«Il Natale arriva con una richiesta esigente, pressante, unica: prendere parte con i poveri, stare dalla loro parte. Perché solo chi sta dalla loro parte sta con il Signore. È una conversione radicale cui tu siamo chiama con urgenza per il bene dei nostri territori». Questo l’invito che l’arcivescovo Depalma ha rivolto alla Chiesa di Nola per il prossimo Natale. Un messaggio forte che propone la messa in discussione del proprio stile di vita e la verifica del proprio cammino di fede: «Abbiamo Gesù, – conclude Depalma – abbiamo lo sguardo che può salvarci da indifferenza e fatalismo. Il Natale arriva con un augurio: il risveglio nei cuori del desiderio di fare, insieme al Signore, nuovo il mondo».
Il testo del messaggio
“Hai tenuto queste cose nascoste ai sapien e ai do e le hai rivelate ai piccoli” (Matteo 11, 25). Se qualcuno di noi ancora avesse l’idea di un Dio neutrale, imparziale, di una sorta di “arbitro”, prima o poi dovrà ricredersi. Abbiamo invece un Dio sbilanciato, che nelle controversie del mondo prende parte decisamente con gli ultimi e i penultimi, con i poveri, i deboli, i fragili, i “perden”. La Parola ci mette in guardia ogni giorno. La stessa “cronaca” evangelica della nascita di Gesù non lascia adito a dubbi: i primi a ricevere il lieto annuncio sono gli umili pastori che vegliano sul loro gregge, non i re e i potenti. Sì, amici. Il Signore ha dei prediletti. Non vi scandalizzate per questo. E prendendo carne umana nel figlio Gesù, ha confermato una scelta di campo netta, chiara. Prendendo carne umana nel figlio Gesù, pone anche a noi una richiesta forte: diventare pienamente uomini attraverso il servizio senza riserve ai poveri, ai diseredati, a chi non ha nulla. È questa la “porta stretta” dei credenti e di qualsiasi persona che voglia prendere sul serio la propria vita. La nostra terra è purtroppo segnata da numerose povertà materiali e spirituali. Le nostre mense ne sono solo il segno più lampante e purtroppo insufficiente, perché tantissime fragilità sono chiuse in mura umide in cui né la Chiesa né le istituzioni riescono ad entrare. Ciò alimenta un terribile disagio sociale e culturale che ci rende tutti inermi, spaesati. Dinanzi a tanta sofferenza restano spaesati i vescovi e i sacerdoti, i laici impegnati nel sociale, le istituzioni pubbliche, la politica. Ci sentiamo impotenti e quindi ci rinchiudiamo in una rassicurante autoreferenzialità. Possiamo fare qualcosa? Certo, possiamo. Dobbiamo iniziare a prendere parte. A scegliere gli ultimi non solo e non tanto come campo di impegno. A scegliere gli ultimi come punto di vista sul mondo e sulla realtà. Decentriamoci dai nostri osservatori piccoloborghesi, che pongono mille filtri rispetto a ciò che davvero sta accadendo intorno a noi. Assumiamo il punto di vista dei poveri. Impariamo una compassione che non è pietismo, ma assunzione sulle nostre spalle e nei nostri cuori di ciò che rende impossibile la loro vita. Il Natale arriva con una richiesta esigente, pressante, unica: prendere parte con i poveri, stare dalla loro parte. Perché solo chi sta dalla loro parte sta con il Signore. È una conversione radicale cui tutti siamo chiamati con urgenza per il bene dei nostri territori. Gesù ci doni la forza necessaria per metterci in discussione, per verificarci non di fronte al “manuale” del buon cristiano, ma di fronte al grido di chi soffre. Abbiamo le risorse umane e spirituali per dare un indirizzo migliore alla Storia della nostra convivenza civile. Abbiamo Gesù, abbiamo lo sguardo che può salvarci da indifferenza e fatalismo. Il Natale arriva con un augurio: il risveglio nei cuori del desiderio di fare, insieme al Signore, nuovo il mondo.