Egregio Direttore (Bassa Irpinia)
Mi ospiti ancora una volta, nella sua rubrica, per esprimere compiacimento e solidarietà a quanti, studenti della fase conclusiva il loro iter formativo di secondo livello, sono in procinto di accedere alle Università, ovvero, al mondo del lavoro. Giorni fatidici e compensativi quelli che costoro stanno vivendo. Le bacheche degli istituti superiori, al pari delle vetrine al momento dei grandi saldi, vengono prese d’assalto e il cuore pulsa e le tempie scoppiano e gli occhi rincorrono gli schemi paralleli e i nomi, come titoli di coda del celebre film, scorrono veloci e si fa difficile la lettura non potendoli raccogliere tutti nella loro complessità : il tuo, il suo, il loro, il mio, si rincorrono come viaggiatori alla uscita della stazione, pronti ad entrare in un altro mezzo pubblico, preoccupati di tenere in tasca il nuovo tagliando del viaggio. E c’è chi ride, chi piange, chi si rammarica, chi cova vendette. La giostra della competizione per molti si sospende, per pochi s’interrompe, per altri, resta la riflessione. E s’accresce per questi ultimi la consapevolezza del sapere, dell’autodeterminazione. Per pochi, molto pochi per fortuna, tra le altre motivazioni appare anche la compensazione. Alla malasorte, alla salute precaria, alle difficoltà finanziarie e ambientali, agli scompensi familiari, tutti elementi spalmati nel campo del possibile accadimento, questi studenti, hanno saputo rispondere traslando, nelle sudate pagine dei loro compagni di prima gioventù, le ansie, le paure, le incertezze; continuando il sacrificio della scelta, della esclusione, ripagavano l’impegno di quanti, nelle aule dei Licei o delle altre discipline della formazione del sapere, dedicavano loro cure, trasferivano esperienze, distribuivano valori. Ed ora quei momenti bui, che arrecavano alla fatica dello studio il peso aggiuntivo di sconfitte o pause non volute, né cercate, si illuminano di una luce diversa. Non è la giostra, per loro, ad essere avvertita come metafora di confronto. Loro non hanno mai avvertito incertezze o capogiri; loro a testa bassa combattevano con lo scudo e con la spada difendendosi e attaccando. E stamane davanti alla vetrina del negozio dei valori, tra i molteplici gioielli, vestiti o indumenti vari, che fanno dell’uomo il principe della terra, tra la stessa specie o tra quella più elastica del regno animale, gli occhi s’illuminano, il cuore si gonfia e la speranza diviene il passaporto del domani. E il numero diviene identità di confronto, spendibile nella banca aurea dell’esistenza umana. Ho preso 100 ! Risuona nel grande atrio dello spirito il grido del trofeo . E nel caleidoscopio delle emozioni l’eco si amplifica e raggiunge l’udito più lontano. Non è più un elemento di valutazione, ovvero, non è solo questo. Diviene quel numero strumento di giustizia, legalità, trasparenza, onestà. Divine valore intrinseco della libertà sociale. Va a costoro il mio saluto speciale, il mio abbraccio virtuale, il mio pensiero profondo di ringraziamento. Agli altri, a quanti non possono emettere quel grido liberatorio, dedico un grazie per il loro impegno. La vita è tanto lunga e le occasioni non mancheranno per essere loro, primi tra i primi. A tutti voi studenti che lasciate le aule delle Superiori, dedico un grazie e un motivo intimo di forte riconoscimento morale. Interpretando il sentire genitoriale italico posso serenamente affermare che il paese è orgoglioso di voi e aspetta che sappiate continuare su questa strada per rendere il servizio nobile al paese: il sapere. (Dott. Antonio Tulino)