L’associazione ha verificato le condizioni dei detenuti e il rispetto della funzione rieducativa della pena.
“Si dice che non si conosce veramente una nazione finché non si sia stati nelle sue galere. Una nazione dovrebbe essere giudicata da come tratta non i cittadini più prestigiosi ma i cittadini più umili”. È ispirandosi a questa frase che è stato ideato il progetto “Tre metri dietro le sbarre”. Promossa dall’Associazione Giovani Giuristi Vesuviani, i cui soci nel corso di questa settimana hanno effettuato visite ispettive in otto case circondariali campane, l’iniziativa ha avuto l’obiettivo di verificare le condizioni di vita dei detenuti e il rispetto della funzione rieducativa della pena, e servirà poi a effettuare resoconti e relazioni in merito e, sulla scorta di questo, ad aprire un dialogo con la Pubblica Amministrazione competente per segnalare gli eventuali disagi e i casi di violazioni di diritti umani fondamentali e di trattamenti inumani per i detenuti. Nel corso dei quattro giorni di visite i soci dell’associazione di Pomigliano d’Arco hanno varcato i cancelli di ingresso delle carceri di Poggioreale, Bellizzi Irpino, Benevento, Salerno, Santa Maria Capua Vetere, Secondigliano, Sant’Angelo dei Lombardi e Carinola. «È importante comprendere a fondo quanto emerso dalle visite ispettive alle case circondariali, dall’osservazione e dai dialoghi con i detenuti effettuati con un occhio critico alle loro condizioni di vita, tenendo bene a mente che si parla di persone e che sono i diritti fondamentali ad essere in gioco. Abbiamo tentato di capire anche quali sono i problemi che il personale penitenziario e i direttori di queste carceri affrontano giornalmente e, soprattutto, se sussiste presenza coadiuvante dello Stato centrale nella gestione delle strutture» ha commentato a proposito del progetto l’avvocato Vincenzo Vozzella, membro di Giovani Giuristi Vesuviani.