E’ una giornata speciale per la comunità cittadina, quella che nei cicli annuali coincide con l’ 8 febbraio. E’ la giornata che conduce a ritroso nel tempo e fa ri-aprire l’agenda del 1903 che offre il racconto del Miracolo di Sant’Andrea Apostolo, il venerato patrono della laboriosa cittadinanza che proprio oggi rivive la drammatica e lontana vicenda di oltre un secolo fa. E’ il racconto, trascritto da Michele Acierno, ch’è stato un ben stimato commerciante nel gestire la frequentata e nota “Salumeria e generi alimentari” di famiglia, e che è fortemente legato a Sirignano, “Paese antico, ricco di fascino e di storia, ma soprattutto ricco di tradizioni culturali e religiose”.
Il filo del racconto si alimenta del ricordo dei nonni paterni di Michele, appartenenti ad uno dei nuclei familiari storici della comunità, da almeno sette generazioni. E’ il ricordo con cui i nonni Michele e Annunziata Acierno erano soliti descrivere al nipote con commosso e caldo spirito di devozione il Miracolo di Sant’Andrea Apostolo dell’8 febbraio del 1903. E fa da riferimento alla narrazione il vaiolo, la terribile malattia infettiva che cominciò a diffondersi sul territorio nel 1902, rivelandosi, il più delle volte, aggressiva e incurabile. Una tragedia che si abbatté su tante famiglie non solo a Sirignano, ma anche nella vicina Baiano e Sperone nello stesso arco di tempo. Un dramma senza fine, inarrestabile, quando un gruppo di fedeli – era l’ 8 febbraio del 1903 appunto- decise di recarsi nella casa del sindaco, il cav. Pietro Fiordelisi, sollecitandone l’intervento, per implorare l’aiuto del Santo Patrono con un atto di pubblico rito, coinvolgendo il Parroco della Chiesa in cui si venera Sant’Andrea; e sul nome del Parroco il racconto è oscillante, tra Mannese e Scillato, di cui si dà per certo il profondo senso di carità verso il prossimo. Ma non ha rilevanza. Di fatto, il pubblico rito religioso fu deciso e attuato all’istante. E così la statua lignea del Patrono, con l’ostensione del Santo Sacramento fu portata in processione per tutte le strade di Sirignano, che contava poco più di ottocento abitanti. Una processione partecipata e d’intensa devozione nel raccoglimento della preghiera dei fedeli.
L’apice del rito processionale- è il racconto di Michele Acierno che prosegue- fu raggiunto, quando nel passaggio in via Santi oggi via Sgambati, di fronte alla casa di “Zì Tommaso ’a Meccia” la statua del Santo “fu illuminata dal Sole davanti la casa di Giovanni ‘ o carabiniere” che era stato colpito dal vaiolo. Quello spiraglio di vivida luce solare fu interpretato e vissuto dalla comunità comeil segno del Miracolo di Sant’Andrea. L’intercessione del Patrono s’era verificata, perché non solo Giovanni ‘o carabiniere guarì, ma la malattia scomparve del tutto. E d’allora per la ricorrenza dell’8 febbraio- come oggi- si rinnova il rito della processione di Sant’Andrea Apostolo. Un atto di memoria collettiva.