Innanzitutto, quella dell’intitolazione a mio padre, Marco Alaia, è stata una proposta al Consiglio d’Istituto, al quale soltanto, per legge, spetta di deliberare sul nome da dare, perciò è persino sbagliato parlare di bocciatura di una delibera comunale, che non c’è stata e mai ci potrebbe stare. Casomai, è il Consiglio Comunale che potrebbe esprimere parere negativo alla delibera del Consiglio d’Istituto, se il nome non è gradito o non ne ha i requisiti. Oltre che, per poter procedere all’intitolazione, c’è bisogno dell’assenso di tutta la famiglia dell’interessato, che, per quel che mi riguarda, non c’è mai stato e mai ci potrebbe essere, per la semplice ragione che il suo nome sarebbe facile bersaglio di chi non aspetta altro che infangarne la memoria, oltre che l’onorabilità di tutta la sua famiglia, come è di fatto successo proprio ieri.
Non c’è bisogno di un nome su una targa davanti a un cancello, quando ci sono ricordi sparsi in ogni angolo, in ogni strada, in ogni luogo, soprattutto in tanti cuori, che rammentano i fatti di chi ha costruito la storia amministrativa, in questo paese, per più di sessant’anni, e senza macchie.
Se questo fosse il fine ultimo dell’amministrare, sarebbe sufficiente, persino facile, una delibera di giunta per intitolargli non una scuola, ma una piazza intera, con ben altra visibilità.
Chi si è concesso, ancora una volta, di riempirsi di orgoglio per una stupida battaglia, con tanta fierezza ideologica pur di mostrarsi, spalleggiato da pochi, dovrebbe avere persino ben più altre conoscenze di quel che dimostra, come in ogni occasione e su ogni argomento, di ignorare.
Adolfo Alaia, già tre volte Sindaco di Sperone.