Sta per arrivare la Pasqua e con essa tornano simboli ed espressioni che sono legate da sempre al nostro vissuto. Ma quale significato si nasconde dietro queste usanze? Perché facciamo le “pulizie di Pasqua”? perché il giorno di “Pasquetta” andiamo a fare una gita o un pic nic? Quale significato ha il coniglietto pasquale e perché la data della festa cambia ogni anno? Abbiamo voluto fare un breve excursus per rispondere a tutti questi interrogativi.
PULIZIE DI PASQUA. Il costume, diffusissimo, di compiere in questo periodo di feste le famose “pulizie di Pasqua”, una pulizia generale e più accurata della casa e dei suoi arredi, si ricollega alla cerimonia della benedizione delle case. Fin dall’antichità l’acqua e il fuoco sono stati utilizzati per purificare e decontaminare, non stupisce quindi che siano entrati nella liturgia ufficiale della Chiesa proprio a questo scopo. Acqua e fuoco nella tradizione cristiana ridonano purezza e candore allo spirito rendendo i fedeli degni di ricevere grazia e benedizione.
COSA SI INDICA CON IL TERMINE “PASQUETTA”. Con il termine Pasquetta si indica, popolarmente, il primo lunedì dopo la domenica di Pasqua (propriamente chiamato “Lunedì dell’Angelo”). Con questa festa si vuole ricordare l’apparizione di Gesù risorto ai due discepoli in cammino verso il villaggio di Emmaus, a pochi chilometri da Gerusalemme. E’ consuetudine tra i cristiani, proprio per ricordare il viaggio dei due discepoli di Emmaus, di trascorrere questa giornata con una passeggiata “fuori le mura”: una “scampagnata” fuori città.
LE CAMPANE MUTE. Dal venerdì santo fino alla domenica di Pasqua, le campane delle chiese italiane non suonano, in segno di dolore per il Cristo crocifisso. Anche in Francia esiste questa usanza e ai bambini si dice che le campane sono votate a Roma. La domenica mattina, mentre i bambini guardano in cielo per scoprire se riescono a vedere le campane che ritornano, i genitori nascondono in casa uova di cioccolato.
L’UOVO DI PASQUA COME ARTE. Oltre alla delizia delle uova di cioccolato, in tutto il mondo esistono tradizioni pasquali che prevedono la realizzazione di uova artistiche. In particolare, bellissime e famose sono le uova ucraine, dette “Pysanky” ossia “cose che sono scritte sopra”. Le Pysanky sono realizzate con un processo di tintura fissato con cera e donate in un cestino di vimini foderato d’erba.
PERCHE’ LA PASQUA E’ “MOBILE”: COME SI CALCOLA OGGI LA PASQUA. Agli albori dei Cristianesimo, la risurrezione era ricordata ogni domenica. Successivamente la Chiesa cristiana decise di celebrarla soltanto una volta l’anno, ma parecchie correnti religiose dibatterono tra di loro per stabilire la data dell’evento. Le controversie ebbero termine con il Concilio di Nicea dei 325 d.C., che affidò alla Chiesa di Alessandria d’Egitto il compito di decidere ogni anno la data. Partendo dalle norme dei Concilio di Nicea, per le quali la Pasqua doveva cadere la domenica seguente la prima luna piena di primavera, oggi la data si calcola scientificamente, sulla base dell’equinozio di primavera e della luna piena, utilizzando per il computo il meridiano di Gerusalemme, luogo della morte e risurrezione di Cristo. E’ da notare come la data della Pasqua ortodossa non coincida con quella cattolica, perché la Chiesa ortodossa utilizza per il calcolo il calendario Giuliano, anziché quello Gregoriano. Pertanto, la Pasqua ortodossa cade circa una settimana dopo quella cattolica.
IL CONIGLIETTO, SIMBOLO PASQUALE. Tra i diversi simboli pasquali c’è anche il coniglietto che porta le uova. Non è una scelta casuale perché il coniglietto richiama la lepre che sin dai primi tempi del Cristianesimo era presa a simbolo di Cristo. Come Gesù stesso aveva detto di sé: “Le volpi hanno una tana e gli uccelli un nido, ma il Figlio dell’uomo non ha un posto dove poter riposare” (Lc 9,58), così anche la lepre non ha tane né case, è un animale gentile che simboleggia la nuova vita che ritorna ogni primavera. Inoltre la lepre, con la caratteristica del suo manto che cambia colore secondo la stagione, venne indicata da sant’Ambrogio come simbolo della risurrezione.
di Carmela Pallaria