«Quattro anni per dissequestrare un cavalcavia che funge da unica strada di accesso al nostro stabilimento industriale: siamo sicuramente lieti di quanto comunicatoci da Autostrade e dal sindaco di Sperone, e siamo contenti del fatto che venga ripristinata la piena viabilità del ponte, ma non possiamo non accogliere questa notizia con profonda amarezza». Così Domenico Manganelli, amministratore delegato di Euronut spa, azienda di trasformazione delle nocciole che dal 5 giugno 2017 sta subendo gli enormi disagi logistici ed economici causati dal sequestro del cavalcavia numero 22 della A16, nella zona industriale di Sperone (Avellino).
Il sequestro fu ordinato dalla Procura di Avellino per presunti rischi per la sicurezza del ponte; in seguito le indagini sono passate per competenza territoriale alla Procura di Cassino che al termine delle indagini, nel giugno scorso, ha chiesto il rinvio a giudizio di due funzionari di Autostrade per omissioni in atto di ufficio e omissione di lavori in edificio che minaccia rovina. Ora la notizia del definitivo dissequestro del ponte, la cui capacità di carico sarà portata a 44 tonnellate come richiesto sin dall’inizio dall’azienda.
«Vorremmo festeggiare, ma questo dissequestro in fondo è per noi una beffa. Non ci ripaga di quattro anni di sacrifici economici e sforzi lavorativi enormi, né del continuo dispendio di risorse per seguire passo passo una vicenda che sin dalle prime battute suonava grottesca. La riapertura del ponte ci ridarà respiro, ma ora qualcuno ci spieghi perché arriva solo dopo tutto questo tempo. Sarà necessario da parte nostra verificare perché, all’improvviso, è possibile consentire il passaggio di mezzi pesanti, sinora negato. Insomma, vogliamo fare chiarezza sul perché di questa decisione tanto tardiva. Forse il nostro periodo di purgatorio poteva durare meno?».