Un’atmosfera surreale quella che si respira al Grand Hotel Telese il giorno dopo la tragedia di Monteforte Irpino. Incredulità mista a profonda commozione quella sul volto del direttore Michele Montagna. La hall dell’albergo è vuota quando arriviamo, ma pochi attimi dopo si affaccia dal banco della reception. È lui, ancora visibilmente scosso, a raccontarci le ultime ore trascorse presso la struttura alberghiera telesina dal gruppo di persone, provenienti dall’hinterland napoletano, rimasto coinvolto nell’incidente del pullman precipitato da un viadotto sulla A16 Napoli-Canosa. Non riesce a nascondere l’agitazione nella voce e nei gesti mentre ricostruisce, sicuramente per l’ennesima volta nell’arco della giornata, l’assurda e terribile fatalità di una vacanza che si è trasformata, nel giro di poche ore, in una vera e propria tragedia. “Sono stato io a fare loro il check-in – ci dice – a dargli le chiavi. Era un gruppo di famiglie semplici che, probabilmente, si era concesso un fine settimana facendo dei sacrifici. Una coppia festeggiava l’anniversario di matrimonio e quindi gli abbiamo dato una suite e mandato in stanza una torta per festeggiare”. Un clima di accoglienza e familiarità, testimonianza del rapporto diretto e umano con i clienti. Per questo lo shock è stato ancora più forte. Il direttore se li ricorda tutti. Erano arrivati venerdì a pranzo, avevano usufruito di due pensioni complete di pasti per poi ripartire domenica pomeriggio intorno alle 16.30, diretti a Pietrelcina. C’era sempre lui mentre radunavano i bagagli nella hall pronti per la partenza e sempre lui li ha visti salire e quindi andarsene a bordo del pullman. La gita nel Sannio era stata organizzata da un salumiere di Pozzuoli, Luciano Caiazzo, che aveva la passione per i viaggi. “Anche l’anno scorso è stato qui – ci racconta Montagna a tal proposito – e ora aveva chiesto la disponibilità, per la fine del mese di agosto, per un altro gruppo. Nei prossimi giorni dovevano andare in Croazia”. Durante il fine settimana a Telese il gruppo aveva visitato la cittadina, approfittando anche dell’animazione della Notte Bianca, erano quindi andati sul lago mentre la domenica mattina l’avevano trascorsa cercando refrigerio alla calura estiva nella piscina del Grand Hotel. Anziani, famiglie, ma soprattutto i bambini. “Ho in testa i bambini” racconta ancora a strappi il direttore. “Li ho avanti uno ad uno. Ricordo le ragazze sedute su questo divano che giocavano con il cellulare (il divano dove lui stesso è seduto mentre parla con noi) … non so se sono vive…”. Una vacanza, un week-end trascorso con la gioia e la spensieratezza che accompagna ogni uscita fuoriporta, trasformatosi in un’atrocità inconcepibile. Dai saluti, da quell’arrivederci alla telefonata che annunciava la tragedia. Alle 22.30 il segretario di turno avvisava il direttore della richiesta da parte della Questura di Avellino di conoscere l’elenco delle persone che avevano alloggiato presso la struttura alberghiera telesina, perché c’era stato un incidente. Quindi lo stupore, l’incredulità, il dolore e la tristezza per famiglie e bambini, persone che fino a poco tempo prima si erano mosse in quegli spazi, avevano alloggiato in quelle stanze, pranzato lì e che qualche ora dopo giacevano tra le lamiere dopo uno spaventoso volo di 30 metri. Una tragedia che ha sconvolto il direttore e i suoi dipendenti. “E’ una strage che ci ha lasciato il segno” – dice infatti Michele Montagna. Tra una battuta e l’altra, smorzata dall’evidente emozione che trapela dalla sua voce, si afferra un lembo della camicia che indossa intendendo che non è riuscito nemmeno a cambiarsi gli abiti dal giorno precedente.
FONTE: OTTOPAGINE