di Gianni Amodeo – Reportage fotografico di Grazia Pragliola e Pio Stefanelli
S’era venuta affievolendo negli ultimi anni, la tradizione della Pasquetta, che i giovani del Forum cittadino, in stretta sinergia con l’Associazione “ Maio di Sant’Elia profeta”, hanno ripreso e rilanciato con un programma di significative e ben strutturate iniziative, specificamente correlate con la realtà vissuta delle generazioni del passato, con cui si animavano le comunità, dai giochi di gruppo o singoli incentrati sull’esercizio del vigore fisico e sulla destrezza, come quelli del tiro–alla–fune e della corsa–nei–sacchi, all’allestimento dell’ Albero della Cuccagna, simbolica evocazione di lontane storie che segnavano la vita della gran parte delle popolazioni, la cui quotidianità si declinava con la dura fatica dei campi e boschi e con la povertà. Ed era corale l’applauso per la premiale “conquista”- dopo l’ardua arrampicata del liscio e lungo tronco d’Albero, reso scivoloso con la pellicola di sapone o con uno strato di grasso d’animale, per accentuare la spettacolarità dell’evento- di provoloni, cacio-cavalli, capicolli, prosciutti, salsicce, carni e pani penzolanti dalla ruota della Cuccagna in cima all’ Albero. Era il bizzarro e strano spettacolo ludico di attrattiva gastronomica, di cui erano protagonisti i giovani…per divertimento e per assaporare bocconi prelibati e rari; spettacolo, al quale si assisteva, per lo più, durante le festività religiose o in particolare ricorrenze laiche in “onore” di questo o quel “Signorotto” . E ci si divertiva, come per rimuovere le difficoltà e la penuria alimentare giornaliera, quando i modelli del consumismo erano ancora di là da venire, mentre il fast food e le diete bilanciate neanche si immaginavano e, naturalmente, l’obesità e la diabesità erano patologie del tutto sconosciute.
Un’ operazione di interesse sociale, cultura leve e di … festoso tripudio, quella che hanno messo in atto il Forum e l’Associazione “Maio di Sant’Elia profeta” nello scenario del Parco della Selva Paradina ed efficacemente evidenziata dalla professoressa Elvira Tortora, vice-sindaco con delega per le politiche ambientali, dando pieno merito ai giovani che del recupero delle tradizioni del Martedì in Albis sono gli impagabili e generosi artefici. Un recupero che si connota anche e soprattutto con l’attenzione e la pratica della cultura ecologica di cui il Parco della Selva Paradina è un elemento caratterizzante, anche alla luce dell’importante progetto che ne prevede la piena valorizzazione, con interventi mirati di riqualificazione e potenziamento della rete dei sentieri e di sicurezza rispetto all’assetto idro-geologico del contesto territoriale. E con il vice-sindaco Tortora a rappresentare la civica amministrazione c’era il giovane consigliere comunale Antonio Maietta, pienamente calato e partecipe dell’evento.
Una location naturalistica e paesaggistica, da autentico Parco urbano a circa due chilometri dal centro abitato sia di Sperone che di Baiano, in cui spicca la Fonte di limpida e leggerissima acqua sorgiva, la rinomata Fontana di Sperone incorniciata nel pregevole manufatto architettonico, la cui realizzazione si deve sul finire dell’800 alla munificenza della principessa Livia Colonna, moglie di Alvarez de Toledo, conte di Avella; un’opera di interesse storico e monumentale, che impreziosisce l’intera area di folta vegetazione promiscua, a poco più di 200 metri sul livello del mare ed acquisita al patrimonio comunale nel 2000. E a far da dirimpettaia alla Fontana– separata da un pianoro- spicca nella semplicità e sobrietà di linguaggio architettonico la Chiesetta dedicata a Santa Maria Assunta in Cielo, la cui edificazione s’intreccia con la storia di Antonio Catapano, “ ‘ O Muto”, ma in realtà era sordo e muto, provetto ed onesto muratore, che viveva “alla giornata” ed era molto richiesto per le sue prestazioni di sicura affidabilità. E non aveva famigliari.
