“Svendesi società di trasporto pubblico”. Questo il testo di locandine e manifesti a firma CasaPound Campania, affissi durante la notte in numerosissime stazioni della Circumvesuviana dislocate in tutta la Regione Campania per protestare contro malfunzionamento e degrado del trasporto pubblico della società.
“Ritardi, soppressioni e piccoli incidenti: una serie infinita di disagi del trasporto pubblico locale campano affidato alla Circumvesuviana, che – si legge nella nota di Casapound – riversa ormai sull’orlo del fallimento e che altro non è che la conseguenza di scelte scellerate e poco efficaci della politica regionale, e di come quest’ ultima abbia compromesso seriamente nella regione Campania quei servizi che fino a qualche anno fa venivano offerti in maniera, quantomeno, decente”.
“L’azienda Circumvesuviana, che fino allo scorso anno, prima di essere assorbita dalla società regionale Eav, ha gestito per oltre un secolo il trasporto ferroviario nell’intera provincia di Napoli, fino a garantire collegamenti con le province di Avellino, Salerno, e la Penisola Sorrentina, oggi paga il conto amaro dei drastici tagli alla spesa pubblica, di una ristrutturazione della classe dirigenziale troppo volte annunciata ma in realtà mai arrivata, ma soprattutto della negligenza di chi gestisce l’azienda, e predilige il proprio tornaconto personale e lo antepone alle esigenze del cittadino”. E’ quanto dichiara Ferdinando Raiola, coordinatore campano di CasaPound Italia.
“La crisi dei trasporti parte da lontano, da quando la competenza è passata, con la legge del ’97 alle Regioni – continua Raiola – ; e la Regione è la centrale politica di chi ha amministrato anche i trasporti, facendolo, evidentemente, in maniera più che fallimentare. Per garantire le vecchie corse della Circumvesuviana (già abbondantemente ridotte rispetto agli anni passati e che ogni mese si riducono ad un numero giornaliero sempre minore) non possono più bastare quei pochi treni attualmente funzionanti e già vecchi di 30 anni. Le ditte che dovrebbero effettuare la manutenzione di questi ultimi non vengono pagate perché, inutile a dirsi, non vi sono fondi, cosa che non consente l’ ordinaria manutenzione dei convogli, né l’acquisto e la sostituzione dei pezzi di ricambio, cosa che rende i piccoli incidenti sempre più frequenti. Si è sentito parlare addirittura di ‘cannibalizzazione’ dei treni fermi: per rimettere in sesto i vagoni, in sostanza, si è costretti a recuperare ricambi da altri treni fermi. Insomma, è proprio il caso di dire che la mancanza di fondi e i disagi corrono sullo stesso binario. Abbiamo messo in atto questa forma di protesta in numerose stazioni della Regione con il fine di sensibilizzare amministrazione regionale e la società Circumvesuviana sul dramma e sui disagi vissuti quotidianamente da migliaia di pendolari. A Napoli e provincia quelle interessate dalla protesta sono state Gianturco, Ponticelli, Poggioreale, Brusciano, Poggiomarino, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, Torre Annunziata, Ottaviano, Pomigliano d’Arco, San Giuseppe Vesuviano, Sant’Anastasia, Terzigno, e Villa Visconti; in provincia di Salerno quelle di Sarno e Scafati; in provincia di Avellino Baiano; mentre in penisola sorrentina le stazioni sono state quelle di Sorrento, Sant’Agnello, Piano di Sorrento, Meta e Vico Equense. A nulla è sevito il decreto legge Sviluppo n. 83 approvato il 22 giugno 2012, emanato dal governo Monti, che aveva previsto la nomina di un commissario governativo ad acta con il compito specifico di elaborare un piano di rientro per azzerare un debito di circa 500 milioni di euro, e un piano dei pagamenti per dipendenti e manutenzione dei mezzi, da coprire con le risorse regionali disponibili in bilancio e, in più, con 200 milioni di euro da attingere dai fondi europei FAS (fondi per le aree sottosviluppate). E a nulla sono servite tutte le promesse fatte dai vertici dall’Ansaldo riguardo la consegna di nuovi treni. La situazione infatti non fa altro che peggiorare, giorno dopo giorno, e nel frattempo i disservizi e i malfunzionamenti della rete di trasporti, si ripercuotono su chi è che dovrebbe raggiungere dalla periferia napoletana il capoluogo per motivi di lavoro e di studio, ma anche su chi, nel periodo estivo, potrebbe utilizzare i trasporti pubblici per raggiungere le località balneari che abbondano sul litorale campano. E non è da meno neanche il problema che vivono quotidianamente i dipendenti EAV (che hanno già pagato l’esubero di quasi 200 persone nel biennio 2012/2013), che chiedono garanzie su corse, sicurezza e, nello stesso tempo, una buona efficienza aziendale, che finora è mancata e che ha portato allo sfascio i conti. Secondo alcune stime attendibili infatti dal 2007 al 2013 i pendolari campani sono diminuiti di circa un terzo, in controtendenza rispetto al resto d’Italia, dove i viaggiatori sono aumentati, e le entrate legate alla vendita dei biglietti restano molto basse anche a causa dell’altissimo tasso di evasione (il 70/80% dei viaggiatori non paga il biglietto), altro nodo irrisolto e probabilmente anche sottovalutato, sia dai dirigenti aziendali che dai funzionari regionali. Questa è solo la prima di numerose azioni di protesta che abbiamo in programma sulla questione Circumvesuviana. Chiederemo anche un incontro con la dirigenza dell’ Ente Autonomo Volturno (EAV), che vi opera in qualità sia di gestore dell’infrastruttura che di impresa ferroviaria, per far ascoltare la nostra voce e quella dei cittadini ormai esausti e che non sono più disposti ad accettare le conseguenze di una mala gestione di una rete di trasporti che fino a dieci anni fa garantiva collegamenti ferroviari urbani e suburbani all’interno del quadrante orientale dell’area metropolitana di Napoli”.