A parlarci di un piatto culinario famoso a Sperone e in tutto il mondo è Peppino Caramiello, noto ristoratore del posto che in vista della festa di Sant’Elia, che si terrà il prossimo 20 febbraio, ha voluto riportare alla ribalta quella che è la “braciola”.
“Manca poco alla festa votiva di Sant’Elia Profeta protettore di Sperone, oltre al festeggiamento religioso, c’è quello culinario! La tradizionale Braciola Speronese al sugo è un piatto centenario che viene tramandato da generazioni e coinvolge anche cittadini non originari del posto. Sperone in provincia di Avellino, un paesino che si affaccia sul Napoletano con alle spalle l’Irpinia è diventato famoso per la Braciola, dove fino a qualche anno fa, si organizzava la Sagra della stessa, ideata da Gaetano Ferone e Antonio Napolitano dove venivano consumate fino a duemilaquattrocento braciole in una sola serata. La preparazione della braciola è un vero e proprio rito ed ha un significato nella vita, quello della famiglia, oggi purtroppo si è presi dalla vita frenetica quasi un mordi e fuggi, la preparazione di un piatto non si può fare “fuienn fuienn”, non si possono perdere queste tradizioni, bisogna conservarle e trasmetterle ai giovani i quali devono rubare i segreti dalle nonne, mamme e zie, iniziando dalle materie prime al procedimento della cottura che anche una goduria “azzuppare il cuzzutiello” di pane nel sugo durante il “pippiamiento” del ragù il quale servirà per condire un zito o una candela spezzata. W LA BRACIOLA ! EVVIVA LE TRADIZIONI!”
Peppino Caramiello conclude il suo racconto descrivendone la preparazione. “La braciola Speronese grande patrimonio del nostro paese, le massaie fortunatamente li cucinano ancora con amore e passione compresa mia mamma che si sveglia alle cinque del mattino e come un rito: apre il frigo scartoccia la carne e la lascia aperta sul tavolo, dopo di che inizia la preparazione una leggera battitura e poi inizia a farcirla con uva sultanina, un poco di aglio, prezzemolo, pepe, pecorino romano, se c’è un pizzico di maggiorana, poi si lega con cotone bianco una volta si legava con il fildiferro (famoso anche questo si diceva a Sperone fanno le braciole “co’ fierr filat) una volta arrotolate li fa rosolare nel olio, nel frattempo già è in cottura il sugo di pomodoro fatto da lei ad Agosto, così dopo la rosolatura viene messo nel sugo dove rimane a cuocere per un bel po”.