L’intera dorsale dei monti Avella-Partenio ricade nel foglio 185 della Carta Geologica d’Italia (in scala 1:100000) Salerno e, in parte, nel foglio 173 Benevento. Topograficamente è contenuta nelle tavolette dell’I.G.M. (a scala 1:25000) di Montesarchio III SE, Nola I NW, Baiano IV NE, e Montefredane I NO. La dorsale dei monti Avella-Partenio, con una lunghezza di circa 30 km, essa è interessata da faglie trasversali che ri-bassano la struttura stessa verso nord-est; il monte Pizzone, invece, è interessato da una faglia diretta in cui i calcari scompaiono al di sotto dei terreni flyschoidi, che sono geometricamente so-vrastanti.
La struttura tettonica più evidente è costituita dalla monoclinale che forma il rilievo calcareo-dolomitico dei monti Avella. Qui, gli strati pendono mediamente intorno ai 35 gradi ed immergo-no verso nord. Molto numerose sono le fratture e le faglie che interessano questa struttura e che, generalmente, vengono raggruppate in due sistemi: di direzione NW-SE (Appenninico) ed un altro ortogonale a questo (antiappenninico). Sono, inoltre, presenti e abbastanza diffusi, altri sistemi di faglie che sembrano rappresentare il frutto di una tettonica più antica.
Le faglie presenti nell’area assumono notevole significato nell’ambito dell’assetto geomorfologico ed anche in quello della circolazione idrica basale sotterranea che avviene nei carbonati. La presenza di tali discontinuità ha portato all’articolazione della struttura in blocchi e corpi con assetti giaciturali diversificati, nonché agli allineamenti fondamentali dell’orografia.
Già da diversi anni sono in corso di realizzazione presso altri enti delle banche dati contenenti le informazioni disponibili sulle faglie attive del territorio nazionale. Gli esempi più significativi vengono dall’Istituto Nazionale di Geofisica (Valensise e Pantosti, 1999) e dall’ANPA (Vittori et al., 1997). Il database ING propone informazioni sulla geometria e le caratteristiche cinematiche di sorgenti sismiche responsabili di terremoti di M³5.5. Le geometrie vengono in parte ottenute dall’utilizzo di informazioni di sismologia storica. In particolare, tramite l’elaborazione di dati relativi alla distribuzione del danno dovuto a forti terremoti secondo il metodo pubblicato da Gasperini et al. (1999), vengono definiti parametri come la direzione e l’immersione delle sorgenti sismiche responsabili di terremoti storici. Questi dati sono integrati dalle conoscenze acquisite nel corso degli ultimi dieci anni mediante l’utilizzo di tecniche paleosismologiche, la cui applicazione è ancora limitata per distribuzione areale ed i cui dati hanno un utilizzo subordinato a fronte della necessità di coprire, con informazioni sulle sorgenti sismiche, l’intero territorio nazionale.
L’area della Piana Campana è in più punti bordata da faglie per le quali l’attività nel Pleistocene superiore è testimoniata dalla dislocazione dell’ignimbrite campana (Cinque et al., 2000; sull’attività di faglie nel Golfo di Napoli si veda Milia e Torrente, 2000 e bibliografia riportata). Pertanto le faglie in oggetto sono state riportate con il colore rosso, sebbene non sia affatto risolto il problema dell’attivazione di queste strutture in connessione con eventi sismici distruttivi. Altre faglie della zona costiera tirrenica dell’Appennino meridionale presentano evidenze di attività nel corso del Quaternario, senza che tuttavia siano disponibili dati in grado di corroborare l’ipotesi di attivazione nel corso del Pleistocene superiore-Olocene (es. Piana del Sele).
Faglie con il colore rosso interessano la dorsale appenninica (nn. 62, 68, 78, 86). Va comunque sottolineato che per queste strutture, a parte la faglia responsabile 13 del terremoto del 1980 (Pantosti et al., 1993), mancano dati derivati da analisi paleosismologiche.
Quella presente sotto i Monti Avellani e quindi causa del lieve terremoto di ieri è la faglia numero 73 (Vedi Cartina nel cerchio). La stessa quindi ci fa capire che sotto il territorio dei Monti Avellani c’è possibilità di movimenti tellurici anche se non dovrebbe essere causa di forti terremoti.