“Com’è noto domenica 29 novembre è in programma la marcia contro l’inquinamento che punterà verso Solofra. A questa iniziativa ho ritenuto di non aderire”. Questa la posizione di Michele Vignola, sindaco di Solofra, in merito all’evento organizzato da alcune associazioni dei comuni dell’agro-nocerino-sarnese. E motiva: “Vorrei sgombrare il campo immediatamente da qualsiasi equivoco. Non partecipo a questa manifestazione della quale non ne condivido i contenuti. Nonostante essa abbia subìto delle modifiche in itinere (in seguito ad un confronto avuto con il responsabile dell’organizzazione della marcia) come il cambio del nome (da marcia su Solofra a marcia contro l’inquinamento), che questa è solo la prima di una serie di manifestazioni che interesseranno anche altri comuni, e che non è un’iniziativa contro la nostra Città. Ma contro quei pochi imprenditori che sversano abusivamente e che danneggiano l’immagine di tutto il comparto industriale di Solofra, tutto ciò non risulta sufficiente a farmi cambiare idea perché ritengo che lo spirito di questo evento continui ad essere contro la nostra realtà territoriale. Che ha ancora qualche problema dal punto di vista ambientale. Ma che ha saputo affrontare e risolvere in gran parte”. “Sfido chiunque, penso a tutte le realtà che da Solofra in poi vanno fino alla foce del fiume Sarno, a dimostrare – continua il primo cittadino – che hanno le stesse infrastrutture presenti nella nostra Città. Mi riferisco, innanzitutto, ad un sistema fognario completo, separato tra fognature civili, industriali e piovane. Ed ancora le nostre industrie conciarie sono tutte dotate di un pretrattamento dei reflui a piè di fabbrica. Disponiamo, inoltre, di un impianto di depurazione chimico-fisico (che in parte fa anche la depurazione biologica) e di un collettore fognario che collega questo impianto ad un altro biologico a Mercato San Severino. Solo l’area dell’Alto Sarno ha un sistema completo e che funziona. Il nostro è esclusivamente sulla spalle dei conciatori solofrani che pagano 7 milioni di euro all’anno per 1 milione di metri cubi d’acqua che viene trattata dall’impianto di depurazione gestito dalla Regione Campania (attraverso la società Cogei) con un costo di 7-8 euro a metro cubo. Ed anche l’acqua piovana e le acque di piazzale delle aziende vengono trattate come acque reflue industriali e pagate a queste cifre. Se si verificano delle situazioni anomale, sono casi singoli e sporadici che vanno assolutamente perseguiti penalmente. Noi siamo già impegnati e faremo la nostra parte insieme agli organi ispettivi competenti in materia”. “Voglio ancora precisare – prosegue – che il polo conciario di Solofra, che fa massa critica, è sottoposto a tutti gli organi di controllo. Non credo che lo stesso accada in altre realtà dove ci sono anche attività industriali e produttive sporadiche. Per quanto ci riguarda, ho avanzato una proposta di incontro, per venerdì 11 dicembre, con tutti i sindaci del bacino del Sarno per incontrarci qui a Solofra, se lo riterranno opportuno. L’obiettivo è mettere insieme, in maniera sinergica, un’azione per accendere di nuovo un focus sul fiume Sarno perché abbiamo bisogno di nuove risorse, di nuovi strumenti e di una nuova progettualità per completare quello che è stato fatto già a Solofra”. Ed annuncia: “per il nostro territorio, ho intenzione di chiedere dei finanziamenti funzionali alla realizzazione di sistemi di controllo satellitare e di videosorveglianza per monitorare il corso del fiume. Così come rispetto alle vasche di laminazione (fronte che va valutato con le autorità competenti), credo che si debba innanzitutto procedere alla rinaturalizzazione del letto del fiume, dragaggio e regimentazione delle sponde fluviali . Sono contrario all’ulteriore cementificazione della Solofrana”. E ritornando sulle vasche di laminazione, Vignola comunica: “Facciamola a Solofra per raccogliere l’acqua piovana e poterla riutilizzare nel ciclo produttivo”. “Inoltre come Amministrazione ci impegniamo entro l’estate prossima – informa Vignola – a completare un dettagliato censimento delle attività produttive”. “Siamo anche vagliando, con l’ufficio Suap, a non rilasciare – conclude – più autorizzazioni a quelle attività che s’insediano all’interno di fabbricati industriali dove è cessata la precedente attività chiusa per fallimento. Ma questo dobbiamo valutarlo vedendo quali sono i margini di azione che ci dà la legislazione in materia. Ritengo che un’Amministrazione debba avere anche il tempo necessario, ovvero i cinque anni di mandato, per poter portare a termine il proprio programma e successivamente essere giudicata”.