di Gianni Amodeo
Giuseppe Monteforte, meglio conosciuto come “Peppe ‘o centolì“, perché da bambino si divertiva un mondo nel verseggiare il fantasioso e indecifrabile motto di centolì – sua personale invenzione- accompagnando le bande musicali che con ritmi di marce e brani di opere classiche salutavano i festeggiamenti in onore di Sant’Elia profeta e Sant’Eliseo, attraversando- come ancora accade per consuetudine- i vichi e le strade cittadine; appellativo conservato simpaticamente e inalterato nel tempo. E ancora: Felice Napolitano, chiamato “ “Feliciello ‘a radio” per la caratteristica parlata che sembrava evocare il linguaggio dei radiogiornali dell’ Eiar – ora Rai – dei tempi di guerra con frequenze oscillanti nelle tonalità, ora alte ora basse, ma soprattutto per la parlantina che difficilmente interrompeva. E per chiudere il cerchio: Fioravante Mercurio, altrimenti detto “ ‘o tarremoto”, per l’esuberanza del temperamento. Tutti e tre grandi lavoratori, esperti e provetti stimati muratori.
Sono rapidi schizzi biografici che raccontano di personaggi ben presenti nella comunità cittadina e per lunghi anni artefici e animatori della pittoresca e coinvolgente convivialità, con cui Sperone vive con intensità partecipazione il 19 febbraio, il giorno di vigilia che annuncia la Festa del Maio in onore di Sant’Elia profeta. E’ la schietta convivialità affidata ai prodotti casarecci delle locali tradizioni culinarie, con salumi,salsicce e buon vino, ottenuto le uve di fragola e “nostrale”, vitigni un tempo diffusi sul territorio,per non dire della ricca e ben assortita gamma di filetti di melanzane, peperoni e carciofi sott’olio, con cui le famiglie – a far data dai primi decenni e fino agli anni ’60 del secolo scorso – hanno imbandito tavoli e tavolini sugli usci delle proprie abitazioni e vani terranei. Una generosa offerta di prelibatezze accompagnata dalle sonorità di mini gruppi musicali ed ingentilita dai gradevoli e raffinati liquori “fatti in casa” con pure essenze ed estratti di bucce di agrumi e erbe selezionate e maceate al meglio; liquori che prendevano, per lo più, il nome dal colore che li etichettava, come il “rosolino”, il “verdolino”, il “giallino” e il “millefiori” preparati alla perfezione da “Filomena ‘a palomba”, minuta figura di donna che abitava in via Santa Croce. Una doviziosa offerta, che veniva messa a disposizione- nelle ore serali e fino all’albeggiare del successivo giorno dedicato al Maio– di tutti e segnatamente dei gruppi di giovani e meno giovani che si apprestavano a raggiungere il sito prescelto dei boschi d’ Arciano, dei Monti Avella o del Sorrone, dove prelevare il Maio, per condurlo a valle, nel piazzale su cui s’affaccia l’accogliente e storica chiesa consacrata a Sant’Elia profeta, il venerato patrono della comunità di Sperone.
Dagli anni ’ 60 ai nostri giorni, lo spirito della convivialità che precorre e anticipa la celebrazione del culto arboreo del Maio è restato integro e innervato dalla dimensione popolare e popolaresca che ne costituisce il connotato identificativo. Ed ora i tavoli e tavolini un tempo imbanditi con semplicità e varietà integralmente casareccia, hanno ceduto il … passo a veri e propri banchetti che vengono allestiti con ogni cura nelle corti e androni di palazzi del centro storico con ogni cura e portate pregiate, pur conservando la genuinità di sempre ed allietati dalle musiche di mini-band . E’ il modo, con si “consuma” l’attesa del 20 febbraio, prima di mettersi in cammino verso il sito del Maio d’annata.
Una tradizione evolutasi nella continuità con pochi tocchi innovativi, grazie all’azione svolta dall’ Associazione Maio di Sant’Elia, presieduta da Carmine D’Anna, con Antonio Garardo, vice presidente; una proficua azione mirata a valorizzare e a promuovere la manifestazione nel segno del folclore del territorio, ma anche nel più articolato quadro della salvaguardia e della tutela dell’ambiente, di cui il Maio è ben più di un simbolo. Un’azione, quella dell’ Associazione, che si avvale dell’entusiastico supporto di tanti giovani, tra cui Pasquale Muccio, Pio Stefanelli, Paola Rosiello e Nicola Vigliotta