La Grande Guerra nel bianco-nero di 150 foto opportunity di fonte britannica, egiziana, francese, italiana e nelle angoscianti pagine del Diario del maggiore Guglielmo Sabelli che racconta la dura e cupa violenza dei processi sommari della giustizia militare del Reale Esercito, con le immediate esecuzioni delle condanne a morte dei soldati accusati di diserzione.
di Gianni Amodeo
Un progetto di divulgazione e conoscenza di storia, costumi e usanze delle comunità e dei territori di riferimento. E’ il progetto che si anima attraverso documenti, manifesti cinematografici, locandine pubblicitarie, bandiere nazionali di varia foggia e simboli nell’attestare le forme dello Stato unitario, da quello monarchico a quello repubblicano, gonfaloni comunali, mobili d’arredo, biciclette modello primo ‘900, attrezzi per mestieri non più praticati o di uso domestico dismessi e via proseguendo, come tante piccole cose, che si abbandonano come superflue e ormai prive di valore e funzionalità pratica negli angoli più riposti e meno frequentati di casa.
Sono tante e multiformi piccole cose che paiono prestarsi – in nuda inutilità– alla visione disincantata e fugace dell’occhio dei nostri giorni, pur esprimendo, invece, nel loro atteggiarsi il nitido e chiaro linguaggio della cultura materiale e bisogni della quotidianità di ieri, di cui è giovevole aver cognizione, per meglio identificare il presente e le trasformazioni che ne formano l’impianto; è il linguaggio ch’è possibile sentire echeggiare nell’ambientazione del Museum & Events Dentice Pantaleone nello spazio dedicato nell’omonima azienda -operante nella località di Pianodardine nell’Area di sviluppo industriale di Avellino – specializzata nel trattamento per il recupero, l’uso e il ri-uso dei rifiuti e materiali, a servizio di industrie del settore privato in ambito regionale ed extra-regionale.
Un’importante realtà imprenditoriale e lavorativa, quella della Dentice Pantaleone, inserita a pieno titolo nei modelli di quell’economia circolare e produttiva che restituisce la dimensione di risorsa e utilità sociale ai rifiuti delle varie tipologie, per rapportarsi, concretamente, alle più generali istanze della transizione ecologica, per il contrasto e il contenimento dei cambiamenti climatici del nostro tempo. una realtà dinamica che si avvale di macchinari e tecnologie avanzate, costituendo la classica ed operosa testimonianza del work in progress, di cui è artefice Pantaleone Dentice, che di mestiere “nasce negli anni ‘70\80” come ‘O cartunaro, inteso come raccoglitore di carta e cartoni da ri-ciclare e riutilizzare, per percorrere un interessante cammino di lavoro nelle varie filiere di ri-uso specie per i materiali ferrosi, assurgendo allo status d’imprenditore attento e scrupoloso, in linea con le dinamiche sociali e con specifica attenzione alle problematiche ambientali e alla loro risoluzione sui versanti del riciclo dei rifiuti. Una condizione imprenditoriale, che ora condivide in pieno con la figlia Marianna e i figli Luciano e Gaetano. E’ il modello della piccola \ media impresa , in cui interagiscono sui territori le generazioni di famiglia, concorrendo a dare linfa vitale al sistema– Italia, specie nell’attuale congiuntura di rallentamento del Coronavirus e mentre si aprono le prospettive del Recovery plan, alla luce delle strategie disegnate dalla Commissione di Bruxelles, per promuovere e favorire la coesione politica ed economico-finanziaria per i 27 Paesi dell’Unione europea, di cui è largamente beneficiario proprio il Bel Paese.
Sette scatole, un ritrovamento particolare
La sezione-clou del Museum Dentice Pantaleone è costituita dalla collezione delle foto ufficiali provenienti da una pluralità di fonti, da quella britannica a quella egiziana, da quella francese a quella italiana, che raccontano le vicende della Grande Guerra, l’”Inutile strage” come fu definita da Benedetto XV, al secolo Giacomo Della Chiesa, arcivescovo di Bologna, che tentò vanamente di scongiurarla con atti e documenti epistolari indirizzati agli uomini di governo e Stati in procinto di far precipitare i popoli nella tragedia della guerra; atti e documenti, a cui furono riservati il dileggio del rifiuto e il disprezzo della satira irridente ad opera della grande maggioranza dell’ interventismo bellicista, dominanti in Germania, Francia e Italia.
