La sensazione prevalente è quella di trovarsi continuamente e irrimediabilmente immersi nel grigio della dimenticanza. Scordiamo tutto e non abbiamo mai tempo. Consumiamo merendine e patatine e ci lamentiamo della fame nel mondo. Compriamo ogni giorno vestiti per dipingerci sul viso l’ espressione di ebeti soddisfatti e parliamo di crisi economica. Ci piace la musica, la bella vita nei locali di notte, la marijuana e l’ odore della sigaretta e dell’ alcool e ci annichiliamo, incapaci di fare attenzione alle relazioni che ormai apprezziamo nella loro saltuarietà, troppo difficile il lungo termine. Camminiamo anzi corriamo con un valigia tra le mani piena di stress, di smog, di volgarità, di malaffare. Tutto risolvibile con un sano brainstorming, la capacità di parlarsi senza un’ interfaccia è fuori moda. Forse ci sarebbe piaciuto passare il Ferragosto in compagnia di una grossa anguria e del vino con la percoca, della briscola e del nonno con i suoi racconti sulla guerra.
Domenica in parrocchia ho incontrato la mia amica Carmela, era in partenza insieme ad altri nove ragazzi della diocesi di Nola per la “Piana di Gioia Tauro” in provincia di Reggio Calabria. Con un’ espressione raggiante e una carica contagiosa sono partiti raggiungendo il campo di lavoro in uno dei territori confiscati alla ndrangheta in collaborazione con LiberaMente, coordinamento di oltre 1500 associazioni che dal 1995 lottano contro le mafie. Sudore, caldo, sacrificio, tanto coraggio, mi sono detta. (Martina Tafuro)