“ ’O MUTO ”: STORIA DI DEVOZIONE E DI UMILTA’
Stando alle notizie disponibili, Antonio Catapano, negli anni a cavallo del secondo conflitto mondiale, si era stabilito a Baiano. E sembra che fosse originario di un Comune dell’Alta Irpinia. Di certo, per la sua laboriosità, bontà d’animo e disponibilità verso tutti era ben integrato nella vita della piccola comunità locale. Il tratto più marcato del carattere e dello stile di vita di Antonio si esprimeva, però, nel senso della devozione religiosa che riversava nella venerazione per Santo Stefano e, in particolare, verso la Madonna del Soccorso venerata nell’ Eremo della Collina di Gesù e Maria. Ma i crucci e le sofferenze che, con il tempo per “ ‘ O Muto” erano diventati tormenti intollerabili, derivavano dallo stato dell’Eremo, la cui costruzione risale al ‘600; una deplorevole condizione d’incuria e di abbandono, che aveva scempiato e sfigurato l’Eremo, generando la rovina e i crolli di tante sue parti ridotte in macerie. Al degrado generale erano relativamente sfuggiti alcuni ambienti e il corpo centrale del complesso con la Chiesa della Madonna del Soccorso.
Con le sue poche forze e tanta volontà, ma senza alcun proficuo e valido aiuto, quale sarebbe stato necessario avere né dal clero, né dall’amministrazione comunale, “ ‘ O Muto“ tentò di arginare la rovina che aggrediva l’Eremo con quegli interventi di manutenzione che gli permetteva il suo mestiere, senza mezzi e risorse. Erano davvero una piccola goccia in un mare di sfascio generale. E visse anche per alcuni anni nell’ Eremo, tentando di ripristinare il culto pubblico della Madonna del Soccorso con la processione della Statua evocativa delle sembianze mariane lungo le stradine dei quartieri del Tuoro e del Mercato \ Ferrovia in due o tre estati. Ma la generale indifferenza da cui si sentì -ed era realmente- circondato specie di coloro che, invece, ne avrebbero dovuto sostenere l’impegno, indussero Antonio Catapano a rinunciare alla sua pur meritoria. E così negli iniziali anni ’50 “ ‘O Muto” cambiò residenza, trasferendosi a Sperone, vivendo sempre del lavoro di muratore e conservando inalterato lo spirito della devozione religiosa; quello spirito, che integrandosi e rapportandosi alla volontà della comunità locale costituisce la pietra angolare e di fondazione della Chiesetta dell’Assunta, che si può ammirare nel Parco della Selva Paradina. E fu provvidenziale la donazione del suolo, su cui “’ O Muto” e la comunità cittadina costruirono con le proprie mani e il proprio lavoro di gratuito volontariato la Chiesetta; la donazione fu atto di liberalità di “don” Giuseppe D’Anna.
Nell’arco di pochi mesi, utilizzando le pietre “vive”, estratte dalla cava di Pietrarola sul costone montano della Selva Paradina, sul lato sinistro in salita verso la Fontana. E la calce per la malta costruttiva fu quella fornita dalla vicina “carcara”. Nel 1956 la Chiesetta era realtà. E la dedicazione all’ Assunta fu voluta da Antonio Catapano, in ragione del dettaglio con cui era rappresentata la statua della Madonna con le braccia aperte in segno di accoglienza; dettaglio che la differenziava dalla rappresentazione iconica della Madonna dell’Addolorata con le braccia conserte, in atto di fervido raccoglimento e sofferenza.
“ ‘ O Muto” viveva in due stanze del complesso parrocchiale dell’antica Chiesa rurale di Sant’Elia profeta, messegli a disposizione dal parroco don Ennio Pulcrano, che lo aveva conosciuto e benvoluto quand’era a Baiano e svolgeva le funzioni di vice-parroco e di assistente dell’Azione cattolica; funzioni esercitate con profondo impegno pastorale, ma soprattutto di marcata caratura culturale. E Antonio Catapano morì a distanza di pochi anni dalla realizzazione della Chiesetta della Fontana di Sperone, lasciando di sé una limpida testimonianza di lavoratore dabbene e di spirito devoto, ricco di umiltà.
La Chiesetta é aperta tutte le domeniche e per le più significative ricorrenze liturgiche, con le regolari celebrazioni eucaristiche, così come per la Giornata del Martedì in Albis e per la Festività dell’Assunta del 15 agosto; due circostanze- queste- in cui si celebra la processione della Statua mariana sorretta dalle donne della comunità, con percorsi speciali. Per la Pasquetta, la Statua, “sale” verso la Chiesetta dalla Chiesa parrocchiale di via Nazionale, dove qualche giorno prima è stata condotta; il 15 agosto, la Statua è portata nella Chiesetta, con il percorso che inizia dall’antica Chiesa rurale di Sant’Elia profeta dov’è stata condotta sempre qualche giorno prima.