di Gianni Amodeo
Un pianeta da ri-scoprire e da conoscere, quello dei Mestieri antichi, che sono stati la matrice di un’efficiente e strutturata filiera di attività lavorative e produttive esercitate dalle comunità locali, in stretta correlazione con il cospicuo patrimonio dei prodotti e dei materiali lignei dei boschi del territorio, che si apre a ventaglio verso la pianura nolana ed è incorniciato dal Partenio, dai Monti Avella, dal Morricone, dal Litto e Arciano. Una filiera disarticolata dall’avvento della modernizzazione del dopo-guerra e dall’emigrazione di migliaia di lavoratori, boscaioli, artigiani e braccianti verso Milano,Torino e Genova, le città del “Triangolo industriale” e soprattutto la Germania federale, a cavallo degli anni ’50 e ’60. E la silvicoltura, l’agricoltura e la pastorizia con l’arte casearia tipica del vasto territorio avellano sono state per secoli gli assi portanti dell’economia dell’area dell’Unione intercomunale del Baianese e dell’Alto Clanio.
Nel segno della riscoperta del modello di organizzazione del lavoro praticato con le risorse dei boschi, l’Associazione Maio di San’Elia profeta, presieduta da Carmine D’Anna, in stretta collaborazione con il vice-presidente Antonio Garardo prodigatosi per i rapporti con le istituzioni, ha promosso e reso concreta l’ importante operazione culturale del Teatro all’aperto dei Mestieri antichi allestito in piazza Lauro; operazione, che nel quadro di tutte le iniziative organizzate per la Festa del Maio del 20 febbraio, si vale del patrocinio morale della civica amministrazione e della collaborazione dell’Istituto comprensivo scolastico “Giovanni XXIII” di Baiano-Sperone.
Il Teatro ricostruisce e ricompone in appositi stand e spazi i tasselli della filiera dei Mestieri con cui l’uomo viveva il proprio rapporto con i boschi, fonte di vita e di lavoro; un rapporto di rispetto verso la natura e l’ambiente da tutelare e proteggere. E sono tasselli sia degli strumenti utilizzati per il duro lavoro- ‘a fatica– che si praticava sia delle schede informative e divulgative sulle modalità con cui i Mestieri si esercitavano. Le visite guidate,a cura del professore Nicola Montanile e dei volontari dell’Associazione Maio di Sant’Elia Profeta, permettono di addentrarsi nella realtà del lavoro del passato, conferendo un’ impronta di valenza significativa al culto arboreo che sul territorio si celebra con le Feste del Maio, tra le più diffuse nel folklore mediterraneo con marcato carattere paganeggiante e successiva cristianizzazione per gli intensi profili di popolarità da cui erano connotate, in applicazione delle disposizioni emanati da Papa Gregorio Magno. E’ l’approccio necessario e congruo, per comprendere le valenze sociali ed economiche dell’evoluzione dal mondo di ieri al mondo di oggi, con le rispettive luci e ombre, così come sono intrinseche in tutti tornanti della storia umana. E sono state alcune classi dei plessi scolastici cittadini ad avere visitato per prime e con tanta curiosità il Teatro dei Mestieri.
“La rassegna è ben curata e costituisce un viaggio ideale, degno di grande interesse conoscitivo – sottolinea la professoressa Elvira Tortora, vicesindaco- facendo riscoprire la storia del lavoro, di cui i boschi sono stati linfa e anima. E’ un utile e importante esercizio di memoria, che riconduce alle radici storiche e di identità civile delle comunità del territorio, ma è soprattutto la memoria di cui dobbiamo essere orgogliosi; così com’è certamente meritorio l’impegno dell’Associazione Maio di Sant’Elia Profeta, per il modo con cui opera ne rapportarsi alle nuove generazioni e per la consueta efficienza organizzativa nel programmare iniziative ed eventi per la Festa del Maio. E’ il viaggio- conclude Elvira Tortora– che fa amare e conoscere il passato, aiutando a meglio comprendere il presente della società della tecnologia avanzata”.
Le stazioni del Viaggio nel Teatro del lavoro fanno conoscere il mestiere del carrettiere, del cestaio, del “ carcararo” dedito alla produzione della calce e del carbonaio che con il catuozzo– la carbonaia- produceva il carbone vegetale per la cottura dei cibi, quando nelle cucine non ancora si utilizzavano il gas propano liquido in bombola, il metano o l’energia elettrica, per far funzionare in tempi veloci o super-veloci i piani di cottura e i forni a micro onde come oggi. E proprio il catuozzo fa bella mostra di sé con la sua riproduzione in scala ridotta nel Teatro ed eseguita con la … sovraintendenza di Nonno Tommaso– ottantasei anni ben portati- come affettuosamente è chiamato Tommaso Lippiello, ultimo erede di più generazioni che in famiglia si sono tramandati l’arte e i segreti per allestire con perfezione geometrica i catuozzi, con tecniche che richiedevano competenze fornite dall’esperienza diretta, oltre che cognizione climatiche e logistiche sui siti da utilizzare al meglio , perché i catuozzi producessero ottimo carbone da commercializzare sul territorio e nell’area nolana. E si ricorderà che per produrre un quintale di ottimo carbone vegetale, secondo stime attendibili, si richiedeva l’utilizzo di almeno una decina di quintali di pregiata legna di bosco, a seconda della tenuta della fibra dell’albero.
“La Scuola è aperta alle istanze civili e di crescita culturale delle comunità del territorio- evidenzia il professore Vincenzo Serpico, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo scolastico “Giovanni XXIII” che fonde Baiano e Sperone– la rassegna dei Mestieri antichi è rappresenta un dato essenziale, per leggere e comprendere il lavoro che si svolgeva sul territorio in stretta correlazione con le risorse dei boschi. E’ l’itinerario giusto da seguire, per vivere compiutamente il Terzo Millennio con le sue trasformazioni ispirate e alimentate dalla tecnologia che genera innovazioni costanti. L’iniziativa dell’ Associazione Maio di Sant’Elia Profeta costituisce davvero un utile servizio reso alle comunità locali e la Scuola l’ha accolta, per veicolarla nelle forme migliori possibili”.