Sequestrati beni per circa 6 milioni di euro nei confronti dell’ex commissario straordinario per gli scavi di Pompei.

Sequestrati beni per circa 6 milioni di euro nei confronti dell’ex commissario straordinario per gli scavi di Pompei.

Nella mattinata odierna, a conclusione di un’inchiesta della Procura Regionale della Corte dei Conti per la Campania, i finanzieri del Comando Provinciale di Napoli hanno eseguito un sequestro conservativo di beni, fino a concorrenza della somma di euro 5.778.939,05, nei confronti dell’ex commissario delegato per l’emergenza degli scavi archeologici di Pompei. Al predetto funzionario, è stato, altresì, notificato, unitamente a nove dirigenti del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo nonché della Regione Campania, invito a fornire deduzioni. L’indagine erariale è stata coordinata dal Sostituto Procuratore Generale della Corte dei Conti dott. Donato LUCIANO e condotta dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Torre Annunziata. Il Procuratore Luciano ha contestato il danno patrimoniale di euro 5.778.939,05 all’ex commissario di Protezione Civile per la gestione dell’emergenza nell’area archeologica degli scavi di Pompei, e ai nove alti dirigenti componenti, a vario titolo, della Commissione ministeriale di indirizzo e coordinamento che aveva il compito di approvare il piano degli interventi e di assicurarne la congruità rispetto all’obiettivo della messa in sicurezza e salvaguardia dell’area. Al centro dell’attività investigativa, i lavori complementari realizzati nel 2010 per la fornitura di attrezzature per spettacolo e per l’allestimento scenico del Teatro Grande di Pompei, esorbitanti rispetto all’obiettivo di messa in sicurezza, conservazione e restauro del patrimonio del sito archeologico. Tale affidamento, tra l’altro effettuato senza gara, è avvenuto in violazione delle disposizioni emergenziali che imponevano al Commissario delegato l’attuazione delle misure dirette alla messa in sicurezza e salvaguardia dell’area archeologica, tra cui la realizzazione di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria occorrenti per impedire il degrado dei beni archeologici e consentire la piena fruizione ai visitatori, senza alcun riferimento ad interventi relativi all’allestimento di strutture o acquisto di attrezzature mobili per spettacoli teatrali. La vicenda trae origine dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 luglio 2008 che, in considerazione dei numerosi crolli verificatisi e del grave pericolo in atto nell’area archeologica di Pompei, ha dichiarato, fino al 30 giugno 2009, lo stato di emergenza; stato di emergenza poi prorogato fino al 30 giugno 2010 con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 luglio 2009. A seguito della dichiarazione di stato di emergenza sono state emanate nell’arco di due anni varie ordinanze di protezione civile che hanno stanziato complessivamente risorse per 79 milioni di euro, tutte finalizzate alla messa in sicurezza e alla salvaguardia dell’area archeologica. La Procura della Corte dei Conti ha anche evidenziato l’abnormità dell’intera gestione extra ordinem – peraltro già contestata con la deliberazione n. 16/2010/P della Sezione centrale di controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti – sottolineando la sostanziale illegittimità del ricorso al potere di ordinanza con conseguenti procedure in deroga alle leggi, non ricorrendo i presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza. La vicenda ha dato origine anche a pregresse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata per le ipotesi di abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture e truffa ai danni dello Stato.