Le promesse spesso si fanno, ma ancor più spesso …non si mantengono. Ed avviene in tutti i campi delle relazioni interpersonali e sociali. Ma per il sindaco Pasquale Piccolo il comune andazzo non vale. Le promesse fatte sono ben più di un impegno da osservare, specie se costituiscono un elemento qualificante del patto contratto con i cittadini nel corso della campagna elettorale, difficile ed impegnativa, qual è stata quella del voto voto del 25 maggio, con appendice del ballottaggio dell’8 giugno. Una partita elettorale- si ricorderà- svoltasi tutta all’interno del centro-destra, tra la coalizione, incentrata sull’asse Ncd–Udc–Fratelli d’Italia\Alleanza nazionale, con gruppi e movimenti civici, a sostegno della candidatura a sindaco di Piccolo la coalizione, incardinata su Forza Italia e liste civiche, a supporto di Antonio Granato, per la candidatura alla guida dell’amministrazione .
L’impegno assunto pubblicamente dal “primo cittadino” era la rinuncia all’indennità di carica- pari a 40 mila euro netti all’anno- una volta eletto alla guida del governo della città, con popolazione che s’aggira sui 35 mila abitanti. Impegno dichiarato e rispettato con lo specifico deliberato, che rende esplicita e formale la rinuncia, ed approvato dalla Giunta di palazzo Torino. Una rinuncia, che il “primo cittadino” per discrezione e rispetto dell’autonomia di scelta non ha considerato affatto vincolante per i componenti della Giunta né per i consiglieri, da cui è costituita la coalizione maggioritaria del civico consesso, con prevalente matrice di centro-destra. Una valutazione comprensibile e logica, quella di Piccolo, a cui, tuttavia, gli assessori….non si sono conformati. E così Gaetano Di Matteo, che svolge anche le funzioni di vice-sindaco, Luigi Aliperta, Luigi Coppola, Elena Terraferma, Nunzio Saviano, Clelia D’Avino e Giovanni Salierno hanno deliberato per l’auto-riduzione dell’indennità di carica. Sarà così possibile formare un “tesoretto” da destinare ad iniziative di interesse socio-culturale e sportivo; un “tesoretto”, di cui la…parte forte è rappresentata dall’indennità di 40 mila euro annui, a cui ha rinunciato il sindaco Piccolo. Ma al di là della portata economica rappresentata, la scelta fatta ha un marcato significato simbolico.
E’ una decisione, che rende onore al sindaco Piccolo e agli assessori, tutti attivamente impegnati nel mondo del lavoro e delle professioni, nell’interpretare il mandato fiduciario per l’esercizio delle funzioni amministrative loro affidate. Sono funzioni sempre più complesse e impegnative per le competenze richieste e per il tempo da dedicarvi per le necessarie conoscenze, soprattutto se si considera la centralità attribuita ora ai Comuni, che si connotano con le dimensioni di città media, qual è appunto Somma Vesuviana, mentre è in dirittura d’arrivo l’istituzione della Città metropolitana di Napoli, la nuova e basilare articolazione dell’architettura delle Autonomie locali, che sarà operativa dal primo gennaio prossimo. Un soggetto istituzionale, che risponde alle dinamiche delle politiche dell’Unione europea e della modernizzazione dello Stato, senza dimenticare che il 12 ottobre sono indette le elezioni “indirette” del Consiglio della Città metropolitana, la cui estensione coincide con quella dell’attuale provincia di Napoli, o le votazioni sono in agenda il 12 ottobre. Una visione, per la quale i Comuni si rapportano per la progettualità e il governo dei territori direttamente non solo con Regione e Città metropolitana, ma anche e soprattutto con Bruxelles.
In realtà, quella posta in atto da Piccolo e dagli assessori di palazzo Torino, è la giusta e doverosa interpretazione del ruolo fiduciario loro conferito; ruolo, per il quale la politica va vissuta e praticata con il compiuto senso e spirito di servizio da rendere alla comunità, di cui si è parte, senza….pretese di vantaggi personalistici o familistici, che nella generalità dei casi si riescono ad accaparrare, quando si è abituali e indefessi frequentatori dei “Palazzi”, specie se si è …soggetti senza arte né parte. E’ l’interpretazione, che dovrebbe costituire la norma, e non l’eccezione, segnatamente per i contesti di piccola e media dimensione socio-demografica, con modesti livelli di entrate. E che l’”eccezionalità” dell’esempiodi Somma Vesuviana possa aprire percorsi di diffuse e capillari repliche, è ben auspicabile. Sarebbe la testimonianza, per la quale le compagini consiliari hanno la capacità di auto-riformarsi, facendo strame delle negatività del passato. E sarebbe anche il punto d’avvio, per porre un argine alla crisi irreversibile della democrazia locale e rappresentativa, che dura ormai da decenni, specie nelle realtà del Sud; crisi di credibilità e di affidabilità certamente, ma che spiega anche le molteplici e macroscopiche inadeguatezze di tante amministrazioni comunali, amaro ed avvelenato frutto del fallimento sociale e culturale dei vecchi ed arretrati ceti politici, abbarbicati alla sterile e gretta auto-conservazione di sé e della loro …arrogante presunzione, refrattari come sono ad ogni forma di rinnovamento sociale e meno che meno disponibili all’autocritica sui propri errori.
La dignità della politica e della democrazia rappresentativa locale richiede la congruità degli esempi, che ne forniscano la pratica e concreta concreta. E non certo il chiacchiericcio delle doppie o triple…morali, enfatizzate da cialtroneschi…retori. Chiacchiericcio, che offende il comune buon senso e non ha nulla da condividere con i valori della civile convivenza e dello Stato.