Sta “ruzzolando” verso la Terra, oscillando in modo irregolare tanto da far slittare le previsioni per il rientro, che restano comunque incentrate sulla domenica di Pasqua, alle 11.26, con una finestra di incertezza di 12 ore. Secondo l’Agenzia spaziale italiana, non è ancora possibile escludere la remota possibilità, intorno allo 0,2%, che uno o più frammenti del satellite possano cadere sul territorio italiano.
Le finestre di interesse per l’Italia al momento riguardano il potenziale coinvolgimento di numerose Regioni: Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Le previsioni di rientro sono soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento della stazione spaziale stessa rispetto all’orientamento che assumerà nello spazio e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché a quelli legati all’attività solare.
Nel frattempo il satellite cinese in caduta libera si prepara a dare spettacolo con l’ultimo passaggio visibile dall’Italia, soprattutto dalle Regioni meridionali, e l’appuntamento per osservarla al meglio è alle 5:50 del 31 marzo, quando sarà brillante nel cielo come la stella Vega.
L’impatto con l’atmosfera del Tiangong-1, denominato il “Palazzo celeste”, dovrebbe avvenire alla quota di 120 chilometri. “Sarà difficile inquadrare quel momento con i radar e da allora resteranno 45 minuti per calcolare il punto in cui avverrà il rientro”, ha spiegato Claudio Portelli, dell’ufficio Space Situational Awareness dell’Agenzia spaziale italiana.
La stazione spaziale cinese è una sorta di cilindro lungo 10,5 metri, ha un diametro di circa tre metri e due pannelli solari delle dimensioni di sette metri per tre; al momento del lancio pesava otto tonnellate e mezzo e ha ancora a bordo 3,5 quintali di propellente. Non è tuttavia fra i veicoli spaziali più grandi, rispetto ad altri che in passato hanno subito lo stesso destino. Se di sicuro nell’impatto con l’atmosfera andrà in pezzi, è possibile che alcuni frammenti possano arrivare a terra, ad esempio quelli costruiti con materiali più robusti come il titanio.
Altra cosa certa è che “è la prima volta che il rientro di un veicolo spaziale in caduta incontrollata viene seguito in modo così organizzato”, ha osservato Ettore Perozzi, dell’Asi, riferendosi alla rete che riunisce almeno 15 agenzie spaziali e centri di ricerca che seguono costantemente la stazione spaziale con telescopi ottici e radar, permettendo continue simulazioni e calcoli sempre più precisi.