Non è una nuova tassa, né un ulteriore balzello fiscale. Consideratelo come volete, ma dal primo gennaio un nuovo costo graverà nella spesa degli italiani. Obtorto collo, insomma per legge. Tra quattro giorni i leggerissimi sacchetti per la frutta e verdura, per gli affettati, il pesce e altri prodotti di gastronomia dovranno essere pagati. E nessun negoziante potrà fare il generoso regalando il contenitore, salvo rischiare di pagare multe salatissime da un minino di 2500 a un massimo di 100 mila euro per ogni punto vendita inadempiente.A stabilirlo è una legge su tutt’altro tema (Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno) approvata dal Parlamento il 3 agosto. Nel testo è stata però inserita una norma specifica – passata inosservata in piena estate – che recepisce la direttiva europea per ridurre il consumo di sacchetti di plastica e incentivare l’uso di quelli biodegradabili. Come sempre, in molti contavano su una sicura proroga, che però non è arrivata. Anzi il ministro all’ambiente Galletti ha pure escluso ogni deroga: nessuna scusa per chi non è pronto o tenta di smaltire i vecchi sacchetti ancora in magazzino. Espressamente vietata anche la possibilità di usare sacchetti riciclabili, come consentito invece per i contenitori in uso alle casse. Insomma, per dirla in legalese, il combinato disposto di norme a tutela dell’ambiente e di regole di sicurezza alimentare e di igiene, faranno lievitare i costi della spesa seppure di pochi euro l’anno. Il conto non è facile, ma Roberto La Pira, direttore della newsletter specializzata Il fatto alimentare ha provato a farlo. «I sacchetti attualmente distribuiti gratis calcola – costano al supermercato poco più di 1 centesimo di euro a pezzo. Per quelli nuovi biodegradabili l’importo raddoppia (da 1,8 a 2 centesimi). Per questo motivo ci sembra corretto fare pagare al massimo 2 centesimi a busta».