Un bambino di 13 anni affetto da disabilità è stato brutalmente assalito. Non esistono parole meno forti per descrivere l’accaduto. Il piccolo Cristian è stato circondato, schiaffeggiato, deriso, minacciato, strangolato da persone più grandi di lui, in alcuni casi maggiorenni. Gli aggressori si vantano con gli amici della forza degli schiaffi, ridendo affermano che di lì a poco la vittima sarebbe morta per asfissia. Usano toni propri del mondo criminale, della malavita. Impongono il baciamano, come dei mafiosi. Mafiosi di cartapesta, che riescono ad affermare la supremazia solo nei confronti di un bambino, filmando l’accaduto. Dopo la diffusione del video tramite social, più voci si alzano per condannare gli atti di ingiustificata brutalità.Il sindaco commenta il fatto a “La Stampa” (articolo ripreso da “Open online”), descrivendolo come una bravata, un semplice litigio tra coetanei. D’altronde, dice, sono cose da ragazzi e gli aggressori sono figli di brave persone. I genitori del piccolo Cristian, dopo aver denunciato l’aggressione, hanno letto con amaro disappunto le parole del primo cittadino.
«Le parole del sindaco sono una violenza nella violenza, impregnate di errori ed omissioni», commenta l’avv. Alessandra Rea, difensore della famiglia del piccolo Cristian. «La provenienza “da famiglie per bene” degli autori non può e non deve giustificare gli atti riportati nei video. Semmai, al contrario, è riprova di un’etica compromessa. Falso che si trattasse di “coetanei”: uno degli aggressori è addirittura maggiorenne. Mai come in questo caso, la retorica perbenista deve cedere il passo alla necessità di condannare gli atti di violenza compiuti nei confronti di un bambino affetto da disabilità. Da parte nostra, faremo tutto quanto in nostro potere per supportare l’attività della magistratura. Sia per il bene del piccolo Cristian, sia per dimostrare che in una società civile non c’è spazio per il bullismo e per ogni forma di violenza, soprattutto se perpetrata nei confronti del più debole».