Silvio Berlusconi è morto il giorno 12 giugno alle 9.30 al San Raffaele di Milano all’età di 86 anni. Ricoverato da venerdì scorso per accertamenti legati alla leucemia mielomonocitica cronica di cui soffriva da tempo, i suoi valori non sono migliorati e la situazione sarebbe precipitata. Tantissimi i messaggi di cordoglio del mondo politico (e non solo) italiano e internazionale, tra cui il telegramma di Valdimir Putin: “Per me è stato un vero amico”. “Era un combattente”, le parole di Giorgia Meloni. Il feretro si trovava a villa San Martino ad Arcore. Per motivi di sicurezza non c’è stato la camera ardente allestita nello studio 20 di Mediaset a Cologno Monzese, come annunciato in un primo momento, ma ad Arcore e solo per i familiari e amici stretti. Alle 15 al Duomo di Milano si sono svolti i funerali, uniti nel dolore la famiglia, parenti, amici, le alte cariche politiche dello Stato italiano e non, ma soprattutto era presente il suo popolo, 15000 hanno ossequiato oggi la grande persona che è stata Silvio Berlusconi.
Forse è tutto vero ciò che viene scritto in un articolo uscito il giorno 12 sul giornale la Reppublica: Si fa fatica adesso ad immaginare un’Italia senza Silvio Berlusconi l’Arcitaliano per eccellenza, un’esistenza da mattatore assoluto. Nell’ultimo cinquantennio non c’è stato un giorno in cui il suo nome non sia stato evocato, in tv, sui giornali, in Parlamento, nei bar, allo stadio; “il Berlusca” ha spaccato l’opinione pubblica come una mela. Impresario edile, tycoon televisivo, presidente del Milan e poi del Monza, fondatore di un partito chiamato Forza Italia, quattro volte premier, imputato in processi clamorosi. Tutto in lui è stato eccessivo, figlio di una dismisura. A un certo punto la sua popolarità è stata tale da essere identificato, nel mondo, con l’italiano tout court.
Difficile riassumere tutto in un articolo, la sua incredibile vicenda pubblica e privata. E’ stato l’uomo più facoltoso del Paese, per cominciare. Una ricchezza gaiamente esibita. Ma non era nato ricco, l’enorme agiatezza se l’era costruita, prima da palazzinaro, poi da visionario catodico, con un impeto talmente spregiudicato da indurre più di una Procura a vederci chiaro. Lo scrittore Giuseppe Fiori che nel 1995 gli dedicò una delle prime biografie la titolò Il venditore. Persuadere, sedurre, piacere agli altri: questo è sempre stata la caratteristica di Silvio Berlusconi, che non riusciva a capacitarsi che invece ci potesse essere una larga fetta di cittadini che trovava diseducative le sue televisioni e sommamente inaccettabile la discesa in campo, perché vi coglieva l’opportunismo di un uomo che sceglie la politica non per vocazione, ma per cinica autodifesa. E’ stato fatto notare che il virus del populismo, che a un certo punto ha contagiato il mondo, si sia propagato proprio dal Cavaliere politico.
E’ con Lui che se ne va un pezzo della Storia D’Italia, nel bene e nel male…
Resta, come oggi ha gridato il grande popolo presente fuori al Duomo di Milano: Silvio rimarrà per sempre UNO DI NOI.
Nunziata Napolitano