Un vero e proprio incubo quello vissuto da un ex marito dell’area Vesuviana che dal 2016 ha subito dall’ex moglie minacce, aggressioni, ingiurie, telefonate ad ogni ora del giorno e della notte, di tutto e di più. La donna non rassegnatasi dalla fine della relazione con il marito, con condotte reiterate, aggredendolo sia verbalmente con insulti, sia fisicamente con tutto ciò che gli capitava per mano, ha reso la vita impossibile negli ultimi anni al suo ex. In totale si contano ben 40 denunce presentate dall’uomo alle forze dell’ordine, davvero qualcosa di inverosimile, con alcune azioni davvero al limite che a parti inverse avrebbero aperto le porte del carcere senza appello. Uno stillicidio di azioni messe in atto soprattutto per impedire all’ex coniuge di vedere i propri figli minori, oggi 15enni, colpendolo sulla parte debole dell’uomo. La maggior parte delle forme di stalking si sono verificate proprio durante i momenti in cui il papà doveva vedere i propri figli così come stabilito dalla sentenza di separazione. Decine e decine di volte l’uomo per garantirsi quel minimo di diritto di padre sui figli, per dare loro affetto non facendogli mancare la figura paterna è stato costretto a chiedere l’ausilio dei Carabinieri affinchè potesse stare qualche ora con loro. Tutte queste azioni criminose hanno dato luogo all’incardinazione di un processo dinanzi al Tribunale di Nola che iniziato ad nel 2019 è finito con la sentenza di condanna, emessa quest’anno a carico della ex moglie e depositata in cancellaria lo scorso mese di giugno, ad anni due di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali, ordinando la sospensione condizionale della pena subordinandola alla partecipazione della donna a specifici percorsi di recupero presso enti o associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero.
Una vicenda questa che vi raccontiamo che in realtà non ha ottenuto i risultati sperati, così come l’uomo ha voluto raccontare alla nostra redazione, evitando di menzionare il suo nome per una maggiore tutela dei minori coinvolti, affermando: “Quello che più interessa è la possibilità di poter esercitare il mio diritto di padre, cosa che in tutti questi anni mi è stato negato se non in poche circostanze. Con l’arrivo della sentenza poi le difficoltà sono aumentate, quel poco che li sentivo e li vedevo è diventato impossibile, perchè i ragazzi dopo tutti questi anni, plagiati, danno la colpa al sottoscritto della sentenza di condanna alla madre. Ad oggi pur volendoli sentire mi è stato bloccato anche la possibilità di telefonarli, di scrivergli messaggi e qualsiasi altra cosa. Chiedo aiuto alle istituzioni e chi per essi a garantirmi il mio “diritto di padre”, penso che un genitore anche se separato deve essere coinvolto nella vita del proprio figlio e di prendere decisioni riguardanti il suo benessere e la sua educazione. È un diritto fondamentale riconosciuto nella maggior parte delle legislazioni e viene considerato un aspetto cruciale per il benessere emotivo e psicologico del bambino”.
Come avvocato di parte civile, in questo primo grado di giudizio, l’uomo è stato rappresentato dall’avvocato Vincenzo Carrano del foro di Napoli a cui chiediamo un parere sui fatti della vicenda? La complessa e articolata istruttoria dibattimentale ha soddisfatto pienamente le aspettative della difesa di parte civile. In maniera inequivocabile e puntuale, il giudice di primo scrutinio ha cristallizzato le responsabilità dell’imputata che, tra l’altro, non ha mai fornito una versione alternativa dei fatti a Lei contestati. La sola profonda amarezza e’ quella di constatare, sia come patrono di parte civile, come cittadino, nonché come padre, che, nonostante la presenza degli assistenti sociali, i minori sono stati di fatto privati della presenza del padre, privati nell’affetto e nella crescita. Appare necessario chiedersi il motivo di tale situazione di fatto e individuarne le cause. Siamo di fronte ad una inadempienza dell’apparato dello Stato, oppure dell’incapacità dei singoli di portare a compimento la propria funzione di tutela dei minori, nonchè di collante con il padre? Il diritto di visita e il diritto alla bigenitorialità sono stati completamente disattesi e negati senza ombra di dubbio. Fermo restando il principio della innocenza fino al passaggio in giudicato della sentenza, la difesa di parte civile crede che il giudizio di primo grado, pur rappresentando una vittoria formale di un certo peso, nella sostanza, non ha cambiato la realtà dei fatti. La madre continua nella sua condotta inesorabile, mentre il Padre continua ad essere privato di ogni diritto sui propri figli, anche semplicemente quello di vederli sorridere o soltanto di viverli nella quotidianità. Appare, dunque, legittimo chiedersi che funzione in concreto ha avuto la Macchina della Giustizia e quale avrà rispetto ai problemi che ci occupano, specie quando la persona offesa è un uomo, un padre”.