanto dell’autrice emerge tra le righe? “Molto di me e dell’attrice”, chiarisce la Gionfriddo. “Mi è stato impossibile raccontare solo di altri, senza lasciarmi coinvolgere. Noi due, nonostante spesso ci siamo concentrate sulla vita della nonna Mustiola o della madre Laura, abbiamo tentato di nasconderci dietro le parole, ma non ci siamo riuscite. In fondo abbiamo scoperto di essere due capricorni istrionici. Ho fatto uno sforzo immenso a non parlare della mia nonna, che oltretutto aveva con Mustiola molte affinità e, chi ha letto il mio primo romanzo Chiocciole vagabonde, lo sa”.
Si intrecciano così storie lontane e vicine, vite al presente e al passato, con la tecnica dei flash-back.
A quale tipologia di lettore si rivolge? “Sicuramente a chi ricorda l’attrice”, continua Nunzia Gionfriddo. “Ma aver fatto un’operazione di scrittura creativa, come dice il mio editore, rende il romanzo adatto a tutti i gusti. Chi ama storie d’amore, le trova; chi cerca l’avventura si appassionerà alla fuga rocambolesca dal lager tedesco; chi vive di nostalgia troverà accenni agli anni Cinquanta, Sessanta e oltre; chi ama i De Filippo o gli scrittori di cui la nostra cultura napoletana va fiera, troverà anche questi”.