“La casta è casta è va sì rispettata”, è il pensiero che mi è venuto in mente quando, giunto davanti Palazzo Caravita a Sirignano per assistere a uno straordinario spettacolo musicale, ho notato che, sulla prima fila di sedie a disposizione del pubblico, faceva bella mostra di sé un cartello con una scritta che non lasciava dubbi: Riservato. Ovvero: tu, spettatore della specie normale, non puoi sederti in prima fila. Nulla da eccepire: riservare posti in uno spettacolo aperto al pubblico, anche se gratuito, come in questo caso, è pratica consolidata. Ed è anche comprensibile, se parliamo di obblighi o di cortesie istituzionali. Ma, osservando bene, va evidenziato un particolare che cambia la prospettiva di valutazione. Le sedie non erano per “autorità” o per personaggi di rilievo pubblico, ma, sul cartello esposto, era chiaramente indicato nome e cognome della persona a cui erano riservate, una sorta di affidamento fiduciario, di “palco reale” in sedicesimo, una disponibilità personalizzata. Chi fosse e per quale motivo ha ottenuto questo privilegio non è dato sapere. Ho immaginato questo personaggio che, insieme al suo “cerchio magico” e con espressione altera, si fa largo con incedere sicuro tra la massa di spettatori “plebei” per arrivare alla prima fila, dove si accomoda, consapevole del suo essere protagonista meritevole del privilegio. Hic manebimus optime, si leggerà certamente sul suo volto. E’ la legge della “casta” a cui non ci si può opporre per non sentire risuonare la frase mitica degli anni della ricostruzione sociale nazionale, quando la borghesia cercava di farsi largo per conseguire un posto di potere nella scala gerarchica della società e orgogliosamente poter affermare in ogni occasione: “Lei non sa chi sono io”. Poi per fortuna il concerto, nell’ambito della storica rassegna musicale “Pomigliano Jazz”, ha fugato ogni pensiero e ci ha incantati: Luca Petrella, Eivin Aarset e Michele Rabbia in una anteprima live del progetto che porterà nei prossimi mesi alla pubblicazione di un disco per la Ecm. Dobbiamo essere riconoscenti al gruppo di organizzatori della rassegna non soltanto perché 22 anni fa idearono questa manifestazione proiettandola poi a livello nazionale, ma per aver rivolto lo sguardo al nostro territorio, in controtendenza rispetto a chi dovrebbe prestarci attenzione e invece si limita ad ignorarci. Grazie a loro, abbiamo ospitato artisti di fama internazionale e spettacoli di eccellenza, che hanno contribuito a valorizzare prima l’Anfiteatro di Avella e, dall’anno scorso, Sirignano, con prevedibili positive ricadute per il turismo. Alla fine è stata una bellissima serata nella suggestiva ottocentesca piazza Principessa Rosa di Sirignano. Temperatura fresca, una vivace atmosfera animata da un pubblico appassionato e competente, buona acustica, il palco valorizzato da una splendida quinta: la facciata del Palazzo Caravita, stile neo gotico, di imponente e sobria bellezza, scandita da tre torri, due merlate laterali e una centrale, su cui si apre il monumentale portone principale. Sono imperdibili occasioni di crescita per la nostra comunità, che meriterebbero maggiore attenzione da parte della “classe dirigente” locale e dei cittadini, anche per superare residui di angusta mentalità. Ed è l’auspicio per il futuro.
(Articolo inviatoci da un lettore)