Un furgone come casa, un materasso, una coperta, degli scatoloni con dentro i vestiti e una corda da pacchi per stendere i panni. Ecco cosa è rimasto a Vincenzo Fedele 66 anni di Parabiago.
“Vivo in un furgone da 3 mesi e la disperazione adesso è più grande di qualsiasi pudore – dice Vincenzo – Non ce la faccio più. Sono dimagrito dieci chili. Vado a mangiare a casa di qualche amico che non mi ha voltato le spalle, ma è il dolore che sto provando che mi uccide”.
Questo calvario ebbe iniziato lo scorso 28 maggio quando da allora non ha più rimesso piede nella sua casa, abitazione che ha intestato alla moglie di origine moldava, ed è andato a vivere nel suo vecchio furgone: “Mi sono rinchiuso qui dentro per un fatto che non ho mai commesso – racconta Vincenzo – Dopo 13 anni insieme, di cui dieci di matrimonio, alla fine di maggio ho avuto un grossolitigio con i suoi due figli (si è sposato con la donna in seconde nozze dopo la morte della prima consorte), il ragazzo di 23 anni e la sorella di 20 che ho amato e cresciuto come fossero miei. E lei ha sporto così una denuncia contro di me con l’assurda accusa di averla molestata sessualmente quando era bambina, dieci anni fa. La mia vita è stata drasticamente stravolta dall’oggi al domani».
Momentaneamente il processo su tale vicenda non è ancora iniziato e nell’attesa che le autorità giudiziarie diano la sentenza, la casa è stata occupata da moldavi: “Sono incensurato – aggiunge Vincenzo – e ho condotto una vita di sacrifici. Ora mi ritrovo senza più nulla. A distanza di dieci anni e senza mai alcun sentore in casa, c’è chi mi accusa di un qualcosa di così infamante. Un fulmine a ciel sereno. Sono stato quindi ripudiato. Respinto. Allontanato. Sto cercando di reagire, ma non è facile. Rivolgo ora un accurato appello per qualsiasi offerta di lavoro”.
“Ogni giorno spero di svegliarmi al accanto a mia moglie, e capire che è stato tutto un brutto sogno. ”