Saranno i prossimi mesi a dire se si tratta di un embrione pronto a nascere o di un aborto. Il disegno di legge di riordino del servizio idrico integrato approvato dalla Giunta regionale nel giugno scorso e pubblicato solo ieri sul Bollettino ufficiale introduce elementi significativi di novità nella governance della materia ma per molti aspetti ricalca sentieri già battuti. Il testo varato dall’esecutivo Caldoro ricorda molto quello vergato per riscrivere la mappa della gestione dei rifiuti in Campania. Saranno gli Ambiti, tre in tutta la Campania contro i cinque oggi esistenti, a dover guidare i processi avvalendosi poi di articolazioni locali modellate sulle caratteristiche peculiari del territorio. Ogni Ambito sarà guidato da un’Assemblea formata dai sindaci (o delegati) di tutti i comuni ricadenti nel perimetro. Il disegno di legge non dettaglia singolarmente i nomi dei componenti dei tre Ato, ma data la riduzione del numero complessivo è probabile che i confini degli Ambiti risulteranno ampliati. Segnatamente, per quanto interessa il Sannio, alle province di Benevento e Avellino unite finora nell’Ato ‘Calore Irpino’ saranno probabilmente associati ulteriori territori. Saranno le Assemblee d’ambito a svolgere alcune tra le più importanti funzioni, in primis la scelta del soggetto gestore per ogni articolazione territoriale. Il nome del prescelto dovrà essere indicato entro dodici mesi dall’approvazione della legge che dovrà adesso passare al vaglio del Consiglio regionale. Chiaramente resteranno in vigore le concessioni in essere fino a scadenza contrattuale. Tra gli aspetti di maggiore novità c’è la previsione di sanzioni fino a un massimo di 2 euro per abitante da comminare ai comuni componenti le Assemblee in caso di mancato espletamento delle funzioni assegnate dalla norma. Altra novità significativa è la possibilità data agli utenti di partecipare al processo di indirizzo del servizio attraverso un apposito «Comitato consultivo». Ma è senz’altro rilevante anche il ruolo ritagliatosi dalla stessa Regione lunga la filiera dell’acqua, ovvero quello di dominus incontrastato delle funzioni di programmazione del fabbisogno e di gestione degli investimenti infrastrutturali. Una circostanza che porta il commissario in carica dell’Ato Calore Irpino, Giovanni Colucci, a dichiarare: «E’ un riordino con luci e ombre ma è evidente la volontà della Regione di tenere in mano le redini della pianificazione complessiva e della gestione operativa della grande mole di fondi destinati alla infrastrutturazione».