Un efficace ed incisivo approccio, per ridurre al minimo possibile ogni concessione ai consueti schemi ripetitivi di sterile e frustra retorica, quello con cui la piccola comunità cittadina ha celebrato il 4 Novembre, evocativo dell’epilogo della prima guerra mondiale, con l’armistizio sottoscritto dai plenipotenziari dello Stato monarchico italiano e dello Stato imperiale austro-ungarico, a Villa Giusti, a Padova, nel 1919. E fu la guerra, che Benedetto XV nell’appello del primo agosto del 1917- indirizzato agli Stati belligeranti- preconizzò come “Inutile strage“ da scongiurare. Un appello restato senza ascolto. Un dissennato rigetto generale, su cui si sarebbe innescato venti anni dopo- nel 1939 – l’ancor più crudele, devastante e distruttivo secondo conflitto mondiale, alimentato dalla volontà di dominio intercontinentale, con cui erano stati disegnati e ideologizzati i progetti di conquista e di egemonia partoriti dai totalitarismi di matrice nazional-socialista e del comunismo sovietizzato, oltre che dagli autoritarismi fascisti. E la Lunga strage, che attraversò ed impregnò di sé le Due immani tragedie, si tradusse in almeno centodieci milioni di vittime umane. Una follia brutale e perversa. Ed unica negli annali dell’umana storia.
Il filo rosso, con cui nei nostri giorni si dipana la Memoria del 4 Novembre ha assunto le valenze civili e civiche dell’ importanza sia dell’ Unità nazionale per la convivenza sociale nella giustizia e nella libertà sia della Pace, della quale lo Stato nello spirito dei principi fondanti della Costituzione si rende interprete e portatore con le Missioni militari, promosse dall’Onu e dalla Nato, per fronteggiare, circoscrivere e rimuovere le situazioni di conflittualità belligeranti che si consumano con i sistemi d’arma dell’”intelligenza elettronica” e che fiammeggiano ora in Africa, ora in Asia, ora in Medio Oriente. Ed è il fiammeggiare metodico e costante, che fa funzionare alla grande l’industria degli armamenti che non appartiene ai poveri. Ma questa è la storia, che alberga da sempre nelle contraddizioni degli uomini e delle strutture di potere e potenza, a cui danno sembianze e sostanza, pur di calpestare la dignità e i diritti dei propri simili alla vita.
LA PACE E LA DEMOCRAZIA GARANZIA DI LIBERTA’
Sul tema specifico della Pace, intesa quale valore primario, si soffermava don Reinaldo Luis Arino Plata nell’omelia pronunciata nel corso della celebrazione eucaristica officiata nella chiesa parrocchiale di Sant’Elia profeta. “Le guerre-diceva- on hanno mai vincitori e vinti, ma sono soltanto causa di morte e di distruzione. La pace costituisce l’unica via per la civile convivenza tra i popoli e gli uomini”.
A conclusione della celebrazione della Santa Messa, in lungo e folto corteo le rappresentanze istituzionali e delle associazioni, le scolaresche della “Primaria” e della “Media”con i rispettivi docenti, i cittadini raggiungevano la vicina piazza Luigi Lauro, per rendere omaggio al Monumento dedicato ai Caduti in guerra. Un omaggio, di cui il professore Angelo Sorice, presidente del Circolo dei combattenti rappresentava il significato, per ricordare non solo il sacrificio e l’abnegazione di sé, con cui tanti si sono immolati al Bene della Patria, ma anche per attestare l’importanza delle Missioni di Pace, in cui l’Italia è impegnata in varie aree di crisi politiche. Una presenza attiva per affermare il primato della solidarietà tra i popoli. Ed in questo contesto Sorice rendeva onore a Carmine Marretti – presente alla manifestazione, come sempre- ultimo concittadino reduce della seconda guerra mondiale-
Il sindaco Marco Santo Alaia rapportava il valore della pace ai valori della democrazia rappresentativa e libera, la cui sovranità d’esercizio risiede e si dispiega nella volontà del popolo; sovranità che per delega temporanea viene conferito agli organi istituzionali attraverso le elezioni. E sul punto, il “primo cittadino” teneva ad evidenziare la portata civilizzatrice e modernizzatrice della Carta costituzionale dello Stato repubblicano, con cui in Italia si è formata la democrazia, in antitesi all’autoritarismo della Stato monarchico e fascista. E su questa traccia, Alaia poneva l’accento sulla politica che costruisce ed elabora soluzioni d’interesse generale per i problemi sociali; politica che non divide e non demonizza scelte ed opinioni degli altri.
LA CORNICE, TRA CANTI,MUSICHE E LETTURE
A fare da cornice animata ed emozionante alla manifestazione l’arioso e pregiato canto dell’inno “Il Piave mormorò” intonato e scandito dalle voci dei ragazzi e delle ragazze delle terze classi della Scuola media, arricchito dal ben variegato il repertorio di musiche a tema, eseguito alla perfezione da Romualdo Calabrese, alla chitarra classica, Francesco Venezia, Merieli La Montagna, Fernanda Falco, Gaia Romanelli, Carmine D’Avanzo, Stefania Miro , Valentina De Luca e Alessia Peluso, ai flauti.
E, restando nel tema, i ragazzi delle quarte classe-sezione A e B della Scuola primaria leggevano i testi dei messaggi dei presidenti della Repubblica, Sandro Pertini e Carlo Azeglio Ciampi, diffusi nella ricorrenza del 4 Novembre.
Fotoservizio di Grazia Pragliola, Luciano Mansi e Michelangelo Rosella.