E’ una sezione di oltre trecento foto opportunity in bianco-nero, che danno, tra l’altro e in particolare, il senso della logistica della Guerra, come per dire il conflitto visto dietro le quinte, oltre che nell’allestimento delle cucine e degli ospedali da campo, dei laboratori per la riparazione delle calzature dei soldati, nelle postazioni di trincea, nelle manovre delle truppe via terra, nelle missioni delle flotte militari sui mari, nelle spedizioni dell’aeronautica da guerra ancora agli albori. E’ un apparato fotografico di straordinario valore e interesse storiografico – le foto parlano sempre realisticamente, una volta definite l’angolatura, l’occasione e la scena rappresentata- che Pantaleone Dentice ebbe la ventura di far proprie per il suo Museum , grazie al ritrovamento di sette scatole, abbandonate da non si sa chi tra le solite piccole cose inutili che non valgono nulla.
Di quelle foto, 150 – alcune provengono dal web- fanno parte del catalogo, curato da Saverio Bellofatto con significative integrazioni rispetto alla prima edizione della Mostra itinerante del 2019-, che si svolse in coincidenza con la quinta edizione con la Fiera del libro e dei fumetti– allestita negli ambulacri del Convento dei Frati Minori, ad Avella, con cerimonia inaugurale,a cui intervenne il presidente della provincia di Avellino e sindaco della città, l’avvocato Domenico Biancardi. Un catalogo, pubblicato da Editoria & Solidarietà con prefazione scritta da Gianni Maritati, giornalista della sezione cultura di Rai–Tv–Uno. E’ una pubblicazione agile, in cui si collocano le pagine del Diario del maggiore Guglielmo Sabelli,ufficiale di complemento delle Corti di giustizia militare del Reale Esercito. Sono le pagine che raccontano le modalità con cui si “istruivano” senza possibilità di difesa i processi sommari, a carico dei soldati, sotto-ufficiali ed ufficiali, accusati di diserzione e tradimento, con le immancabili condanne alle fucilazione, precedute dalla degradazione, tangibile segno di pubblica ignominia; condanne eseguite nel giro di 24 ore dalla pronuncia del verdetto alla pena capitale.
E’ un racconto duro e cupo di violenza cieca, che mette tristezza ed angoscia, con vittime immolate al primato della Truppa e dello spirito del Corpo militaresco; vittime sacrificali, per lo più ventenni- in larga parte, erano i fanti contadini del Sud– che, impauriti e spaventati, si sottraevano agli ordini per muovere all’assalto alle trincee nemiche …. E va ricordato che, per muovere all’assalto tutte le truppe belligeranti – specie la bassa forza dei soldati semplici, la carne umana da macello- ricevevano dosi abbondanti di cognac, cordiale, vino, rum, amara silver smith ….
Ma sul punto, torna utile citare il lucido frammento del capitolo XV di Un anno sull’Altipiano, il Memoriale di Emilio Lussu, giurista di grande valore e dottrina, scrittore, parlamentare e Ministro, fondatore del Partito sardo d’Azione e del Movimento di democrazia laica “Giustizia e Libertà”.
“Il dramma della guerra è l’assalto. La morte un avvenimento normale e si muore senza spavento. Ma la coscienza della morte, la certezza della morte inevitabile rende tragiche le ore che la precedono”.
Domani la Mostra fotografica– con allestimento curato da Saverio Bellofatto– sarà inaugurata, a Tivoli, nella Sala comunale intitolata a Roesler Franz, con l’intervento del sindaco Giuseppe Proietti, e la partecipazione della dott.ssa Luisa Galeone, delegata alla cultura del Comune, Fernando Masi,artista, Mario Masi d’Italia-Magazine, Pantaleone Dentice, imprenditore, Gianluca Amatucci, giornalista. Coordina e presenta l’evento, Gianni Maritati.
La Mostra è aperta al pubblico fino al 5 novembre.