di Gianni Amodeo
Altro che fibrillazioni di scontata dialettica, quali si ritrovano per consuetudine nelle aule consiliari, per gli antagonismi partitici. La situazione è davvero delicata e sembra aver imboccato un tunnel senza ritorno, per l’amministrazione di Sirignano, con popolazione che sfiora i tre mila abitanti.
A darne la testimonianza diretta, è il decreto del Ministero dell’Interno che ne sanziona l’inserimento nella disonorevole lista nera dei Comuni inadempienti verso l’obbligo di pareggio per il bilancio di rendiconto per l’annualità del 2017, è tra i più recenti atti che formano il gravoso e preoccupante dossier sulle criticità, in cui versa l’ Ente di piazza Aniello Colucci, guidato dal sindaco Raffaele Colucci; decreto dettagliato in punto di diritto e di fatto, con cui viene imposto all’Ente il pagamento di una multa pari a 962 mila euro, annullando, contestualmente, la possibilità di accedere per tre anni all’utilizzo delle risorse del Fondo di solidarietà statale a favore dei Comuni. E’ un onere che si aggiunge alla condizione di indebitamento strutturale dell’amministrazione ed oscillante da un milione e mezzo ad oltre tre milioni, per la cui copertura a saldo da qualche anno l’ Ente di piazza Aniello Colucci ha posto in vendita immobili del patrimonio pubblico, tra cui la Piscina comunale, il Campo sportivo polifunzionale, oltre che le ex-sedi dell’Asilo di via Carlo Fiordelisi e degli Uffici comunali, puntando ad incamerare le risorse per risanare l’assetto economico dell’Ente di piazza Colucci. Un’operazione affidata a vari incanti pubblici sistematicamente andati deserti, pur con consistenti ribassi nei prezzi di cessione e conseguente svalutazione oggettiva del valore di mercato dei beni da alienare, così come generalmente accade per tutti i beni che sono posti in vendita per stringenti urgenze su disposizione giudiziaria o di Enti pubblici come nella fattispecie, quale che ne sia la tipologia.
Il “via libera” alla salvaguardia degli equilibri di bilancio 2018. I pareri tecnico-amministrativi sfavorevoli al provvedimento
Allo stato attuale, non c’è alcun dubbio che la motivata sanzione del Ministero dell’Interno rappresenti un chiaro e forte segnale di conclamata difficoltà per l’amministrazione; segnale che merita attenzione, innestandosi nelle modalità, con cui la maggioranza consiliare ha approvato nella seduta di giovedì scorso la salvaguardia degli equilibri di bilancio per il 2018, dando applicazione alla diffida del prefetto di Avellino, la dott.ssa Maria Tirone. Un deliberato approvato, pur a fronte della richiesta formulata dal gruppo di minoranza di “Noi con Voi” per il rinvio della trattazione della delicata materia alla luce gravità costituita dal contenuto della sanzione ministeriale notificata qualche giorno prima in palazzo comunale. Un rinvio decisamente ragionevole e di buon senso per i rappresentanti di “Noi con Voi”, per di più avvalorato sul versante tecnico-amministrativo dal parere sfavorevole all’approvazione degli equilibri di bilancio del 2018 espresso sia dal titolare del competente Ufficio, il ragioniere Raffaele Napolitano– dando coerente interpretazione all’intervento sanzionatorio del Ministero dell’Interno– sia dal revisore unico dei conti, la dottoressa commercialista Adele Iannaccone; due percorsi convergenti nella distinzione delle funzioni esercitate dai due professionisti, con la sola variante costituita dalla proposta di dichiarazione di dissesto finanziario avanzata dal titolare dell’ Ufficio di ragioneria, sulla base di dati di fatto e documenti attestanti una situazione da ritenersi irreversibile e insanabile.
E va rilevato che il parere del revisore unico era stato formalizzato soltanto poche ore prima dell’inizio della seduta consiliare. Un parere sfavorevole e, per di più, laborioso da esprimere, al di là della volontà della stessa titolare della revisione dei conti. E, per averne un’idea, basterà leggere le note inviate all’Ente di piazza Colucci il 20 luglio e il 31 agosto, nelle quali, la dottoressa Iannaccone, evidenzia la materiale e oggettiva difficoltà in cui si trova nel formalizzare il parere per il provvedimento di approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio del 2018, non essendo stata messa in condizione di disporre di tutti gli atti pubblici fondamentali, con cui elaborare il parere stesso.
Interessante e sconcertante per vari aspetti appare, però, la nota del 31 agosto, il giorno in cui alla dottoressa Iannaccone viene notificato l’avviso di convocazione della seduta consiliare per il 6 settembre con all’o.d.g. l’approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio del 2018; a stretto giro c’è la replica all’ Ente proprio con la nota citata,nella quale di nuovo sono ribadite le difficoltà a pronunciarsi per il parere tecnico-amministrativo. E per chiaro scrupolo di deontologia professionale, che le rende pieno merito, la dottoressa Iannaccone integra il documento stilando il dettagliato elenco di una ventina di atti e documenti che le devono essere resi disponibili, per poter esprimere un parere congruo e aderente alla reale situazione economico-finanziaria.
Il resto della storia si “legge” nella delibera di approvazione degli equilibri di bilancio-2018, “licenziata” dalla maggioranza consiliare del 6 settembre, sorvolando sui pareri sfavorevoli forniti sul piano tecnico da Napolitano e Iannaccone, senza dare alcun rilievo alla richiesta di rinvio della seduta sollecitata dalla minoranza consiliare, per analizzare al meglio possibile la situazione determinatasi con l’intervento del Ministero dell’Interno.
Quali saranno i tempi per conoscere l’esito di quello che è ormai uno spinoso “Caso”, non è dato di supporre. Di certo, quella che si presenta come una matassa ingarbugliata, per un verso o per un altro, si scioglierà prima o poi. Ed è verosimile che il conto sarà pagato dalla fiscalità comunale, gravando sui cittadini. Un peso che lieviterà in consistenza, se dovesse essere dichiarato il dissesto finanziario. Ed è capitolo a sé stante, quello delle conseguenze di legge che saranno in capo a coloro che dovessero essere ritenuti responsabili del dissesto, tra cui il divieto di candidarsi all’esercizio del mandato elettorale per dieci anni.